12/04/2011, 00.00
EGITTO
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L’ascesa dei partiti islamici spinge i cristiani a fuggire dall’Egitto

Dopo la caduta di Mubarak oltre 70 persone a settimana chiedono informazioni per lasciare il Paese, ma fra i giovani in molti credono ancora nella rivoluzione dei Gelsomini e preferiscono restare. Un eventuale esodo dei cristiani preoccupa la Santa Sede che oggi ha espresso la sua vicinanza ai cittadini di Nord Africa e Medio oriente costretti a emigrare a causa della violenza. Il capo ufficio stampa della Chiesa cattolica egiziana sottolinea la pericolosità di movimenti e partiti estremisti islamici che premono per l’applicazione della sharia in tutto il Paese.
Il Cairo (AsiaNews) –  L’ascesa dei partiti islamici nella rivoluzione egiziana e i continui casi di applicazione della sharia nei villaggi fuori dal Cairo fanno paura ai cristiani, che da mesi stanno tentando di emigrare verso Paesi con maggiore libertà religiosa. Secondo la Federazione egiziana per i diritti umani, oltre 70 persone a settimana chiedono informazioni su come lasciare il Paese. L’instabilità dei Paesi del Nord Africa e Medio oriente preoccupa la Santa Sede. Oggi in occasione della Terza riunione del Consiglio speciale per il Medio oriente la Segreteria generale del sinodo dei vescovi ha sottolineato che “la situazione precaria dovuta a movimenti sociopolitici interessa da vicino le Chiese che condividono le gioie e le preoccupazioni dei cittadini, costretti in molti casi ad emigrare a causa della violenza, della mancanza di lavoro, della restrizione della libertà religiosa, del ridotto spazio della democrazia”.  

P. Rafic Greiche, capo ufficio stampa della Chiesa cattolica egiziana e portavoce delle sette denominazioni cattoliche, spiega ad AsiaNews che in Egitto l’attuale situazione è senza sbocco ed è molto critica soprattutto per le comunità cristiane.  

“Nel Paese – afferma – sono emersi molti gruppi estremisti, come i Fratelli musulmani, ma stanno prendendo piede anche gruppi più radicali tra cui l’ Islamic Jihad Movement e i salafiti”. Il sacerdote sottolinea la pericolosità di questi gruppi che nonostante l’esiguo numero di seguaci riescono a far sentire la loro voce. Organizzati secondo logiche militari, salafiti e jihadisti hanno come principale scopo la diffusione della sharia in tutto il Paese e utilizzano l’islam come un’ideologia. “Spesso – sottolinea p. Greiche – i seguaci di questi movimenti applicano la sharia per conto loro e proprio oggi la polizia ha reso noto un tentativo di lapidazione contro una giovane donna”.    

“Molti cristiani – afferma - stanno andando via perché non sanno quello che accadrà in futuro e preferiscono emigrare”. Secondo p. Greiche la presenza dei militari al governo non è rassicurante, nonostante abbiano mantenuto sin dall’inizio della Rivoluzione dei Gelsomini il ruolo di garanti della sicurezza e dell’ordine pubblico. “Anche se l’esercito dice di non voler appoggiare nessuno, tutta sappiamo che i militari egiziani hanno la tendenza a favorire l’Islam”. “Nella rivoluzione del 1952, molti dei soldati che presero parte al colpo di stato erano vicini ai Fratelli musulmani e fra gli ufficiali molti utilizzano ancora la religione per far obbedire i sottoposti”. 

Tuttavia, secondo il sacerdote vi sono diversi giovani che guardano la situazione dal lato positivo e dopo la caduta di Mubarak molti cristiani, cattolici e ortodossi, hanno aderito ai partiti democratici e questa tendenza sta dividendo soprattutto la Chiesa copta ortodossa. “I copti ortodossi – spiega – sono molto deboli in questo momento. Shenuda III, primate della Chiesa copta ortodossa è molto anziano e malato, ma è molto autocratico  e ogni decisione che riguarda la comunità  deve avere la sua autorizzazione. Egli ha condannato duramente i giovani che hanno partecipato alla Rivoluzione dei Gelsomini, dando credito fino all’ultimo al presidente Mubarak”. P. Greiche fa notare che ciò ha creato una profonda frattura interna alla comunità che ha portato i giovani a non voler più obbedire ai sacerdoti anziani. (S.C.)  

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