05/12/2018, 13.25
MALAYSIA
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Kuala Lumpur, islamisti e opposizione giocano la carta razziale contro il governo

Confermata la grande manifestazione contro il trattato Onu antidiscriminazione. Il governo non lo ha ratificato ma per molti resta una minaccia ai diritti dei malesi e all’influenza dell’islam. Accademico: “Razza e religione temi sensibili, una bomba pronta ad esplodere”.

Kuala Lumpur (AsiaNews/Cna) – Islamisti e opposizione mostreranno i muscoli in una grande manifestazione politica, che si terrà il prossimo 8 dicembre nel cuore di Kuala Lumpur, contro il trattato delle Nazioni Unite (Onu) sul razzismo. Gli analisti lanciano l’allarme: sette mesi dopo la formazione del nuovo esecutivo, la razza ed i sentimenti religiosi tornano in primo piano nel dibattito politico, alimentati da interessi che “potrebbero minacciare l'unità nazionale”.

In Malaysia, “razza” e “religione” sono status amministrativi ufficiali menzionati sulla carta d'identità nazionale di tutti i cittadini di età superiore ai 12 anni. I concetti di “supremazia malese” e “supremazia musulmana” (“Ketuanan Melayu” e “Ketuanan Islam”) sono strettamente collegati, poiché i malesi sono obbligati per legge ad essere musulmani. In seguito alle sanguinose violenze settarie scoppiate alla fine degli anni Sessanta, il governo ha adottato una serie di politiche in favore dei cittadini di etnia malese, che costituiscono circa il 60% dei 32 milioni di abitanti. I dati ufficiali riportano che la popolazione di etnia cinese rappresenta il 23%, quella indiana il 7%.

Contrariamente a quanto promesso dal premier Mahathir Mohamad in settembre, lo scorso 23 novembre il governo ha annunciato che non avrebbe ratificato la Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (Icerd). Ciò nonostante, i sostenitori del Parti Islam Se-Malaysia (Pas) e dell’Organizzazione nazionale dei malesi uniti (Umno), partiti d’opposizione, continuano a vedere nel trattato una minaccia ai diritti del gruppo etnico e all’influenza dell’islam nel Paese; anche di fronte alla retromarcia del governo, hanno deciso di confermare la manifestazione, per cui sono “attese migliaia di persone”. La polizia ed il consiglio cittadino della capitale hanno concesso ai dimostranti il viale Jalan Raja, di fronte a Merdeka Square (Piazza dell’Indipendenza).

Il Prof. Syed Farid Alatas, professore di Sociologia alla National University of Singapore’s (Nus), sostiene che “i gruppi ultra-malesi stanno cercando di sollevare questioni razziali per dimostrare che il Pakatan Harapan [la coalizione al potere] non è in grado di gestire le tensioni”. Prof. Mohd Azizuddin Mohd Sani, professore di Scienze politiche alla Universiti Utara Malaysia (Uum), sottolinea la necessità di una nuova legge contro l’incitamento all’odio: “Solo così e con un maggiore sforzo in programmi sull’unità ed il dialogo sarà possibile evitare dissidi di carattere settario in una Malaysia multiculturale”.

A preoccupare gli osservatori, vi è tuttavia un altro episodio che negli ultimi giorni ha scosso l’opinione pubblica: le violenze presso il tempio indù di Seafield Sri Maha Mariamman a Subang Jaya (Selangor). Lo scorso 26 novembre, il trasferimento programmato del luogo di culto ha innescato una rivolta di due giorni, sfociata in danneggiamenti e 68 arresti. Prima dei disordini, 50 uomini malesi musulmani, assoldati dalla società proprietaria del terreno, hanno fatto irruzione nel tempio per prenderne il controllo. La loro presenza ha scatenato la furia dei devoti indù, divisi tra favorevoli e contrari al trasloco.

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