07/08/2008, 00.00
ARABIA SAUDITA
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Le nozze tra un bambino di 11 anni e una di 10 riaprono la questione dei matrimoni di minori

Chi resta favorevole si fa forza sulla possibile divisione dello sposalizio in due fasi: nella prima c’è il consenso, nella seconda la moglie va a casa del marito, ma solo dopo la pubertà. Gli oppositori ricordano la necessità che la donna esprima la sua volontà e chiedono una legge.
Riyadh (AsiaNews) – Il caso di un ragazzino di 11 anni che ha invitato i suoi compagni delle  elementari al suo matrimonio con una cugina di 10 ha riaperto in Arabia Saudita la questione delle nozze dei minorenni. Quelle di Muhammad Al-Rashidi, racconta Arab News, sono state “sospese”, per le pressioni esercitate su suo padre dal governatore di Hail, città ove dovevano svolgersi. Ma la vicenda ha riproposto una questione che, peraltro, non riguarda solo i sauditi, visto che è di aprile il caso della ragazza yemenita di otto anni che ha chiesto il divorzio dal marito che aveva quattro volte la sua età.
 
Le posizioni non sono pacifiche. “Questi matrimoni – sostiene Zuhair Al-Harithy, della Commissione per i diritti umani – violano accordi internazionali firmati dal nostro Paese” e “stiamo studiando il problema”. Il fatto è che in Arabia Saudita non ci sono leggi che fissano l’età minima per il matrimonio e neppure statistiche su quanti siano i matrimoni che coinvolgono bambini.
 
Il fatto è che sebbene sia richiesto il consenso della donna, alcuni funzionari non lo chiedono. Peraltro, le nozze possono essere divise in due fasi: nella prima c’è l’impegno, preso personalmenteo dal “guardiano” che ogni donna deve avere – ed accade che genitori facciano sposare una bambina di un anno – nella seconda la moglie, che tale ggiuridicamente già è, va a casa del marito, ma ciò, in teoria, solo dopo la pubertà. Ahmad Al-Muabi, un funzionario addetto ai matrimoni, difende la situazione attuale: un uomo, dice “può contrarre un contratto matrimoniale con una ragazza di un anno, per non parlare di una di nove, sette o otto”. “E’ solo un contratto che indica consenso”.
  
Fiero oppositore dell’attuale situazione, un noto studioso islamico, Sheikh Muhammad Al-Nujaimi, diche che “ci sono diverse opinioni religiose su tale questione e per questo è necessario che il governo faccia una legge”. Della stessa opinione attivisti per i diritti umani, secondo i quali la situazine attuale permette anche di nascondere rapporti illeciti. Seppure in modo indiretto tra gli oppositori si può annoverare lo stesso Grand Mufti Sheikh Abdul Aziz Al-Asheikh, per il quale “l’Islam afferma che entrambe le parti debbono esprimere consenso sul contratto di matrimonio” e “il guardiano non può imporre alla donna la sua scelta” o “forzarla a sposare uo che lei non vuole”.
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