13/05/2008, 00.00
PAKISTAN
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La Lega musulmana ritira i ministri, crisi nel governo pakistano

Su 24 ministri, nove presentano oggi le dimissioni per protestare contro il mancato reinserimento dei giudici epurati da Musharraf. Particolare preoccupazione per il dicastero della Finanza, da oggi sguarnito, che avrebbe dovuto presentare entro pochi giorni il prossimo bilancio annuale.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – L’ex primo ministro pakistano Nawaz Sharif ha ritirato oggi i suoi ministri dal governo federale, aprendo la strada alla crisi di governo. Alla base del ritiro, il mancato accordo con il Partito popolare sul reinserimento dei 60 giudici epurati da Musharraf durante la proclamazione dello stato di emergenza, lo scorso novembre.
 
Le dimissioni formali sono attese per oggi. Dei 24 ministri che compongono l’attuale esecutivo, in carica da meno di sei settimane, nove fanno parte della Lega musulmana N, la formazione politica guidata da Sharif. Tuttavia, le dimissioni non implicano la caduta del governo. Il leader musulmano, infatti, ha dichiarato di voler continuare a sostenere l’esecutivo, “anche se non abbiamo intenzione di farne più parte”.
 
La decisione suscita particolare preoccupazione soprattutto nell’ambiente economico del Paese. Fra i nove dimissionari, infatti, spicca il ministro delle Finanze, Ishaq Dar, che avrebbe dovuto presentare entro pochi giorni il bilancio preventivo per il prossimo anno. Senza questo provvedimento, il Pakistan rischia di dover affrontare una dura recessione economica.
 
Secondo l’analista politico Shafqat Mahmood, lo strappo rappresenta “un giorno triste per il Pakistan. La popolazione cercava un governo solido in grado di restaurare la democrazia, l’indipendenza del sistema giudiziario e, forse, di cacciare Musharraf. Queste incomprensioni rischiano di minare la fiducia degli elettori nel Partito popolare”.
 
Secondo molti, infatti, alla base del mancato accordo sui giudici vi è la forte opposizione del reggente popolare, Asif Ali Zardari (vedovo di Benazir Bhutto), che teme le accuse di corruzione ancora pendenti su di lui. La decisione di ritirare i ministri avviene nello stesso giorno in cui il Commonwealth ha comunicato la riannessione del Pakistan, espulso dopo il colpo di mano ordinato dal presidente Musharraf lo scorso anno.
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