30/06/2016, 13.57
INDIA
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La Chiesa indiana piange mons. D’Souza, primo “figlio spirituale” di Madre Teresa

di Nirmala Carvalho

Il presule ha guidato l’arcidiocesi di Calcutta negli anni della “rivoluzione” della futura santa albanese. Ha anche improntato lo scenario educativo della Chiesa locale rimanendo vicino ai cristiani di Cuttack- Bhubaneshwar, vittime di terribili pogrom anti-cristiani.

Mumbai (AsiaNews) – La Chiesa indiana piange mons. Henry Sebastian D’Souza, arcivescovo emerito che ha guidato Calcutta dal 1986 al 2002 sostenendo da vicino la missione di Madre Teresa. Il presule, 90 anni, è morto lo scorso 27 giugno nella Vianney Home della capitale indiana. I suoi funerali si svolgeranno nella chiesa di san Tommaso. In diverse occasioni si era definito “primo figlio spirituale” della fondatrice delle Missionarie della Carità.

Noto per aver “rivoluzionato” lo scenario educativo dell’arcidiocesi, mons. D’Souza è stato sempre un grande sostenitore della futura santa albanese di cui aveva portato avanti il processo di beatificazione. Dopo l’annuncio della canonizzazione, aveva dichiarato ad AsiaNews: “Sono contentissimo che il Santo Padre abbia approvato il secondo miracolo di Madre Teresa. Madre Teresa mi ha sempre detto che lei era la mia mamma e continua questa sua materna protezione per me e per l’umanità intera ancora adesso”.

In un altro intervento, sempre su AsiaNews, aveva raccontato da vicino la “vita ordinaria e l’amore straordinario” della madre, sottolineando gli inizi semplici della missione per “i più poveri fra i poveri” e soprattutto il totale abbandono della religiosa al volere di Dio.

Il compianto presule, prima di arrivare alla guida di Calcutta, era stato il primo arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar: questa zona è stata teatro di violentissimi pogrom anti-cristiani. Parlando della testimonianza dei fedeli locali, ne aveva lodato il valore: “I nostri cristiani sono morti per la fede, e questo respinge tutte le accuse secondo le quali i convertiti scelgono la Chiesa per motivi economici. La loro forza e il loro zelo, il coraggio per la fede sono una testimonianza ispiratrice che dimostra l’amore per Gesù Cristo”.

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