07/06/2011, 00.00
CINA
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La Cina minaccia di “estromettere” Google dal mercato

La settimana scorsa Google ha denunciato che hacker in Cina hanno cercato di entrare nelle email di suoi utenti. Ieri il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito comunista, lo ha definito uno “strumento politico” che ha lanciato “false accuse” su Pechino per “fini illeciti”, e ha prospettato gravi conseguenze.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Google è diventata uno “strumento politico” per insultare il governo cinese. La dura accusa è apparsa ieri in  un commento in prima pagina nell’edizione per stranieri del Quotidiano del Popolo (Qp), organo ufficiale del Partito comunista cinese, che ammonisce che simili attacchi contro la Cina possono “compromettere” gli interessi economici della ditta internet.

La settimana scorsa Google ha denunciato un tentativo di rubare le password di centinaia di email sul suo sito, tra cui quelle di funzionari Usa e di altri Paesi, giornalisti e difensori di attivisti cinesi per i diritti umani. La multinazionale ha aggiunto che gli attacchi appaiono provenire da Jinan, capitale dell’orientale Shandong e sede di una unità di intelligence dell’esercito cinese. La denuncia è stata seguito dall’ammonimento di Robert Gates, segretario Usa alla Difesa, che Washington avrebbe considerato atto di guerra qualsiasi attacco ai suoi sistemi informatici ed è pronta a reagire con la forza militare.Il ministero degli Esteri cinese ha subito respinto l’accusa.

Ora l’articolo del Qp indica la possibilità di un’escalation del contrasto tra Cina e Stati Uniti sul problema della sicurezza internet.

Il Qp osserva che Google, indicando che tra gli obiettivi degli ignoti hacker c’erano attivisti per i diritti umani, “in modo deliberato [si presta come] ruffiano alla percezione negativa della Cina in Occidente e insinua con decisione che gli attacchi hacker siano stati opera del governo cinese”. “Le accuse di Google alla Cina sono false, hanno motivi ulteriori e sostengono fini illeciti”. “Google – aggiunge il commento – non deve coinvolgersi troppo nelle questioni politiche, prestandosi a essere strumento di lotta politica”. Se così succedesse, Google “potrebbe sacrificarsi per la politica ed essere estromesso dal mercato”, ammonimento non meglio spiegato.

Già da tempo Google è in polemica con Pechino, dopo essersi rifiutato di fornire alcuni dati sui suoi utilizzatori. Nel 2010 la ditta accusò la Cina di censura e di attacchi hacker, accusa che portò forti tensioni ufficiali tra i due Paesi. Come conseguenza di questi contrasti, Google ha perso parte del ricco mercato cinese, a favore del concorrente Baidu. In Cina ci sono oltre 450 milioni di utenti internet.

Pechino vuole un controllo totale su internet in Cina, per timore del rapido propagarsi di notizie e che sia usato per organizzare proteste. A febbraio ignoti internauti per più settimane hanno invitato la popolazione a scendere in piazza per protestare, indicando i possibili luoghi di ritrovo. La polizia è subito intervenuta presidiando tali luoghi, anche se poi non ci sono state proteste, né particolari assembramenti. Ma l’episodio ha accresciuto la preoccupazione di Pechino per una rigida censura su internet. Nel Paese da tempo sono bloccati i maggiori siti web sociali, come Facebook e Twitter, come pure lo sono numerosi siti esteri di informazione.
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