24/08/2016, 08.59
IRAQ - ONU
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L'offensiva di Mosul "avrà un impatto enorme, a rischio 1,2 milioni di persone"

Le Nazioni Unite avvertono: "Le conseguenze sul piano umanitario dell’offensiva dell’esercito irakeno per strappare la metropoli del nord allo Stato islamico saranno devastanti". Secondo le stime 400mila persone fuggiranno verso la zona sud della metropoli, altri 250mila a est e 100mila a nord-ovest. Raccolto sinora solo il 38% dei 584 milioni di dollari necessari per affrontare l’emergenza. 

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - L’impatto sul piano umanitario della prossima offensiva contro Mosul, pianificata dalle forze governative per riprendere il controllo della città, potrebbe essere di “enormi” proporzioni. È quanto affermano gli esperti delle Nazioni Unite, secondo cui nella metropoli del nord dell’Iraq sino a 1,2 milioni di persone rischiano di subire le conseguenze dell’operazione militare. L’obiettivo dell’esercito di Baghdad è di cacciare i miliziani dello Stato islamico (SI) dall’area. 

Dal marzo scorso, quando sono iniziati i primi combattimenti per la conquista della roccaforte del “Califfato” in Iraq, si sono già registrati almeno 120mila sfollati. Le truppe regolari si sono concentrate nei territori a sud della metropoli, "ripulite" dalla presenza jihadista. 

Mosul è la seconda città per importanza - e numero di abitanti - del Paese; dal giugno 2014 essa è sotto il controllo delle milizie dello Stato islamico. 

Ieri alcuni reparti speciali dell’esercito hanno lanciato un’operazione per la riconquista della cittadina di Qayyarah, circa 60 km a sud di Mosul. 

Sabah Numan, portavoce del Dipartimento anti-terrorismo (Cts), conferma che alcuni battaglioni stanno lottando contro gruppi jihadisti nella periferia della città; a sostenere la lotta dei militari diversi abitanti dell’area muniti di armi. 

Da settimane le forze governative si preparano ad entrare a Qayyarah, dopo aver riconquistato in precedenza una base aerea situata nelle vicinanze; l’avamposto verrà usato come hub logistico e base per una più imponente offensiva che ha come obiettivo Mosul. 

Saleh al-Jubouri, sindaco della città, riferisce che almeno 15mila abitanti sono tuttora intrappolati all’interno, anche se la maggior parte dei miliziani ha già abbandonato la zona o sono stati uccisi. 

Per gli esperti delle Nazioni Unite il peggio deve ancora venire e la battaglia di Mosul rappresenterà l’apice dell’emergenza. Quando inizierà la battaglia, spiegano, almeno 400mila persone fuggiranno verso la zona sud della metropoli, altri 250mila a est e 100mila a nord-ovest. Adrian Edwards, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), sottolinea che “l’impatto umanitario dell’offensiva militare potrebbe essere enorme”. 

Le squadre di emergenza hanno già elaborato piani per l’assistenza di 120mila profughi in fuga da Mosul; in questi giorni si lavora per allestire altri sei centri di accoglienza sparsi per il nord dell’Iraq. “L’avanzamento dei lavori - aggiunge Edwards - è legato alla disponibilità sia di fondi che di territorio”. 

Secondo i dati forniti dall’Unhcr, finora è stato raccolto solo il 38% dei 584 milioni di dollari necessari per affrontare l’emergenza; inoltre, molti proprietari terrieri dell’area non sono disposti a cedere i loro appezzamenti all’agenzia umanitaria Onu. 

Dall’ascesa delle milizie di Daesh [acronimo arabo per lo SI] nell’estate del 2014, con la conquista di vaste porzioni di territorio nel nord e nell’ovest del Paese, oltre 3,38 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case. Un altro milione di sfollati è la conseguenza del conflitto confessionale scatenatosi in seguito all’invasione statunitense nel 2003. 

“Il peggio deve ancora venire - conclude il rappresentante Unhcr in Iraq Bruno Geddo - e secondo le nostre previsioni si potrebbe profilare uno spostamento massiccio come non si vedeva da tempo su scala globale”. 

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