03/10/2012, 00.00
ASIA
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L'Adb taglia le previsioni di crescita economica per l'Asia

Si prevede una crescita del 6,1 (nel 2011 era il 7,2); inflazione al 4,2 (lo scorso anno era 4,4). Giappone, Cina, India, Sud Corea in discesa. Economie troppo mirate all'esportazione, colpite dalle difficoltà della zona euro e dalla crisi fiscale degli Usa. Puntare sull'educazione, le infrastrutture, snellimento della burocrazia per potenziare il settore servizi, che contribuisce al 50% del Pil.

Hong Kong  (AsiaNews/Agenzie) - Nel 2012 e nel 2013 l'Asia crescerà molto meno di quanto si prevedesse finora. L'Asian Development Bank (Adb) ha ritoccato le sue previsioni al ribasso, facendo notare la riduzione della domanda globale e la fatica di Cina e India nel trasformare le loro economie ancora troppo centrate sull'esportazione.

Le previsioni diffuse oggi parlano di un'espansione dell'Asia - escluso il Giappone - del 6,1% (lo scorso luglio era 6,6; l'anno scorso era 7,2. Le previsioni per l'inflazioni si affermano attorno al 4,2% (lo scorso luglio era 4,4).

Fra le cause del rallentamento l'Adb cita i problemi del debito sovrano nell'area euro e i problemi fiscali sempre più aspri negli Stati Uniti. Questi, a loro volta, hanno prodotto un abbassamento della crescita in Cina, in Giappone e perfino in Corea del Sud. Le manifatture cinesi - e anche i servizi registrano una contrazione; le industrie giapponesi sono sempre più pessimiste; l'esportazione coreana si è abbassata.

Secondo l'Adb, la crescita cinese per il 2012 sarà del 7,7 e l'anno prossimo dell'8,1 (lo scorso aprile le previsioni erano dell'8,5 e dell'8,7); quella dell'India  sarà 5,6 nel 2012 e 6,7 nel 2013 (in precedenza erano 7,0 e 7,5).

La banca riafferma una crescita stabile del 5,2 nel Sudest asiatico, sostenuta soprattutto dalla Thailandia che sta recuperando dalle alluvioni dello scorso anno, e dalla maggior spesa pubblica in Malaysia e Filippine.

Secondo l'Adb,  i Paesi dell'area dovrebbero far crescere la domanda interna, data la diminuzione di quella globale. In più, i governi dovrebbero focalizzarsi sulle riforme dell'educazione, sul miglioramento delle infrastrutture e sullo snellimento delle regolamentazioni, per migliorare il settore dei servizi. A tutt'oggi (dati del 2009), tale settore contribuisce al 50% del Pil della regione ed impiega il 34% della forza lavoro dei Paesi asiatici in via di sviluppo.

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