05/09/2016, 11.04
CINA – INDIA – ASIA
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La “missione fallita” di Madre Teresa in Cina: un rammarico perenne

di Li Qiang

Il coordinatore del tentato ingresso delle Missionarie della Carità nel Paese asiatico ricorda per AsiaNews i giorni dell’arrivo della nuova santa, l’entusiasmo del governo locale e la porta sbattuta in faccia da Pechino. Un racconto in prima persona per celebrare la canonizzazione e testimoniare la verità.

Pechino (AsiaNews) – Madre Teresa, insieme a un gruppo di otto sorelle guidate da lei, arrivò a Hong Kong venerdì 18 marzo 1994. Alle 8 del mattino dopo avevano un volo diretto a Haikou, capitale dell’isola di Hainan, Cina meridionale. Prima di quel viaggio alcune assistenti della Madre avevano visitato Hainan diverse volte. Il p. John Worthley, all’epoca docente alla Seton Hall University, aveva compiuto due o tre visite accademiche sull’isola, facendo lezioni sull’amministrazione pubblica e sulla gestione del business presso la Hainan University e la Hainan Foreign Trade School.

Nel corso delle sue visite, il padre aveva espresso il desiderio di Madre Teresa di aiutare i poveri della Cina: egli aveva ricevuto una risposta molto positiva dall’Associazione provinciale dei disabili di Hainan, risposta approvata dal Dipartimento provinciale per gli Affari civili.

Madre Teresa avrebbe inviato alcune delle sue sorelle ad Hainan per aiutare i bambini disabili e gli orfani dello Hiakou Welfare Center, istituzione governativa della capitale che all’epoca ospitava circa 150 minori: si trattava del “primo passo” nella sua missione caritativa ad Hainan. Due religiosi – sorella Jan Petrie e fratel Bill Petrie – aveva compiuto ciascuno alcune visite per discutere i dettagli con il Centro e con l’Associazione disabili.

L’Associazione provinciale e il Dipartimento Affari civili avevano parlato del progetto con l’Associazione nazionale dei disabili che – all’epoca – era guidato da Deng Pufang, figlio del presidente cinese Deng Xiaoping. Quest’ultimo aveva dato il suo assenso, pur esprimendo alcune “preoccupazioni” sul “possibile” legame fra Madre Teresa e il Vaticano.

Per rispondere a queste preoccupazioni, la Madre aveva mandato una lettera ad Hainan in cui sottolineava che le Missionarie della Carità “non fanno mai alcun paragone fra le culture o fra le nazioni; non criticano mai alcun governo”. Ella chiariva inoltre che la Congregazione rappresentava “una Ong caritatevole, devota ai poveri di tutto il mondo, senza distinzione di Paese o istituzione politica”.

Con l’approvazione di Pechino, Hainan inviò dunque un invito alla Madre. Lei e otto delle sue sorelle erano a Hong Kong, il “cancello meridionale” della Cina, in attesa di un volo per la mattina successiva. All’improvviso però, proprio alla vigilia del viaggio, Pechino inviò un ordine urgente alle autorità locali: “Nessuna missione o visita di Madre Teresa è permessa. Altrimenti, tutte le conseguenze ricadranno su di voi”. Il testo non specificava alcuna ragione per questo cambiamento, ma ritengo che esso fosse collegato al “possibile” legame con il Vaticano.

I funzionari di Hainan erano imbarazzati e spaventati, e non sapevano come gestire questa tremenda situazione. Hai invitato degli ospiti e ora loro sono alla tua porta; vengono con le migliori intenzioni del mondo, vogliono soltanto aiutare. Ma Pechino cambia idea e chiude loro la porta in faccia.

Sin dall’inizio di questo tentativo, io avevo svolto il ruolo di interprete e di coordinatore. Ma ero anche l’unico coinvolto – dal lato di Hainan – senza una posizione governativa ufficiale che mi potesse essere tolta. Quindi Fu Hesen – all’epoca presidente dell’Associazione dei disabili dell’isola – mi affidò il compito di risolvere il problema.

La speranza di vedere l’arrivo di Madre Teresa era ancora forte in me, quindi decisi di chiamare l’ufficio di Deng Pufang per chiedere una revisione della decisione. Provai a chiarire la posizione delle Missionarie, ricordando la lettera della Madre sul “non coinvolgimento politico”. Sun Junyi – segretario di Deng – mi rispose dopo essersi confrontato con il suo capo: “Assolutamente no”.

Mi sentivo come se avessi subito una sconfitta totale. Chiamai la Madre, e con vergogna dovetti informarla dei falliti tentativi. Fu Madre Teresa a confortare me con la sua voce calma e gentile: era preoccupata soltanto di possibili punizioni nei confronti dei funzionari locali di Hainan. Le dissi che mi sarei assunto ogni responsabilità, dato che non ero un funzionario governativo, e lei mi ringraziò.

Alcuni media di Hong Kong scoprirono tutta la storia, e cercarono – indignati – di denunciare al mondo intero l’accaduto e l’inconsistenza della Cina. Lo ritenevano un vero e proprio scandalo. Madre Teresa tenne il suo dispiacere per se e volle fermare i giornalisti. Riportò le sue assistenti a Calcutta, lasciando dietro le sue spalle un rammarico perenne: per la sua missione, per i poveri della Cina e per me.

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