06/02/2006, 00.00
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L'ombra di Al Qaeda sulle proteste per le vignette

Un proclama dei terroristi chiede ai governi musulmani di ritirare dai Paesi che hanno pubblicato le vignette ambasciatori e investimenti e di negare loro il petrolio. Si vede anche un interesse di Iran e Siria a tenere alta la tensione.

Beirut (AsiaNews) - Il terrorismo sembra abbia deciso di affiancare i fondamentalisti che stanno organizzando manifestazioni ed assalti ad ambasciate, istituzioni e, a volte, persone europee per protestare contro la pubblicazione delle vignette su Maometto. E. almeno  in qualche caso, sembra che anche gli Stati stiano usando la protesta per propri fini.

"Allarmato" di fronte al degenerare delle manifestazioni, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in un comunicato afferma che "pur condividendo l'angustia di molti musulmani alla pubblicazione delle caricature che considerano un insulto alla propria religione desidera sottolineare che tale risentimento non può giustificare la violenza, ancor meno quando diretta a persone che non hanno alcuna responsabilità o alcun controllo sulla pubblicazione" delle vignette.

Se ancora non è provata la componente islamica nell'uccisione, in Turchia, di don Santoro, essa è certa nella sparatoria che in Afghanistan è costata la vita ad almeno una persona. E' accaduto a Mehtarlam, capoluogo della provincia orientale di Laghman, dove la polizia ha sparato in aria per fermare una sassaiola contro un commissariato, avvenuta nel corso di una manifestazione. Secondo la polizia, talebani e uomini di Al Qaeda hanno aperto il fuoco, uccidendo due persone e ferendone altre due. In Iraq l'Islamic Army, anch'esso legato ad Al Qaeda, ha annunciato che farà dei Paesi dove sono state pubblicate le vignette il suo obiettivo. "Tutti i combattenti della guerra santa devono catturare i danesi e farli a pezzi. Tutti i musulmani devono colpire le imprese che trattano con questi Paesi e tutti i punti di vendita di questi Paesi, in particolare di Danimarca e Norvegia". Il proclama chiede a tutti i governi musulmani e arabi di ritirare  i loro ambasciatori "da queste nazioni infedeli e maledette, che combattono l'Islam apertamente e attaccano il nostro profeta"; chiede anche di ritirare i loro depositi bancari e i loro investimenti e "privarli del petrolio e bandire i loro cittadini dalle nostre nazioni".

In Libano e Siria gi assalti alla ambasciate di Danimarca e Norvegia sono costati la presentazione delle dimissioni del ministro degli interni di Beirut e "il rammarico" ufficiale del ministero degli esteri di Damasco. Mentre il governo danese ha invitato i suoi cittadini a lasciare entrambi i Paesi, in Libano si sottolinea come siano siriani 76 dei 192 arrestati per gli incendi di ieri. Nel clima teso esistente tra i due Paesi a causa del coinvolgimento dei vertici siriani nell'inchiesta internazionale sull'assassinio dell'ex premier libanese Rafic Hariri, il governo libanese parla di "provocazione" e accusa la Siria per il traffico di armi e uomini attraverso la frontiera.

E mentre ambienti diplomatici libanesi ipotizzano un interesse di Siria e Iran ad alzare la tensione internazionale per allontanare l'attenzione dalle questioni che li riguardano, Damasco accoglie con un "ricevimento ufficiale" all'aeroporto Moqtada al-Sadr, il leader sciita iracheno responsabile di rivolte antigovernative.

L'onda di protesta sembra coinvolgere tutto e tutti. Ad Amman sono stati arrestati i direttori di  Al-Mehwar e Shihane, le uniche due pubblicazioni del mondo islamico che avevano riprodotto alcune delle vignette.

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