09/03/2017, 10.25
RUSSIA
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Lacrimazioni politico-religiose nella Russia di Putin

di Vladimir Rozanskij

Una deputata del partito del presidente riferisce di liquidi miracolosi comparsi in una chiesa della riconquistata Crimea da un busto dell’ultimo zar, canonizzato nel 2000, e un sindaco di lacrime da una statua di Lenin.

 

Mosca (AsiaNews) - Il fenomeno della lacrimazione di statue e immagini dei santi è ben noto nella storia della Chiesa, sia in Oriente che in Occidente, e ha dato vita a molte e importanti devozioni, costruzione di santuari, conversioni e manifestazioni popolari della fede. In Russia tale fenomeno ha sempre rivestito proporzioni più rimarchevoli rispetto al resto del mondo cristiano, sia cattolico che ortodosso, attribuendo una speciale importanza al fenomeno della lacrimazione delle immagini e della trasudazione di liquidi miracolosi dalle ossa dei santi (famosa la "Manna di S. Nicola" che viene raccolta dai resti del santo di Bari e molto ricercata dai russi come oggetto di devozione).

Nella nuova Russia post-ateista, tale prodigioso fenomeno è stato considerato uno dei principali segnali della benevolenza divina per la "rinascita religiosa" della Russia: le lacrime delle icone antiche testimoniano della consolazione divina per i decenni di persecuzione, e quelle delle nuove icone dipinte per le chiese ricostruite, o di nuova edificazione, valgono ancor di più in segno di entusiasmo per la fede che rinasce. Succede quindi spesso che i fedeli, che sostano in preghiera davanti alle icone secondo il costume ortodosso, notino segni e tracce di tale manifestazione "liquida" e materiale della divina grazia, e proprio le nuove chiese e le nuove parrocchie considerano quasi indispensabile la conferma delle lacrime divine per la loro inaugurazione.

Tale segnale di soprannaturale approvazione pare oggi estendersi non solo alla devozione e alla pratica religiosa vera e propria, ma perfino alla "santa impresa" della politica russa di questi anni, impegnata a difendere l'orgoglio nazionale proprio in nome della fede e della missione della Russia in un mondo sempre più abbandonato al degrado morale, sociale ed economico. Tale missione ha raggiunto il suo apice nella recente "riconquista" della Crimea, terra santa del popolo russo e del suo cristianesimo millenario, dove il principe Vladimir il Grande accolse la fede cristiana per poi donarla all'intero suo popolo, facendolo battezzare nelle acque del fiume Dnepr. Ebbene proprio in Crimea, in una cappella di Simferopol dedicata ai santi membri della famiglia imperiale massacrata dai bolscevichi nel 1918, la benedizione divina si è materializzata nelle lacrime del busto del santo imperatore Nicola II, canonizzato nel grande sinodo del 2000 dopo la fine del comunismo.

A dare la notizia lo scorso 6 marzo, in qualità di testimone oculare, è stato un personaggio ben noto alle cronache degli ultimi anni, l'ex-procuratore della Crimea e ora deputato della Duma di Stato Natalja Poklonskaja. La donna magistrato, trentenne molto avvenente, fu uno dei simboli della riannessione della Crimea alla Russia, nel contesto del conflitto con l'Ucraina tuttora in corso: si dimise nel febbraio 2014 dall'incarico che rivestiva in una procura di provincia, in polemica con i "fascisti ucraini" che avevano imposto lo stato di guerra, e nel maggio successivo, dopo l'avventura annessione, fu nominata da Putin procuratore generale della nuova Crimea russa. In questi due anni si è ulteriormente fatta notare per aver arrestato e messo fuorilegge i rappresentanti dell'opposizione tartara all'amministrazione russa della regione, per poi dimettersi nel 2016 in seguito all'elezione alla Duma di Stato, come deputata del partito di Putin "Russia Unita".

Da deputata, la Poklonskaja ha fatto rumore nell'ottobre 2016 con un'interrogazione parlamentare e l'appello alla Procura contro il film "Matilda", in cui si racconta della presunta liaison tra il giovane Nikolaj Romanov, futuro zar, con la ballerina Matilda Kshesinskaja. La deputata in questo caso si faceva portavoce delle lamentele del movimento ultra-nazionalista denominato "Tsarskij Krest" ("Croce imperiale"), che segnalava nel film del regista Aleksej Uchitel "uno stravolgimento degli avvenimenti storici e una provocazione anti-russa e antireligiosa nell'ambito della cultura".

Quando la deputata ed ex-procuratore d'assalto ha quindi potuto assistere alle lacrime dello zar a Simferopol, vi ha subito visto una conferma dell'importanza di difendere la fede e la patria dai nemici interni ed esterni, non solo con la censura dei film antipatriottici, ma con misure ancora più radicali di controllo dell'intera popolazione, come da più parti si auspica e si sta anche mettendo in pratica, vista l'intensificazione delle perquisizioni e delle confische negli ultimi giorni, anche negli appartamenti privati.

La vicenda ha assunto contorni di interesse nazionale, e la stessa Chiesa ortodossa si è occupata direttamente della questione. Una commissione di cinque sacerdoti della diocesi di Simferopol e della Crimea ha esaminato il busto di Nicola II a Simferopol, ed è giunta alla conclusione che attualmente il monumento non lacrima. "Al momento della visita della cappella dei santi martiri imperiali, la commissione non ha rilevato tracce di lacrimazione sul busto di bronzo dello zar-martire Nicola II e sulle icone della cappella", si legge nel comunicato della diocesi del 7 marzo. Insieme a ciò, la commissione ha raccomandato al sacerdote della cappella di continuare a osservare, e "in caso di apparizione di tracce di lacrimazione, di comunicarlo immediatamente al vescovo ordinario e alla commissione". Il busto di Nicola II è stato esaminato dall'archimandrita Kallinik (Chernyshev), dal protoierej Nikolaj Dotsenko e dai sacerdoti Bogdan Severin, Ioann Shimon e Ioann Pristanskij.

Il fatto della lacrimazione della statua era stato comunicato dalla Poklonskaja alla televisione, sul canale patriottico "Tsargrad" ("Città Imperiale"). Essa ha fatto riferimento anche ai collaboratori della Procura generale di Crimea che presiedeva fino a poco tempo fa. Le parole della deputata sono state poi confermate dal padre spirituale della cappella: secondo le sue parole, ha lacrimato non soltanto il busto dello zar, ma anche molte icone adiacenti. Il capo della Commissione sinodale per le canonizzazioni dei santi del Patriarcato di Mosca, il vescovo Pankratij, ha proposto di fare una verifica sulla lacrimazione. "Non vogliamo criticare la giovane deputata, ancora inesperta in politica, e non bisogna dare importanza agli sbruffoni senza-Dio che commentano in rete: la bara raddrizza il gobbo", ha osservato il vescovo usando un noto proverbio russo, e ha proseguito riferendosi negativamente anche ai "coltissimi intellettuali e teologi ortodossi, ai quali la sola idea della lacrimazione provoca dei sarcastici risolini".

Il vescovo ha ricordato che la storia ricorda moltissimi casi di lacrimazione, spesso accompagnati da guarigioni, affermando di essere stato lui stesso testimone della lacrimazione di un'icona di Nicola II che era stata portata al monastero di Valaam, di cui era il superiore. Le lacrime dell'icona erano tracimate al di fuori della bacheca che la ricopriva, e si riversavano per terra, secondo il racconto di mons. Pankratij: "quando abbiamo trasportato l'icona in chiesa, l'abbiamo posta sull'apposito ambone di fronte all'antica icona del Salvatore, accanto alla colonna di destra. In quel momento la folla che gremiva la chiesa ha cominciato ad esclamare dallo stupore e ad agitarsi: proprio davanti ai loro occhi, dalla mano destra benedicente del Cristo sull'antica immagine cominciò a scorrere un liquido di soave fragranza, e alcuni rivoli di esso hanno sgocciolato a terra. Un fenomeno analogo si è ripetuto nell'eremo Smolenskij del monastero, legato storicamente alla famiglia imperiale dei Romanov, poiché fino al 1940 nello stesso eremo erano nascosti i gioielli dell'imperatrice Aleksandra", così si conclude la testimonianza del vescovo.

Sulle ali dell'entusiasmo per il segno prodigioso di Simferopol, occorre registrare una dichiarazione ancora più clamorosa: in una città del nord della Russia avrebbe lacrimato lo stesso Lenin. Il sindaco di Svetogorsk, nella regione di Vyborg ai confini con la Finlandia, Sergej Davydov, ha infatti comunicato il 7 marzo che in città si è messa a lacrimare la statua di Vladimir Ilich Lenin, che si erge sulla piazza Rossa della cittadina. "Sono passato stamattina dalla piazza, e ho notato un cambiamento appena percettibile sul volto della nostra antica guida. Mi sono avvicinato e ho capito che dal volto di Ilich scorreva una lacrima. Di sicuro non si trattava di gocce piovane. Allora ho capito che anche il monumento di Lenin lacrimava" ha affermato il capo dell'amministrazione comunale. Secondo le parole di Davydov, in Russia "stanno succedendo dei veri miracoli. Non so se i prodigi supereranno i confini, ma io al posto dei finlandesi non starei tranquillo. Non mi importa se qualcuno pensa che Lenin non pianga, e prende in giro la Poklonskaja". Il sindaco di Svetogorsk è noto per le sue affermazioni stravaganti; di recente ha sostenuto che nella sua città non esiste neanche un omosessuale.

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