12/02/2016, 23.42
CUBA-VATICANO-ORTODOSSI
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L’incontro fra Francesco e Kirill a Cuba: Finalmente! Siamo fratelli, abbiamo tutto in comune

Atmosfera distesa e fraterna nel primo incontro dopo secoli fra il papa e il patriarca di Mosca. Due ore di colloquio in privato, poi la firma della Dichiarazione comune. Un grazie a Raul Castro: “Se continua così Cuba sarà la capitale dell’unità”. Un impegno per difendere i cristiani nel mondo e sostenere “le fondamenta della morale, della famiglia e della persona”.

L’Avana (AsiaNews) – “Finalmente!”: è la prima parola che papa Francesco e il patriarca russo ortodosso Kirill si sono scambiata abbracciandosi nel salone dell’aeroporto della capitale cubana. La prima volta di un papa e un patriarca di Mosca - divisi in passato da secoli di scomuniche, differenze teologiche e violenze reciproche – avviene in un luogo spoglio e “laico”. Unica nota di colore sono le bandiere, verde per il patriarcato, bianca e gialla per il Vaticano.

Con modi distesi e fraterni i due capi si sono seduti e hanno cominciato a parlare. Kirill ha sottolineato “la lunga distanza percorsa” per incontrarsi, dicendo subito che questo “è un incontro voluto dalla Santissima Trinità”. Entrambi si dicono che hanno “desiderato” e “aspettato tanto questo incontro”. Il patriarca accenna alle difficoltà avute “negli ultimi 10 anni”, che “non sono scomparse”, come le accuse di proselitismo e il problema dei greco-cattolici, ma – aggiunge – “oggi abbiamo la possibilità di riempiere il nostro cuore”. Il papa conclude: “Siamo fratelli, abbiamo tutto in comune. Il Signore ci ha mandato a Cuba per unirci di più”. In effetti l’appuntamento di Cuba sembra provvidenziale: Kirill si trova là per una visita pastorale alle comunità ortodosse; l’aereo di Francesco ha fatto a l’Avana la sosta tecnica prima di giungere in Messico per il suo 11mo viaggio apostolico fuori d’Italia.

Accompagnandosi reciprocamente il papa e il patriarca hanno continuato poi il loro incontro in privato per quasi due ore. Alla fine sono usciti ancora nel salone e sedendosi a un tavolo, hanno firmato due copie della Dichiarazione comune, che si sono poi scambiate abbracciandosi ancora. Alle loro spalle una grande icona della Madonna Odighitria (“Colei che indica la Via”).

Quindi, alla presenza delle due delegazioni e del presidente cubano Raul Castro, il patriarca Kirill e papa Francesco hanno tenuto un breve discorso a braccio, in un tono molto confidenziale.

Kirill, parlando per primo, ha detto che l’incontro “ci ha dato la possibilità di comprendere e sentire la posizione l’uno dell’altro”. “Il risultato di questo colloquio – ha aggiunto -  è che le nostre Chiese possono lavorare attivamente insieme difendendo i cristiani di tutto il mondo e con piena responsabilità affinché non ci sia più la guerra; affinché ovunque la vita umana sia rispettata, perché si rafforzino le fondamenta della morale, della famiglia e della persona e perché attraverso la partecipazione della comunità cristiana alla comunità umana possa essere glorificato il santissimo nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”.

Anche Francesco ha sottolineato lo spirito del loro incontro: “Abbiamo parlato come fratelli, abbiamo lo stesso battesimo, siamo vescovi, abbiamo parlato delle nostre Chiese.

L’unità si costruisce camminando. Abbiamo parlato chiaramente senza mezze parole. Vi confesso che ho sentito la consolazione dello Spirito in questo dialogo”. Egli ha poi ringraziato il patriarca Kirill per “la sua umiltà fraterna e il suo forte desiderio di unità”.

Il pontefice ha parlato di “una serie di iniziative” emerse  “che sono fattibili e che credo si potranno realizzare”.

Un ultimo pensiero il papa l’ha rivolto al presidente Castro, ringraziandolo “per la sua disponibilità attiva” e ha aggiunto: “Se continua così Cuba sarà la capitale dell’unità”. In effetti, nell’isola fiorisce da molto tempo un buon rapporto fra ortodossi e cattolici.

Come già Kirill, anche Francesco ha concluso il suo discorso con una dossologia: “Che tutto questo sia per la gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo per il bene del popolo di Dio sotto il manto della Santa Madre di Dio”.

Sono seguite le presentazioni delle delegazioni, lo scambio dei doni e un altro momento privato insieme.  Subito dopo papa Francesco è ritornato in aereo per raggiungere Città del Messico.

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