06/02/2004, 00.00
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L'oleodotto di Kirkuk è pronto, ma non apre

Baghdad (AsiaNews) –  Alla fine di gennaio si è molto parlato della riapertura dell'oleodotto di Kirkuk- Ceyhan (porto turco sul Mediterraneo - ndr), chiuso l'anno scorso in seguito ad un sabotaggio. Attualmente l'Iraq esporta il proprio greggio soltanto dai giacimenti meridionali. La ripresa di esportazione del greggio iracheno da Kirkuk aveva suscitato scalpore nel mondo petrolifero e anche un abbassamento dei prezzi. Gli attentati terroristici del 1 febbraio nel Kurdistan iracheno, hanno fatto calare di nuovo un velo di silenzio sull'argomento.

Il 25 gennaio scorso, lo stesso Manaa Al-Obaydi, direttore generale della North Oil Co., società irachena che gestisce l'oleodotto, aveva riferito che la condotta è tecnicamente pronta: "posso esportare se il ministro del petrolio decide di farlo", aveva detto. Tutto il tracciato dell'oleodotto di Kirkuk, arteria vitale per l'esportazione di greggio iracheno nel Mediterraneo, è sorvegliato da una società privata inglese la Erinys International Ltd. Per maggiore tutela il Ministero del Petrolio iracheno, ha posto lungo la condotta anche un corpo di guardia composto da 5 mila uomini al comando del colonnello americano Tom O'Donnell. L'oleodotto è protetto con un sofisticato sistema di rivelazione dei movimenti da terra, e da un monitoraggio permanente dal cielo, grazie ad aerei telecomandati (drones) . Vi è pure un controllo di giorno e di notte del suolo dove la condotta passa interrata.

Tutto è pronto quindi affinché venga riaperto l'oleodotto. Manca tuttavia la luce verde da parte di Ibrahim Bahr Al-Oulum, ministro del petrolio iracheno del governo provvisorio.

La ripresa dell'esportazione del greggio iracheno dal nord, permette di immettere nel mercato petrolifero mondiale 320 mila barili in più al giorno. Una manna per l'Iraq, che ha enorme necessità di fondi per accelerare la ricostruzione del paese. In più, nella possibilità di un futuro federalista del paese, gli introiti del petrolio di Kirkuk andrebbero tutti alla comunità curda. I due attentati di Erbil stanno ritardando qualunque decisione. Intanto il prezzo del petrolio è tornato a salire. (PB)

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