14/10/2008, 00.00
VATICANO
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La Bibbia è tradotta in 2454 lingue, ma ne mancano quasi 4.500

I risultati di una ricerca illustrati oggi in Vaticano. Le Scritture sono anche uno strumento privilegiato per il dialogo ecumenico e per spingere i cristiani ad operare insieme.
Città del Vaticano (AsiaNews) - La Bibbia è il libro più diffuso nel mondo, tradotto finora il 2454 idiomi diversi (ma interamente solo in 438), “molto però resta da fare”: ci sono ancora 4500 lingue in attesa di essere confrontate con le Sante Scritture. Se poi si calcola che le Società Bibliche hanno distribuito nel 2006 circa 26 milioni di Bibbie, vuol dire che si è raggiunto solo l’1 o il 2 per cento dei due miliardi di cristiani. I dati sono stati presentati oggi da mons. Vincenzo Paglia, presidente della Federazione biblica cattolica, che ha illustrato nel corso di una conferenza stampa in Vaticano una ricerca sulla lettura e la comprensione del ‘Libro dei libri’.
 
Proprio sulla base della necessità di incrementare la diffusione della Bibbia, all’inizio dell’incontro è stato firmato un accordo di cooperazione per la traduzione e la diffusione della Bibbia tra la Federazione biblica cattolica e l’United Bible Societies.
 
L’indagine è stata illustrata da mons. Paglia soprattutto in chiave ecumenica, in quanto essa in primo luogo “conferma che la Bibbia resta il ‘luogo’ più efficace per l’incontro tra i cristiani. Lo avevano intuito già i padri conciliari e lo conferma l’Instrumentum laboris del Sinodo in corso: “n generale, si nota con soddisfazione che la Bibbia è oggi il maggior punto di incontro per la preghiera e il dialogo tra le Chiese e le comunità ecclesiali”. Va tenuto presente, inoltre, che “nel dialogo ecumenico il terreno biblico è quello ove si è fatto il maggiore progresso ed è anche quello ove è possibile ancora una notevole collaborazione. Non mancano anche qui i problemi, di cui alcuni particolarmente delicati. L’incontro sulle Scritture però permette oggi un più robusto incontro tra i cristiani”.
 
L’ascolto comune delle Scritture, poi, “spinge anche verso un annuncio comune. La stessa origine del movimento ecumenico lo conferma”. “La Parola di Dio ammonisce tutti i cristiani contro ogni chiusura e incoraggia nel cammino dell’unità. Nell’ascolto comune infatti – ha concluso mons. Paglia - i cristiani non solo si trovano già sulla via dell’unità, ma ne ricevono un vigore nuovo”.
 
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