18/10/2006, 00.00
LIBANO
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L'emigrazione dei cristiani del Medio Oriente al centro della riunione dei patriarchi

di Youssef Hourany

Aperto ieri in Libano, l'incontro dei sette capi delle Chiese orientali denuncia l'atteggiamento di alcuni Stati arabi, che trattano i cristiani da cittadini di seconda classe, e dei gruppi fondamentalisti che li dipingono legati all'Occidente.

Beirut (AsiaNews) – Frenare l'emigrazione dei cristiani dal Medio Oriente, che sono garanzia di rispetto dei diritti umani. È la questione centrale della prima giornata della riunione dei sette patriarchi d'Oriente, apertasi ieri a Bzoummar, sede del patriarcato armeno-cattolico, sul Monte Libano. Fin dall'apertura dei lavori, è stata lamentata la condizione dei cristiani che alcuni Stati arabi spingono all'emigrazione, trattandoli da cittadini di serie B, facendoli sentire "stranieri in patria".

Significativamente intitolata "La Chiesa e la terra", la sessione ordinaria della riunione dei sette patriarchi d'Oriente, cominciata ieri martedì 17 ottobre e che si concluderà venerdì prossimo con un appello a tutti i cristiani d'Oriente, vede la presenza dei patriarchi: maronita, Nasrallah Sfeir, greco-melkita, Gregorio III Lahham, copto, Antonios Nagib, siro-cattolico, Boutros VIII Abdel Ahad, latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, caldeo, Emmanuel III Delly, oltre al padrone di casa, il patriarca armeno cattolico, Narsis Bedros XIX.

Nel suo saluto, il nunzio apostolico in Libano, mons Luigi Gatti, ha sottolineato l'importanza ed il significato del tema scelto sottolineando il valore della presenza cristiana in questa terra, perché "i cristiani devono capire che la loro permanenza è l'unica garanzia per la sopravivenza dei valori simbolici dell'indipendenza, del pluralismo, dell'equilibrio confessionale e del rispetto dei diritti dell'uomo. Il rappresentante pontificio ha auspicato il rafforzamento del dialogo, unica maniera capace di combattere la paura,  l'angoscia e l'abbandono".

Il patriarca armeno-cattolico, nel suo discorso di apertura dei lavori ha parlato ampiamente del pericolo che sta dietro l'emigrazione dei cristiani del Medio Oriente, insistendo sul valore della presenza cristiana nella regione, che è testimonianza e missione, indicando nelle guerre e nelle crisi sociali le principali radici storiche di quest'emigrazione che ha colpito tutte le famiglie religiose d'Oriente. Ma Nerses Bedros XIX ha anche denunciato l'atteggiamento di alcuni Paesi arabi che trattandoli da cittadini di seconda classe, fanno sentire i cristiani "stranieri nei loro paesi". Ciò è causato da mancanza di fiducia nei riguardi dei cristiani, considerati legati all'Occidente e meno arabi dai loro compatrioti. A causa anche dell'azione di gruppi fondamentalisti, siamo di fronte, secondo il patriarca assiro cattolico, a violenza e persecuzione contro i cristiani. le loro chiese ed i loro beni, per costringerli ad abbandonare la loro terra d'origine ed emigrare. A questo fattore vanno aggiunte le facilitazioni che vengono offerte dai Paesi che hanno bisogno della loro presenza.

Il patriarca ha concluso il suo discorso ribadendo la necesità di mantenere la presenza cristiana viva in Oriente e di appoggiare la loro causa di fronte alla comunità internazionale. Vanno anche chieste soluzioni immediate per loro crisi di disoccupazione per dare loro il loro posto che gli spetta.

 

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