22/04/2019, 05.22
EMIRATI-VATICANO
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La Pasqua dei 5mila migranti ad Abu Dhabi (FOTO)

di Bernardo Cervellera

Una Veglia pasquale durata oltre due ore, alla presenza di 5mila persone. Un’altra Veglia era stata celebrata ore prima. Un sudafricano e tre filippine ricevono battesimo e cresima. Un efficiente servizio liturgico e tecnico, con decine di pissidi e aspersori. L’appello della moschea durante la liturgia. La preghiera per “i fratelli e le sorelle dello Yemen”. Mons. Hinder: Condividere lo sgomento delle donne al sepolcro e la forza di annuncio dell’angelo.

Abu Dhabi (AsiaNews) – Le note gioiose ed esaltanti dell’alleluja del “Messia” di Hendel coprono la folla immensa che si reca all’uscita del cortile della cattedrale di san Giuseppe qui ad Abu Dhabi, dopo aver partecipato alla Veglia pasquale presieduta da mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia del sud. Vi hanno partecipato almeno 5mila persone, distribuite nell’ampio cortile, all’interno della chiesa di san Giuseppe e in quella di santa Teresa, collegate da una tivu a circuito chiuso. Oltre alle 2500 sedie di plastica ordinate attorno al presbiterio-palco, molti fedeli hanno portato con sé sedie smontabili, come quelle che si portano ai concerti, per avere la possibilità di sedersi durante la liturgia, durata fino a oltre mezzanotte. Mons. Hinder aveva già celebrato un’altra Veglia pasquale alle 18 del pomeriggio, anche quella con almeno 3mila fedeli. Le poche chiese a disposizione, concesse dal governo – ad Abu Dhabi sono due – fanno concentrare qui i cristiani da tutte le parti dell’emirato. Per questo all’indomani, nel giorno di Pasqua, vi sono 23 messe in 13 lingue diverse, a cui partecipano alcune centinaia per ognuna.

La Veglia pasquale iniziata alle 22 è quella più solenne: mons. Hinder ha anche amministrato il battesimo e la cresima ad alcuni adulti: Deon, un giovanotto del Sudafrica, proveniente dall’ateismo; Mercy ed Edith, dalle Filippine; Kimberly, anch’essa dalle Filippine, che ha ricevuto solo la cresima.

Africani del Kenya e dell’Uganda, filippini e indiani, coreani e britannici, libanesi e siriani, uomini e donne, si susseguono nel leggere le letture bibliche e nel canto in inglese, divenuta la lingua franca della comunità multietnica.

Il servizio liturgico per un numero così grande di persone è reso efficiente dalla preparazione accurata da parte dei vari gruppi di volontari: lettori, coro, decoratori dell’altare, servizio tecnico. Anche le proporzioni e il numero degli arredi liturgici fa impressione: decine e decine di pissidi – di quelle che si possono “impilare” per salvare spazio nel tabernacolo – come pure decine e decine di aspersori di foggia orientale. Al momento dell’aspersione con l’acqua lustrale, i sacerdoti e le suore presenti si dirigono in tutti i punti dell’assemblea muniti di aspersorio per benedire la folla che attende con le mani alzate almeno un goccio d’acqua. Ma gli spazi sono vasti e l’acqua si esaurisce subito. Per questo, alcuni addetti in giacca e cravatta sono pronti per la “ricarica” attingendo alle enormi vasche di acqua appena benedetta, e permettendo ai sacerdoti e alle suore di continuare la loro opera.

Un altro elemento significativo, legato al numero grande di fedeli, è che nel cortile della chiesa vi è anche un servizio ristoro: diversi fedeli filippini preparano in anticipo cibo (riso, carne, verdure,…) o bevande, o frutta, che vendono per coloro che abitando molto lontano dalla chiesa, non hanno la possibilità di cenare a casa. A causa del caldo è sempre presente anche un servizio infermieristico: in questi giorni – con temperature oltre 35 gradi - alcuni adulti e una chierichetta si sono sentiti male e trasportati su sedia a rotelle, mentre si cercava di rinfrescarli.

Affianco alla cattedrale, sorge una elegante moschea che qualche anno fa ha cambiato nome: il principe regnante, a cui era dedicata, ha preferito dedicarla a “Maria madre di Gesù”, come segno di tolleranza e amicizia. Talvolta gli orari e gli annunci della preghiera islamica – diffusi con abbondanza di altoparlanti sui quattro minareti – vengono a coprire le preghiere e i canti cristiani. Allora la liturgia si ferma per qualche minuto per riprendere dopo il silenzio degli altoparlanti. Durante la Veglia pasquale ci sono state due interruzioni.

Nella sua omelia, mons. Hinder ha ancora una volta ricordato “i fratelli e le sorelle dello Yemen”, che non possono celebrare alcuna liturgia per la mancanza di sacerdoti. E ha chiesto di pregare per loro e per tutto il popolo yemenita così colpito da guerra, miseria, malattie. Una preghiera speciale è stata elevata anche per i regnanti di Abu Dhabi e di Dubai, che garantiscono questa libertà di culto, un dono raro nella regione.

Prendendo spunto dal vangelo, che racconta lo stupore e la paura delle donne al sepolcro e l’apparizione dell’angelo, il vescovo ha concluso la sua omelia dicendo: “Anche noi, tutti i giorni, condividiamo lo sgomento delle donne di fronte alla morte, alle difficoltà, all’impotenza. Ma condividiamo anche la forza dell’annuncio dell’angelo: Cristo è risorto. Alleluja”.

La Pasqua dei 5mila migranti ad Abu Dhabi
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