09/11/2012, 00.00
INDONESIA
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Lampung, violenze islamiche: folla inferocita incendia case ed edifici

di Mathias Hariyadi
A fronteggiarsi due villaggi, abitati da nativi e da migranti di origine Javanese. Alla base del raid la morte a metà ottobre di un ladro, scoperto a rubare una mucca. I parenti si sono vendicati scatenando un feroce attacco. La polizia ha avviato un’inchiesta per capire se vi sono provocatori o elementi che fomentano la tensione interconfessionale.

Jakarta (AsiaNews) - Nuove violenze etniche e confessionali nella provincia di Lampung, sull'isola indonesiana di Sumatra, dove la scorsa notte si sono fronteggiati gli abitanti di due diversi villaggi, l'uno musulmano - maggioranza nel Paese - e l'altro composto da "migranti" originari di Java. Secondo un primo bilancio sarebbero decine le case incendiate e gli edifici pubblici danneggiati dalla folla inferocita. Gli scontri, concentrati ieri nella reggenza di Central Lampung, continuano in tutta la regione nonostante la firma di un accordo di pace a Kalianda che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto mettere la parola fine all'odio settario.

Protagonisti dell'ultimo episodio di violenza gli abitanti dei villaggi di Buyut Udik e di Kusumadadi. Il primo sarebbe composto in maggioranza da islamici nativi Lampung, mentre il secondo formato da discendenti di "migranti" di origine Javanese. Come spesso accade, l'assalto scatenato nella notte è originato da motivi pretestuosi e montati ad arte da elementi "provocatori", che hanno tutto l'interesse ad alimentare il conflitto.

Secondo le testimonianze, il 18 ottobre scorso un abitante del villaggio di Buyut Udik avrebbe rubato una mucca di proprietà di un contadino di Kusumadadi. In Indonesia capita spesso che un ladro o un borseggiatore scoperti a rubare vengano "puniti" sul posto, senza tribunali né processi; e in alcuni casi i "giustizieri" calcano la mano, arrivando persino ad ammazzare il malfattore.

Così è successo, e il ladruncolo è stato ucciso da un gruppo di persone presenti sulla scena. Ora, a distanza di alcune settimane, la famiglia e il villaggio di origine del malvivente hanno scatenato un contrattacco, in risposta alla morte del congiunto, al termine del quale si contano decine di case incendiate e gravi danni nella zona.

Restano però alcuni interrogativi, ai quali la polizia cercherà di dare una risposta: in primis, perché la rappresaglia è avvenuta a tre settimane e mezzo di distanza. E ancora, vi è qualcuno che ha "orchestrato" questo massiccio attacco, sfruttando ad arte l'incidente per colpire altri obiettivi e scatenare una faida. Fra gli elementi in gioco, vi è di certo l'odio interconfessionale fra musulmani e indù, unito a divisioni etniche fra i nativi Lampung e i "migranti" provenienti da Java.

Le autorità hanno stanziato centinaia di agenti nella zona, per spegnere sul nascere ulteriori focolai di violenze. Intanto da più parti arrivano appelli al governo centrale a Jakarta, perché prenda provvedimenti seri ed efficaci oltre che "prevenire la distruzione di case ed edifici pubblici". Già a fine ottobre la provincia di Lampung è stata teatro di pesanti scontri interconfessionali, innescati da futili motivi e che hanno causato la morte di almeno 14 persone (cfr. AsiaNews 30/10/2012 Lampung, 14 morti e migliaia di sfollati negli scontri fra nativi e migranti balinesi).

La provincia di Lampung è un territorio a maggioranza musulmana, all'intero del quale risiedono anche diverse popolazioni non-native della zona, che hanno fedi religiose, origini etniche e tradizioni diverse. All'origine di questa commistione la politica di "trasmigrazione" promossa dal presidente Suharto, al potere tra il 1966 e il 1998, mirata a svuotare le aree più popolose come l'isola di Java, per "riempirne" altre con una densità abitativa di gran lunga inferiore. Tra queste le province di Bengkulu, Riau, South Sumatra e, appunto, Lampung dove i migranti hanno poi stabilito la dimora, promosso attività e praticato il culto di appartenenza.

 

 

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