11/05/2017, 08.47
SIRIA - TURCHIA - USA
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L’alleanza arabo-curda strappa all’Isis Tabqa e la diga. Si avvicina l’offensiva a Raqqa

La presa dopo settimane di intensi combattimenti. I jihadisti hanno usato cecchini e kamikaze a difesa del territorio. Aperta una nuova via per l’attacco finale alla roccaforte del Califfato. Ankara infuriata dalla decisione di Washington di armare i gruppi combattenti curdi in Siria. Alta tensione alla vigilia del summit fra Trump ed Erdogan. 

 

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - L’alleanza arabo-curda che combatte contro lo Stato islamico (SI) ha annunciato la riconquista di una cittadina dall’importanza strategica, finora sotto il controllo delle milizie jihadiste. Le Forze siriane democratiche (Sdf) avrebbero “liberato completamente” la città di Tabqa e la vicina diga, che distano circa 40 km a ovest di Raqqa, roccaforte del “Califfato” in Siria.

La cittadina di Tabqa e la vicina diga, che sorge sul fiume Eufrate, si trovano nel governatorato di Raqqa, nella Siria centro-settentrionale. I combattimenti nell’area erano iniziati a fine marzo scorso e più volte si sono rincorse notizie della “presa della diga di Tabqa” da parte delle forze curde.

In queste ore i portavoce militari curdo-siriani hanno documentato con foto e video la presenza dei miliziani curdi nell’impianto.

Analisti ed esperti sottolineano che la vittoria militare apre una nuova via per l’assedio a Raqqa, obiettivo finale dell’avanzata delle forze arabo-curde. I militari hanno dovuto vincere una fiera resistenza opposta dai jihadisti, che hanno utilizzato cecchini e kamikaze a difesa del territorio. 

L’assedio presentava non pochi rischi perché eventuali danni alla diga avrebbero causato l’allagamento di una vasta area nella regione. Talal Sello, portavoce Sdf, ha precisato infine che “sono in corso operazioni congiunte” per la messa in sicurezza della città. 

Il successo militare della coalizione arabo-curda giunge a poche ore di distanza dall’annuncio dell’amministrazione americana, che intende fornire nuove armi ai combattenti curdi dell’Unità di protezione popolare (Ypg) impegnati nella lotta contro l’Isis. Una decisione, quella di Washington, che ha fatto infuriare Ankara la quale considera i combattenti curdi alla stregua di terroristi. 

La questione rischia di inasprire ancor più i rapporti fra la Casa Bianca e l’alleato turco all’interno della Nato, a meno di una settimana dalla visita ufficiale del presidente Recep Tayyip Erdogan negli Stati Uniti. Previsto, in questo contesto, un faccia a faccia fra il leader turco e l’omologo Usa Donald Trump. 

Per Washington le unità combattenti curde rappresentano un alleato strategico nella lotta contro lo Stato islamico in Siria. Nei piani americani saranno proprio le forze curde fra le prime ad attaccare la roccaforte jihadista quando verrà lanciato l’assalto finale per la riconquista di Raqqa. 

Ankara, di contro, ritiene il gruppo la sezione siriana del Partito curdo dei lavoratori (Pkk), che dal 1984 promuove una insurrezione armata finalizzata alla creazione di un’entità autonoma curda nella regione oggi compresa fra Turchia, Siria e Iraq. Nurettin Canikli, vice Primo Ministro turco, sottolinea che “la fornitura di armi all’Ypg è inaccettabile” e questa politica “non beneficerà nessuno” e “auspichiamo che verrà corretta”.

La Turchia ospita circa 14 milioni di curdi . Ankara teme che con il moltiplicarsi di territori autonomi curdi in Siria e Iraq, si possa giungere a una secessione della zona curda nel sudest del Paese.

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