24/06/2020, 08.24
RUSSIA
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La parata della Vittoria, la pandemia e i vaccini

di Vladimir Rozanskij

Le cerimonie sono slittate dal 9 maggio ad oggi a causa dell’epidemia da coronavirus. Ma in molte città non vi sono manifestazioni, o si tengono al mattino presto senza pubblico. Il virus si diffonde in Cecenia e nel Caucaso, in Siberia e nella Russia asiatica: difficile la raccolta di dati. All’università Sechenov, nella capitale, iniziati i test del vaccino su 20 volontari.

Mosca (AsiaNews) – Oggi, 24 giugno si tiene finalmente in Russia la grande parata della Vittoria, in memoria dei 75 anni dalla fine della “Grande Guerra Patriottica”, rimandata dalla data “canonica” del 9 maggio per la pandemia di Covid-19. La data di giugno ricorda peraltro la “prima parata”, quando i vincitori di Berlino sfilarono sulla piazza Rossa di Mosca al ritorno in patria.

Intanto però l’epidemia di coronavirus, è tutt’altro che superata, anche se vi è un leggero calo dei numeri complessivi (circa 7500 casi nelle ultime 24 ore, con poco più di 100 decessi). Da Mosca e dalle grandi città, dove la curva appare in evidente calo, il virus si sta espandendo in varie regioni e periferie del paese, spesso a fronte di gravi carenze dei servizi sanitari locali e di attrezzature di protezione, e dove in alcuni casi la popolazione si rifiuta di attenersi a norme rigide di autoisolamento. In molte regioni è anche difficile la raccolta dei dati sugli infetti, i deceduti e i guariti, soprattutto nelle zone caucasiche della Russia come la Cecenia, l’Inguscezia, la Kabardino-Balkaria, l’Ossezia del nord e la regione di Krasnojarsk, ma anche in varie parti della Siberia e della Russia asiatica in generale.

A Kyzyl, capitale della repubblica di Tuva nella Siberia centro-meridionale, con 112 mila abitanti, per ordine del sindaco da ieri è stato fermato tutto il trasporto pubblico a tempo indefinito, a fronte di un numero crescente di casi positivi al ritmo di 140-150 al giorno, e alla difficoltà degli ospedali cittadini nel far fronte all’epidemia. Gli abitanti della città non si sono per ora adattati alle misure di quarantena, visto anche il caldo eccezionale di questi giorni in Siberia.

A Mosca procedono a ritmo serrato le sperimentazioni per la produzione di un vaccino anti-Covid. I primi 20 volontari arruolati per i test presso l’università Sechenov, lamentano violenti mal di testa e forti aumenti di temperatura corporea. L’istituto ha rilasciato un comunicato tranquillizzante, affermando che si tratta di reazione previste e temporanee, che scompaiono nel giro di 24 ore. Elena Smolarchuk, direttore del centro clinico dell’università, ha dichiarato che “la reazione alle prove sul vaccino rientra negli standard, ma solo alla fine delle analisi immunologiche capiremo l’efficacia dei preparati”. I volontari sono ospiti della struttura in confortevoli camere a uno o due letti, sotto osservazione degli specialisti, dove rimarranno per almeno un mese; i russi confidano di ottenere il vaccino entro il mese di settembre.

A causa della pandemia, le parate del 24 giugno si svolgono quindi in un’atmosfera piuttosto surreale. In alcune città sono state annullate, in altre si tengono al mattino presto, senza pubblico. Mosca invece esprime tutta la voglia di esaltare la grande Vittoria, come già augurato negli interventi del presidente Vladimir Putin e del patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) nella visita comune o “inaugurazione” della cattedrale della Vittoria al parco “Patriot” di Mosca, solennemente consacrata il 14 giugno, e la successiva visita all’annesso museo o complesso memoriale intitolato “La strada della memoria”.

Putin ha definito la memoria della Grande Guerra patriottica come “assolutamente sacra”. Il patriarca si è congratulato con i militari presenti per “la data memorabile del 22 giugno”, giorno dell’invasione nazista con la gigantesca “Operazione Barbarossa” del 1941, “un giorno tragico e insieme solenne per tutti noi”. Queste parole, peraltro, hanno suscitato forti perplessità nell’opinione pubblica, essendo piuttosto sinistro l’augurio citando il giorno dell’invasione, quando lo stesso Stalin si nascose per paura, prima di reagire alcuni giorni dopo. Il 22 giugno è stato comunque inserito nel calendario civile russo come il “Giorno della memoria e dell’afflizione”, sottolineando una caratteristica molto russa nell’associare le grandi vittorie alle grandi sofferenze.

Le statistiche dei sondaggi svolti nei giorni scorsi confermano che quasi il 90% dei russi si definisce “patriota”, ma dietro le affermazioni generiche si rilevano anche molte critiche, che lamentano le carenze del sistema sanitario, dell’istruzione e dei vari servizi sociali, che lo Stato fa sempre più fatica a garantire. La sbornia patriottica si concluderà il 1° luglio con il referendum (parzialmente virtuale) sulle modifiche alla Costituzione, dove si prevede un esito favorevole scontato, ma anche una bassa percentuale di votanti.

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