16/12/2015, 00.00
RUSSIA
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La Russia vuole perseguitare le “sette”, continuano le pressioni sui Testimoni di Geova

Alla Duma si riflette su come dare uno status legalmente perseguibile alle sette religiose che “aumentano” nel Paese. Intanto a Taganrog condannati 16 Testimoni, in uno dei più grandi processi “anti-estremismo” degli ultimi anni.

Mosca (AsiaNews) – Mentre ormai in alcune regioni della Russia i Testimoni di Geova (TdG) sono stati giudicati “estremisti”, al pari dei militanti dello Stato islamico o dei neo-nazisti, la Duma di Stato (la Camera bassa del parlamento) si interroga su come introdurre un concetto legale di “setta” che non violi la Costituzione e possa essere usata per bandire le attività di certe organizzazioni religiose dal Paese.

Il 30 novembre, dopo oltre 60 udienze e 10 mesi di processo, un tribunale di Taganrog (Russia meridionale) ha condannato per estremismo 14 uomini e due donne dei TdG, che avevano continuato a incontrarsi, pregare e leggere la Bibbia anche dopo che la comunità era stata bandita.

I 16 condannati – con sospensione della pena – hanno già dichiarato che faranno appello contro quello che ritengono “un precedente pericoloso per la libertà di religione in Russia”.

Da anni i TdG in Russia affrontano numerosi problemi di carattere legale. A marzo 2015, un tribunale della regione di Krasnodar ha denunciato la locale comunità di fedeli come estremista, ordinandone la confisca delle proprietà nella zona. A dicembre 2014, la Corte suprema ha emesso una sentenza che bolla come “estremista” il sito dei TdG e di tre altri movimenti religiosi.

Intanto c’è chi pensa a trovare il modo di regolare la presenza di queste sette a livello federale. Il capo della Commissione per le Associazioni pubbliche e le organizzazioni religiose alla Duma di Stato, Yaroslav Nilov, ha detto che oggi è difficile introdurre una definizione legale di “setta”, perché “potrebbe violare la Costituzione” e la libertà di credo. A suo dire la formulazione di un tale concetto dovrebbe portare anche al bando delle attività di tali organizzazioni, mentre la Costituzione permette oggi a tutte le entità religiose registrate di operare sul territorio della Federazione russa.

“Le cosiddette sette hanno un carattere non giuridico - ha detto il deputato - si tratta della definizione di un luogo comune”, mentre i legislatori e avvocati usano il termine “nuove formazioni religiose”. Allo stesso tempo, il Nilov ha fatto notare che in alcune regione è stato trovato un modo legale per combattere le sette: a Belgorod - un’altra zona dove i TdG sono nel mirino delle autorità - è stata adottata una legge sull’attività missionaria e nella provincia di Arkhangelsk è stato approvato in prima lettura un disegno di legge che richiede alle organizzazioni religiose che operano nella provincia di ottenere una sorta di licenza per le loro attività.

E c’è chi nel Patriarcato di Mosca ha proposto di applicare la famigerata legge sugli agenti stranieri anche alle organizzazioni religiose. L’idea è del vice presidente del dipartimento del Sinodo per la missione, l’igumeno Serapio. A suo dire, è necessario che i rappresentanti delle organizzazioni religiose “ricevano dai loro leader spirituali nutrimento solo spirituale e non delle istruzioni politiche”. “Mi risulta difficile vedere attività puramente religiose in alcune organizzazioni”, ha denunciato. La legge sugli agenti stranieri - termine di memoria sovietica - è stata adottata a fine 2012 e richiede alle Ong che ricevono fondi dall’estero di registrarsi sotto questo titolo. Secondo gli attivisti per i diritti umani, si tratta di una mossa per reprimere ancora di più la società civile.  

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