12/11/2018, 08.21
RUSSIA
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La NATO ex-sovietica è senza Segretario

di Vladimir Rozanskij

L’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva comprende Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan. L’Ucraina ne è uscita lo scorso maggio. Nessun accordo sul nuovo segretario: rimandata la decisione a dicembre, a San Pietroburgo. I progetti spaziali del Kazakhstan.

Mosca (AsiaNews) - Lo scorso 8 novembre, nella capitale kazaka di Astana, si è svolto il summit al massimo livello dei paesi membri dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (abbreviato dall’inglese CSTO), la cosiddetta “contro-NATO” sorta nel 1992 da sei nazioni ex-sovietiche, tra quelle che avevano formato la cosiddetta “Comunità degli Stati Indipendenti” (CSI): Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan, esclusa l’Ucraina, che si è formalmente separata dalla CSI lo scorso maggio.

Alla riunione hanno partecipato i presidenti dei sei Paesi. Essa doveva scegliere il nuovo Segretario generale, dopo che il nuovo presidente armeno Nicol Pashinyan aveva revocato il mandato di Jurij Kachaturov, ex-capo delle forze armate armene, che era in carica dal 2017.  Pashinian ritiene infatti il generale Kachaturov uno dei principali responsabili delle repressioni del 2008, quando l’esercito fece 8 vittime tra i manifestanti che protestavano contro l’elezione del presidente Ter-Petrosyan.

La notizia sorprendente è che i vertici della CSTO non sono riusciti a eleggere il Segretario, rimandando la decisione alla prossima riunione del 6 dicembre, a San Pietroburgo. Lo stesso Pashinyan ha preteso di sostituire Kachaturov con un altro candidato armeno, senza peraltro fare nomi, ma si è scontrato con la netta contrarietà di Vladimir Putin, evidenziando una forte tensione tra i due. E questo nonostante le buone relazioni apparentemente conservate dopo la “rivoluzione di velluto” armena che ha emarginato la vecchia classe dirigente legata all’ex-presidente Serž Sargsyan, molto legato alla Russia di Putin.

La Bielorussia del presidente Lukašenko ha tentato di proporre la mediazione di una propria candidatura, avanzando il nome del generale Stanislav Zas’, segretario del Consiglio di Sicurezza bielorusso, gradito a tanti ex-colleghi sovietici. La Russia si è invece impuntata sulla candidatura di Valerij Semerikov, finora vice di Kachaturov, storico comandante delle forze di terra russe in Asia.

A un certo punto del summit si è diffusa una notizia sensazionale: il Kazakistan avrebbe invitato a partecipare ai lavori nientemeno che Elon Musk, il multimiliardario imprenditore sudafricano-canadese fondatore di PayPal e Tesla, e collaboratore del governo di Donald Trump. Musk in realtà collabora con il governo kazako per i suoi progetti spaziali, essendo anche il fondatore di Space Exploration Technologies Corporation, la cosiddetta SpaceX, che vuole cambiare i destini del mondo e dell’umanità riducendo il riscaldamento globale con l’uso di energie rinnovabili, e riducendo il rischio di “estinzione umana” stabilendo una colonia su Marte.

Il Kazakistan è la sede storica dei progetti spaziali ex e post-sovietici, con la base spaziale di Baikonur, che rimane amministrata dai russi con un accordo valido fino al 2050. Le ambizioni cosmiche del Paese guidato da Nursultan Nazarbaev sono rimaste in realtà sullo sfondo: quando sembrava che dovesse materializzarsi la presenza di Musk, è arrivato al summit lo stesso Putin, che pareva avesse lasciato l’incombenza al suo ministro degli esteri Lavrov. E tutto si è bloccato.

La CSTO è un lascito sovietico che per ora sembra non interessare nessuno. Essa potrebbe riprendere importanza nelle strategie geopolitiche future, per i diversi rapporti di forza al suo interno, per gli scenari futuri dell’Asia e dell’Europa orientale, e forse perfino delle rotte astrali a cui si trasferiranno i conflitti terrestri.

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