30/07/2010, 00.00
CINA - VIETNAM - USA
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La Cina è "sovrana" del Mar Cinese Meridionale. Scintille con Usa e Vietnam

Ferma dichiarazione del ministero della Difesa, dopo che la marina cinese ha svolto imponenti manovre militari nella zona, teatro di aspre dispute territoriali tra Pechino e altri Stati. Il monito degli Usa, pronti a cooperare con Pechino, ma non a disinteressarsi dell’area.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – “La Cina ha un’indiscutibile sovranità del Mar Cinese Meridionale e ha sufficienti ragioni legali e storiche” per sostenere le sue pretese sui territori marittimi disputati con altri Stati della regione. Lo ha detto oggi Geng Yansheng, portavoce del ministero della Difesa. L’annuncio arriva dopo che dal 26 luglio navi da guerra appartenenti a 3 flotte della Marina cinese (People’s Liberation Army, Pla) hanno compiuto esercitazioni congiunte in questo mare, notizia riportata solo ieri dalla statale China Central Television che ha mostrato numerosi lanci di missili di lunga gittata mare-aria e anti-navi.

Esperti hanno già commentato che le manovre sono una risposta alle esercitazioni compiute da Stati Uniti e Corea del Sud insieme nel Mar del Giappone (per costituire un monito alla Corea del Nord, ma in realtà anche alla Cina), come pure un preciso monito al Vietnam e agli altri Paesi del sud-est asiatico che hanno dispute territoriali marittime con Pechino. E’ normale che la marina compia esercitazioni prima dell’anniversario della fondazione del Pla, che ricorre il 1° agosto, ma quest’anno sono avvenute con grande dispiego di mezzi (3 flotte congiunte, una prova di forza e una dimostrazione di grande capacità di coordinamento) e con la partecipazione diretta di esponenti di massimo livello quali i membri della Commissione Militare Centrale Chen Bingde Capo dello Staff generale del Pla e il Comandante navale Wu Shengli, che hanno supervisionato le esercitazioni.

Non sono state chiarite le zone delle operazioni, ma pare che le flotte siano passate presso territori contesi, come le Isole Spratly e le Paracel, ritenute ricche di petrolio. Per esse si è riaccesa la polemica con il Vietnam, dopo che il luogotenente generale Nguyen Chi Vinh, viceministro vietnamita alla Difesa, ha detto che il suo Paese “non accetterà mai… qualsiasi soluzione che coinvolge l’uso della forza o della minaccia di farlo”: affermazione considerata un chiaro invito alla comunità internazionale a costituirsi arbitro tra Hanoi e Pechino. La Cina considera proprio l’intero Mar Cinese Meridionale e non ha mai mostrato di voler rispettare le rivendicazioni degli altri Stati. La sua rapida crescita militare suscita preoccupazioni nella regione, anche perché tutti ritengono che pure per gli anni prossimi continuerà a investire in armamenti. Il Vietnam, a sua volta, di recente ha comprato dalla Russia 6 sottomarini di classe-Kilo per oltre 2 miliardi di dollari.

Il 25 luglio nella questione è intervenuta anche Hillary Clinton, Segretario di Stato Usa, alla riunione dell’Asean (Associazione delle Nazioni del SudEst asiatico, consesso dei 10 Stati del sud est asiatico, con intervento anche di Cina, Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti, Russia e Australia). La Clinton ha detto  che c’è  un “interesse nazionale” degli Usa “al rispetto della legge internazionale nel Mar Cinese Meridionale” per la risoluzione delle molte dispute territoriali tra la Cina e Vietnam, Brunei, Taiwan, Malaysia e Filippine. Questo mare, che va da Singapore allo Stretto di Taiwan, è ritenuto avere giacimenti di gas e petrolio maggiori di quelli di Iran e Arabia Saudita e per queste acque passa circa la metà del tonnellaggio del trasporto commerciale mondiale.

Geng ha risposto oggi che Pechino si oppone al tentativo di “internazionalizzare” la questione e che le divergenze saranno risolte tramite “una negoziazione amichevole”.

Analisti commentano che, a fronte della maggiore potenza navale Usa, Pechino ha voluto mostrare la capacità di poter difendere una vasta area marittima.

Da parte sua Washington appare cercare un’intesa militare con Pechino, ma non rinuncia a intervenire nelle dispute internazionali nel suo ruolo di indiscussa superpotenza navale presente pure nella zona. Anche perché un ruolo più aggressivo della Cina porta i Paesi della zona più vicini agli Stati Uniti.

James Steinberg, vicesegretario di Stato Usa, ha osservato il 27 luglio in una riunione a Washington che tra Stati Uniti e Cina c’è già “una cooperazione in tante aeree” a livello “non solo bilaterale ma anche regionale e globale”, dall’economia ai cambiamenti climatici, ma che Pechino non accetta anche una collaborazione militare su base paritetica, soprattutto per il rifiuto cinese di ammettere la libera circolazione navale nelle acque vicine alla Cina, l’intervento di altri Paesi nelle sue dispute territoriali, la vendita di armi da parte degli Usa a Taiwan. Se Pechino non  accetta una “cooperazione” anche in questo settore, Washington appare intenzionata a intervenire comunque, anzitutto per le dispute territoriali.

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