30/04/2012, 00.00
CINA – STATI UNITI
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L'imbarazzo di Pechino e Washington per il caso Chen Guangcheng

La fuga del dissidente e il suo presunto status di rifugiato politico presso l’ambasciata Usa a Pechino mettono in difficoltà entrambi i Paesi, che si preparano per il loro annuale summit di alto livello. Nessuno dei due vuole mettere a rischio, per i diritti umani, l’interscambio economico e finanziario.

Pechino (AsiaNews) - La fuga del dissidente cieco Chen Guangcheng e il suo presunto status di rifugiato politico presso l'ambasciata americana a Pechino stanno mettendo in serio imbarazzo le cancellerie di Stati Uniti e Cina, che si preparano per il loro annuale incontro bilaterale ad alto livello.

Il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha inviato ieri a Pechino (con due giorni di anticipo) il suo vice Kurt Campbell per "preparare" il summit, che rimane confermato per il 3 e il 4 maggio. All'appuntamento sarà presente anche il ministro del Tesoro Thimoty Geithner, che da diversi mesi viaggia in Cina per cercare di trovare finanziamenti all'industria americana.

John Brennan, vice Consigliere per la sicurezza nazionale, dice: "Stiamo facendo di tutto per mantenere calma la situazione. L'amministrazione Obama sta lavorando molto da vicino con tutte le persone coinvolte: il presidente vuole mantenere intatto il diritto di ciascuno a esprimersi in maniera libera nel mondo, ma non vuole provocare nessuno".

Chen Guangcheng, noto per le sue battaglie contro gli aborti e le sterilizzazioni forzati e la requisizione forzata delle terre, è scappato dalla sua casa nello Shandong lo scorso 27 aprile. Al momento sarebbe presso la sede diplomatica Usa nella capitale cinese: subito dopo la fuga, ha inviato un video di denuncia al premier Wen Jiabao con cui fa i nomi dei suoi persecutori e svela la corruzione imperante nel Partito [v. http://www.asianews.it/notizie-it/La-sfida-del-dissidente-cieco:-"Se-il-Partito-vuole-vivere,-deve-combattere-la-corruzione"-24619.html].

Secondo il dissidente Hu Jia, che ha confermato la sua fuga, "Chen ha fatto bene. Con le elezioni americane a novembre, il suo caso sarà seguito molto da vicino". E in effetti le pressioni interne su Obama non si sono fatte attendere. Mitt Romney, il suo sfidante repubblicano, ha dichiarato: "Spero che i funzionari americani prendano ogni misura per proteggere Chen e la sua famiglia da ogni persecuzione. Gli Stati Uniti devono avere un ruolo forte nel processo riformista cinese e nella protezione dei diritti umani in quel Paese".

Il compito del presidente sembra però molto complicato, dato che i rapporti fra le due nazioni è complesso e pieno di sfaccettature. Con l'Europa in preda alla crisi economica, spiega il professor Shi Yinhong dell'università Renmin, "nessuno può permettersi di perdere partner commerciali".

La bilancia commerciale fra i due Paesi tende al momento a favore della Cina: Washington ha un deficit pari a 295 miliardi di dollari nei confronti di Pechino. Inoltre, le esportazioni statunitensi in Cina sono cresciute da 5,8 a 104 miliardi di dollari dal 1989: un'interruzione del traffico economico sarebbe disastroso per entrambi.

Per questo, spiega ancora il docente, "entrambi vogliono una soluzione condivisa alla questione Chen, una soluzione che non danneggi troppo nessuno. Pechino è molto imbarazzata per la fuga del dissidente e Washington lo sa. Gli americani non giocheranno troppo con la carta dei diritti umani, perché sarebbe controproducente per tutti".

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