12/01/2010, 00.00
VATICANO - CINA
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L’Osservatore Romano: Vescovo sotterraneo, “pastore che dà la vita per le sue pecore”

Il giornale vaticano pubblica oggi un commosso necrologio sulla figura di mons. Leo Yao Liang, condannato a 30 anni di lavori forzati per aver rifiutato di entrare in una Chiesa indipendente dal papa.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Un “pastore che dà la vita per le sue pecore”: così l’Osservatore Romano (OR), il giornale vaticano, definisce la vita di mons. Leo Yao Liang, il vescovo sotterrano di Xiwanzi, morto il 30 dicembre scorso.
 
La notizia porterà conforto ai fedeli del vescovo scomparso che, sfidando temperature polari (-30°C) e gli ostacoli della polizia, hanno partecipato ai suoi funerali il 6 gennaio scorso.
 
L’edizione di oggi del quotidiano vaticano dedica un lungo necrologio alla figura del vescovo (coadiutore), morto a 86 anni dopo aver passato 30 anni ai lavori forzati “per aver rifiutato di aderire al movimento d'indipendenza della Chiesa cattolica dal Papa”.
 
L’OR ricorda pure che subito dopo la sua ordinazione sacerdotale, mons. Yao è stato impedito di esercitare il suo ministero, “costretto a guadagnarsi da vivere coltivando ortaggi e vendendo legna”.
 
“Ordinato vescovo il 19 febbraio 2002 – continua l’articolo- nel luglio 2006 fu di nuovo sequestrato dalla polizia in seguito alla consacrazione di una nuova chiesa nella contea di Guyuan, e trascorse altri trenta mesi in prigione. Una volta liberato, ma sempre sotto stretta sorveglianza, ha potuto impegnarsi per gli affari della diocesi nonostante tutte le difficoltà. Alla messa domenicale da lui celebrata partecipavano ogni settimana più di mille fedeli”.
 
Il giornale vaticano sottolinea pure che “dopo la morte di monsignor Yao, le autorità civili hanno proibito alla comunità cattolica di onorarlo sotto il titolo di ‘vescovo’, imponendo che si usasse quello di ‘pastore clandestino’”.  
Il necrologio ricorda che nel 2009 sono morti altri 6 vescovi. Per tutti loro,conclude l’articolo, ”si sono compiute le parole del libro della Sapienza: ‘Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto’ (3, 1-6)”.
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