27/03/2008, 00.00
GIAPPONE
Invia ad un amico

La Pasqua a Karatsu, la fede nella Resurrezione

di Pino Cazzaniga
La liturgia pasquale in una cittadina distante più di mille chilometri da Tokyo, dove è nata la persecuzione anticristiana del Giappone feudale. L’incontro con una moribonda, testimone della fede.
Karatsu (AsiaNews) - Da oltre dieci anni partecipo alle celebrazioni pasquali in qualche chiesa cattolica di due megalopoli: Tokyo e Seoul. Diversamente dal Natale, la Pasqua in Giappone ed in Corea non è un festa integrata nella cultura popolare. Essa, invece, è vissuta con intensa partecipazione spirituale all’interno delle chiese
 
Se consideriamo però i due Paesi in prospettiva geografica, il panorama pasquale è diverso nell’uno e nell’altro. In Corea non si nota differenza di partecipazione nelle varie chiese, siano esse di città o di provincia. In Giappone, invece, la situazione è diversa.
 
Le chiese di provincia, tutte create nel dopoguerra, si rimpiccioliscono anno dopo anno e, nelle celebrazioni, sembra prevalere il senso del dovere sull’entusiasmo della fede. Fa eccezione la diocesi di Nagasaki, dove l’identità cristiana è forte e il fervore della fede si nota ovunque. Tuttavia ritengo deviante prendere le statistiche come elemento di riferimento per giudicare lo stato di una comunità cristiana. E l’esperienza pasquale di quest’anno mi ha confermato questa convinzione.
 
Per una seria esigenza pastorale ho trascorso la Pasqua a Karatsu, una cittadina distante da Tokyo 1200 chilometri. Vi ho trascorso una celebrazione felice come non molte, grazie all’impegno della locale comunità cristiana, piccola di numero ma grande nella fede. Benche’ la città non sia lontana da Nagasaki, non si sa se anche qui si siano formati nuclei cristiani durante la prima evangelizzazione (1549-1630). Ma se si sono formati, la persecuzione e una capillare propaganda anticristiana li deve aver spazzati via.presto.
 
Su un colle, al centro della città, si innalza un castello costruito all’inizio del sec. XVII con i ruderi di un immenso accampamento che lo shogun Hideyoshi Toyotomi aveva fatto costruire nelle vicinanze come punto di partenza per l’invasione della Corea. Hideyoshi è stato il primo persecutore dei cristiani.
 
La parrocchia, nell’attuale struttura, è opera dei missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) che la curano da oltre mezzo secolo. Attualmente non ha un pastore fisso. Se ne prende cura regolarmente p. Marco Villa, un missionario di 41 anni, provetto nella lingua e abile nei rapporti umani. Ma recentemente la diocesi di Fukuoka gli ha affidato la cura di quattro comunitá , due delle quali su isole. Da qui al richiesta della mia temporale trasferta.
 
Mi sono trovato a mio agio sia con i parrocchiani che con i cittadini. Un giorno passeggiando nei pressi del castello incontro due donne che mi salutano come se fossi una vecchia conoscenza. Alla mia espressione di meraviglia rispondono: “Sei il prete dell’asilo cattolico, no?”. Erano due maestre di un rinomato giardino d’infanzia della città. Una di loro da piccola aveva frequentato l’asilo cattolico dove ha imparato la pedagogia del cuore.
 
I cristiani, poi, hanno potuto partecipare a tutti i riti della Settimana santa e alla Veglia pasquale che hanno preparato con molta cura. Il pastore “in prestito” non ha fatto nulla; o meglio, ha tentato di svolgere la sua funzione che è quella di essere il “nodo del ventaglio” : un elemento che non si vede ma tiene assieme tutte le parti.
 
La liturgia ha avuto anche un prima e un dopo nella preparazione comunitaria e nell’agape fraterna. Sapevo che parecchi di quei cristiani erano stati visitati da gravi sofferenze. Ma quella sera la loro fede e il senso di pace che traspariva dai loro volti mi ha reso felice.
 
Improvvisamente, pero’, un ricordo ha turbato la mia letizia. Quindici anni prima nello stesso luogo e dopo la stessa veglia ero stato assalito da un senso di tristezza. Mi era sembrato che la partecipazione non era stata fervorosa. Il “nodo del ventaglio”, mi dicevo, non ha funzionato.
 
Verso mezzanotte, rimasto solo, uno squillo di telefono mi ha liberato dai pensieri mesti. “Padre, mia madre non arriverà al mattino. Non puoi venire all’ospedale?”, mi dice l’uomo al telefono. Non conoscevo nè il figlio, nè la madre. Introdotto in una linda stanzetta dell’ospedale, il giovane medico di guardia e l’infermiera (non cristiani) si sono tirati da parte, assistendo al rito con rispetto. Avevo portato con me l’Eucaristia. “Sensei (maestro), ho detto al medico, noi cristiani usiamo dare all’ammalato un pezzettino di pane santo. Posso?”. “O negai shimasu (ti prego)” mi ha risposto.
 
L’anziana signora, probabilmente una cristiana di qualche isola, ha desiderato incontrare il Risorto participando per l’ultima volta alla Veglia pasquale. La tristezza del ministro ha ceduto il posto a una pace profonda.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Dhaka, i primi voti di suor Provati Mardi, Missionaria dell’Immacolata
19/08/2020 12:32
Papa: Dio chiama alla vita, alla fede, a uno stato particolare di vita. Preghiera per i terremotati in Indonesia
17/01/2021 12:25
Pasqua a Mosul, i cristiani sfidano la paura e affollano le chiese
31/03/2005
Rinasce congregazione di suore cambogiane distrutta dai Khmer Rossi
22/03/2004
Siro-malabaresi, la liturgia 'uniforme' continua a dividere
29/11/2021 13:26


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”