31/05/2010, 00.00
PAKISTAN
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La Corte di Lahore toglie il controverso oscuramento a Facebook

Oggi ha tolto il bando al sito Facebook, previo il suo impegno a non trasmettere in Pakistan i contenuti ritenuti blasfemi. Ma continua il dibattito sulla legittimità dell’oscuramento, che divide personalità e popolazione.

Lahore (AsiaNews/Agenzie) – L’Alta Corte di Giustizia di Lahore, presieduta dal giudice Ejaz Chaudhry, ha deciso oggi di sbloccare il popolare sito web Facebook, leader mondiale dei contatti sociali su internet, oscurato il 20 maggio per ordine dello stesso giudice.

Il blocco era conseguito all’invito di alcuni utenti di Facebook di fare una Giornata per il disegno di Maometto, affinché ognuno esponesse sulla propria pagina internet un’immagine del profeta Maometto. Ma l’islam ritiene blasfema qualsiasi rappresentazione visiva di Maometto e in Pakistan ci sono state reazioni furenti, anche con proteste di piazza, pure per i già diffusi sentimenti antioccidentali. Le autorità sono subito intervenute per oscurare Facebook, come pure altri siti web come YouTube, Wikipedia, Flicker e circa 800 siti che avevano riportato materiale ritenuto blasfemo.

YouTube è tornato accessibile il 24 maggio, per ordine del governo e il 27 maggio anche la Corte di Lahore aveva tolto il divieto. Per Facebook si è discussa invece oggi la denuncia presentata da alcuni avvocati islamici contro il sito. C’è stato un accordo tra Chaudhry Zulfigar, avvocato pakistano autore della denuncia, e Richard Holbrooke, inviato speciale Usa per Afghanistan e Pakistan, secondo il quale Facebook si impegna a non diffondere in Pakistan qualsiasi materia blasfemo.

La questione comunque non è ancora definita e il tribunale ha fissato una nuova udienza per il 15 giugno. Facebook ha già bloccato l’accesso a tale pagina in India, che ha la 3° maggiore popolazione islamica nel mondo.

Facebook è  il sito più popolare tra i 170 milioni di pakistani. Anche per questo nei giorni scorsi si è acceso nel Paese il dibattito circa la legittimità che il governo decida cosa i cittadini possono vedere.

Molte le posizioni critiche, come il noto giornalista e studioso dei media Omar Alavi, che in un’intervista tv ha commentato che “siamo ancora dove eravamo nel 2002…. Occorre capire che non ci sarà abbastanza libertà su internet se l’industria internet pakistana non progredisce al livello di quella di altri Paesi”.

Gli fa eco Sherry Rehman, parlamentare ed ex ministro federale per l’Informazione e la Radiodiffusione, che dice che viene così violata la libertà di 170 milioni di persone.

Anche il ministro dell’Interno Rehman Malik ha commentato il 26 maggio che è sbagliato impedire l’accesso a interi siti web, seppure i contenuti blasfemi vadano censurati.

Islamabad ha già oscurato You Tube nel 2008, per la presenza del trailer di un film che descrive il Corano, libro sacro islamico, come un testo fascista.

Altri internauti sono invece indignati e ripetono che la libertà di espressione non significa poter offendere una qualsiasi religione.

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