18/04/2007, 00.00
GIAPPONE-CINA
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La visita di Wen Jiabao a Tokyo: dall’inimicizia al dialogo

di Pino Cazzaniga
Il viaggio del premier cinese ha avviato il cammino per “sciogliere il ghiaccio” che storicamente esiste tra i due Paesi. Ci sono già intensi rapporti economici, ma ora si tratta di gettare le basi per creare amicizia. Una visita di Abe allo Yasukuni bloccherebbe il processo.

Tokyo (AsiaNews) - La visita che il premier della Cina ha fatto in Giappone dall’11 al 13 aprile ha segnato una linea di demarcazione nelle relazioni tra i due popoli: dall’inimicizia al dialogo. Le prospettive sono positive: già si parla di un possibile viaggio a Tokyo del presidente Hu Jintao ed il premier giapponese Shinzo Abe ha espresso apertamente il desiderio di tornare a Pechino. Sullo sviluppo grava il timore che, magari per motivi privati, Abe decida di andare allo Yasukuni, il cimitero che accoglie caduti della secondo conflitto mondiale, compresi alcune persone definite criminali di guerra.

Quest’anno ricorre il 70mo anniversario del massacro di Nanchino (300mila morti secondo fonti cinesi) da parte dell’armata imperiale nipponica e il 35mo anniversario della normalizzazione dei rapporti delle due nazioni. Il secondo avvenimento non è ancora riuscito a riempire il fossato di separazione creato dal primo.

“È una fortuna - ha detto Wen nel saluto all’aeroporto di Tokyo - aver avuto, in questo 35mo anno della normalizzazione delle nostre relazioni, l’opportunità di farle progredire”. “Un grande passo in avanti - gli ha risposto il primo ministro giapponese Shinzo Abe - verso relazioni strategiche più mature”.

L’incontro al vertice ha mirato soprattutto a creare relazioni di amicizia come fondamento per un’ efficiente cooperazione. Sotto questo aspetto la visita è stata un successo, come ha tenuto a sottolineare Wen congedandosi dal Paese ospitante.

L’evento che ha dato efficacia alla visita è durato 35 minuti, il tempo impiegato da Wen Jiabao per pronunciare un discorso alla Dieta (Parlamento) che l’editorialista del The Japan Times ha definito “storico”. L’uditorio al quale si rivolgeva effettivamente l’oratore non era solo il parlamento, ma anche milioni di giapponesi e cinesi: questi ultimi vi hanno assistito in tempo reale attraverso schermi giganti disposti nelle piazze delle principali città della Cina.

Wen ha esordito lodando Abe per la visita che ha fatto a Pechino in ottobre, definendola una visita per “rompere il ghiaccio”, e ha aggiunto che considerava la sua a Tokyo una visita per “sciogliere il ghiaccio”. Ma per ottenere lo scopo prefissosi occorreva affrontare il tema della storia che è all’ origine della formazione del ghiaccio. Lo ha fatto in modo magistrale corteggiando il popolo giapponese qui e cercando di domare i sentimenti antinipponici dei cinesi che lo ascoltavano in patria.

Dopo aver messo i due popoli uno accanto all’altro, considerandoli ambedue vittime dell’arroganza aggressiva di un gruppo di militaristi, ha detto: “Il governo e i leader giapponesi hanno espresso il loro atteggiamento sui problemi storici, hanno ammesso pubblicamente le colpe, espresso pentimento e chiesto scusa alle nazioni vittime” e ha aggiunto: “il governo e il popolo cinesi apprezzano attivamente questo atteggiamento”.

Pur non accennando mai ai due temi dell’attuale controversia: la visita dal santuario Yasukuni da parte di leader politici giapponesi e i vari tentativi di correggere i libri di storia, non ha sorvolato l’argomento. “Noi speriamo sinceramente che il Giappone proverà con azioni concrete le dichiarazioni e le promesse fatte”. Trasparente invito ai leader giapponesi a non ripetere mai più visite allo Yasukuni.

Wen ha, poi, ringraziato il Giappone per il sostegno (economico e tecnologico) offerto alla Cina che le ha permesso di “raggiungere l’attuale modernizzazione”, e ha aggiunto “non lo dimenticheremo mai”. Ha avuto anche il coraggio di ammettere che “la Cina è ancora una nazione in via di sviluppo. Essa ha una popolazione molto numerosa e i fondamenti dello sviluppo sono ancora deboli. La via per realizzare la modernizzazione è lunga”.

Il professor Tomoyuki Kojima, dell’università Keio (Tokyo) ha detto che il discorso del premier cinese “è stato molto interessante e fatto con scopi chiari e importanti”. Secondo Kojima, Wen ha tentato di sottolineare per l’uditorio cinese l’importanza delle relazioni economiche con il Giappone e la necessità di lasciar cadere sentimenti radicali antigiapponesi. E ha tentato di convincere i giapponesi che l’atteggiamento della Cina verso il Giappone è cambiato. Anche Yasuhisa Shiozaki, capo del Gabinetto, ha definito il discorso “molto positivo” e la signora Chikage Ogi, presidente del Senato, ringraziando commossa l’ospite ha concluso dicendo: “Credo che il ghiaccio sia stato sciolto proprio ora”.

Dietro il successo di Wen c’è senza dubbio l’abile regia della leadership cinese, ma questa non avrebbe osato tanto se non fosse stata cosciente che esiste una diffusa corrente di simpatia verso il Giappone  tra la popolazione della Cina, specialmente quella che vive nelle città della “fascia marittima”.

A ricevere Wen all’aeroporto di Haneda (Tokyo) c’era un folto gruppo di cinesi. Gli studenti cinesi registrati in Giappone sono più di 90mila. Secondo un’inchiesta dell’agenzia  Reuters la maggior parte di questi non odiano il Giappone. Al contrario i “sentimenti verso il Giappone sono relativamente positivi e anche più positivi dei sentimenti verso le altre nazioni” ha detto Shao Wei, vice-direttore del centro per gli scambi culturali in Cina. Questi risultati smontano lo stereotipo che presenta i cinesi educati in Giappone ostili verso il Paese che li ha ospitati.

Abe, dopo il colloquio con il collega cinese ha detto che per costruire una reciproca fiducia più grande sono importanti più visite reciproche. “Desidero visitare ancora la Cina entro quest’anno e spero che il presidente cinese Hu Jintao faccia una visita in Giappone nei primi mesi dell’anno prossimo”, ha aggiunto. Il desiderio del primo ministro giapponese è sincero ma è anche noto che Abe lo ha espresso perchè la diplomazia cinese l’ha chiesto.

Ora la palla è nel campo del governo giapponese. Se Abe decidesse, anche per ragioni private, di compiere una visita allo Yasukuni, il processo di disgelo subirebbe un preoccupante arresto.

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