23/04/2020, 12.32
FILIPPINE
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Le carceri filippine possibile grave focolaio di coronavirus

Le Filippine hanno alcune delle prigioni più sovraffollate del mondo, anche a seguito della guerra alla droga del presidente Rodrigo Duterte. Le autorità sanitarie affermano che oltre mille operatori sanitari sono stati infettati, con 26 morti, tra i quali 19 medici.

Manila (AsiaNews) – Le carceri filippine stanno divenendo un focolaio di coronavirus con 123 detenuti infetti. Lo hanno rivelato, ieri, funzionari, aggiungendo preoccupazione tra gli attivisti sui rischi di contagio in alcune delle prigioni più sovraffollate del mondo.

Il sindaco di Cebu City ha dichiarato che un nuovo edificio della prigione in grado di gestire 3mila persone sarà utilizzato come struttura di isolamento per un focolaio che rappresenta il 40% dei casi nella seconda città più grande delle Filippine. Non ci sono notizie sulla possibile fonte dell'epidemia. Diciotto casi sono stati trovati in una prigione nella città di Quezon, compresi nove membri dello staff, e i media hanno riportato infezioni in altre strutture.

Human Rights Watch (HRW) è  tra i gruppi che hanno chiesto di liberare i detenuti per reati minori e non violenti, o quelli con cattive condizioni di salute per creare più spazio. Attivisti di tutto il mondo hanno sollecitato i governi a liberare i prigionieri politici. HRW questo mese ha avvertito della probabilità di un grave focolaio di coronavirus nelle Filippine "che metterebbe in pericolo la vita di prigionieri la cui salute le autorità hanno il dovere di proteggere".

L'epidemia del carcere di Cebu è tra i più grandi cluster di coronavirus delle Filippine, dove a partire da mercoledì, ci sono stati 6.710 infezioni e 446 morti. Circa il 70% dei casi si trova nella capitale, Manila.

Le prigioni filippine sono notoriamente sovraffollate a causa di una combinazione di povertà, alti tassi di criminalità e un sistema giudiziario incapace di far fronte a un enorme volume di casi. Mancano difensori pubblici, i giudici sono sopraffatti di lavoro e denaro insufficiente per la cauzione fanno sì che i sospetti in genere trascorrono lunghi periodi - a volte anni - in detenzione in attesa di udienze giudiziarie che spesso finiscono con assoluzioni. A dicembre, quasi 90mila persone nelle Filippine erano in attesa di processo.

La guerra alla droga del presidente Duterte ha aggravato il problema, aggiungendo ogni anno decine di migliaia di persone alle carceri, con il 71% di detenuti accusati di reati connessi alla droga.

Lunedì la Corte suprema ha stabilito che, a causa delle preoccupazioni per il coronavirus, i giudici dovrebbero liberare urgentemente i prigionieri ammissibili al rilascio temporaneo o anticipato.

Nel frattempo, oltre mille operatori sanitari sono stati infettati dal coronavirus, 26 dei quali sono morti a causa della malattia, ha riferito il dipartimento della sanità. I 1.062 operatori sanitari colpiti rappresentano il 16% del numero totale di persone infette nel Paese, ha rivelato il sottosegretario alla sanità Maria Rose Vergeire.  Il dato è il più alto in Asia, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che ha osservato che il tasso medio di infezione nella regione è del 2-3%.  Vergeire ha aggiunto che la maggior parte degli operatori sanitari infetti, 422, sono medici, seguiti da 386 infermieri. Gli altri sono tecnici, radiologi, assistenti infermieristici e personale amministrativo in ospedali e cliniche. Dei 26 morti, 19 erano medici.

Il dipartimento della sanità ha dichiarato che sta lavorando a stretto contatto con l'OMS per indagare se le strutture sanitarie stanno seguendo le linee guida sul controllo delle infezioni per proteggere i propri lavoratori. "Siamo pronti a fornire supporto ai nostri front-line che ogni giorno si sacrificano in questa lotta contro Covid-19", ha detto ancora Vergeire.

Duterte dovrebbe decidere in settimana se il lockdown sull'isola più popolosa di Luzon sarà esteso, eliminato o allentato dopo il 30 aprile.

Per rispondere alle crisi innescate dalla pandemia, la Chiesa filippina ha promosso una serie di iniziative caritatevoli. Fra queste vi è la decisione dell’arcidiocesi di Cebu di aprire il centro che ospita il Congresso eucaristico internazionale (Iec) alle persone che mostrano sintomi di coronavirus e non possono garantire l’isolamento fra le mura domestiche.

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