22/08/2011, 00.00
SIRIA
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Le sicure risposte di Assad all'Occidente

di JPG
Il presidente rivendica il sostegno del popolo siriano e critica Barack Obama e l’Europa. Il programma dei cambiamenti: elezioni locali a dicembre; elezioni parlamentari nel febbraio 2012; nuova legge sulla libertà d’espressione entro la fine del Ramadan; emendamenti alla costituzione per aprire al multipartitismo. Oggi riunione d’urgenza della Commissione Onu per i diritti umani sul caso Siria. Missione umanitaria Onu già all’opera a Damasco.
Damasco (AsiaNews) – Il presidente siriano non ha alcuna intenzione di dimettersi e ha annunciato elezioni locali per dicembre ed elezioni parlamentari per il febbraio 2012. In un'intervista di 42 minuti, ieri sera alla tv statale, Bashar al-Assad ha risposto con una molta serenità alle domande, ovviamente concordate, di due giornalisti. In realtà, rispondeva alle critiche formulate da Stati Uniti e Unione Europea, rigettando le loro accuse e difendendo il proprio regime.

Sulle future elezioni, egli ha fatto un cenno all'eventuale riforma dell'articolo 8 della Costituzione attuale, che attribuisce un ruolo di direzione dello Stato al partito Baath. In merito, il presidente ha osservato che "l'articolo 8 è l'essenza del regime politico nella costituzione e numerosi altri articoli vi sono vincolati; e dunque abrogare l'uno senza gli altri non è logico, e perciò ci vuole una riforma d'insieme della costituzione". Una commissione ad hoc dovrebbe preparare tale revisione nel corso dei prossimi tre o sei mesi. Ha aggiunto che, nella riunione del comitato centrale del partito che ha presieduto il 17 agosto, ci sono state discussioni in merito, e che si è studiato come il partito "potrebbe conservare la sua posizione nei prossimi decenni".

Assad ha pure annunciato che entro tre giorni, saranno pubblicate le norme d'applicazione della recente legge sulle elezioni e quelle sulle domande di formazione di nuovi partiti, che avranno la possibilità di prepararsi a partecipare alle prossime elezioni. Egli ha anche detto che la nuova legge sull'informazione e la libertà d'espressione sarà pubblicata prima della fine del Ramadan, cioè prima della fine di agosto.

A proposito della situazione attuale e delle proteste della piazza, il presidente ha riconosciuto che nelle ultime settimane esse erano diventate "più violenti", ma che ora "le cose vanno meglio". Ha pure affermato che "la soluzione in Siria è una soluzione politica, ma quando ci si trova davanti a problemi di sicurezza, bisogna reagire con le istituzioni responsabili della sicurezza, cioè la polizia, le forze dell'ordine e la lotta antiterrorismo".

Ciò significa che continuerà quello che il regime chiama “protezione del popolo contro terroristi e "gang armate" e che l'opinione internazionale chiama “crudele repressione dell'opposizione”. Il presidente non ha chiarito cosa intendeva quando, diversi giorni fa, aveva risposto ad una chiamata del segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, dicendo che le operazioni militari contro l'opposizione erano concluse (v, 18/08/2011 Assad a Ban Ki-moon: le operazioni militari sono terminate). Del resto, quella conversazione telefonica, è stata totalmente ignorata dai media siriani.

Al-Assad ha respinto gli appelli del presidente Barack Obama e dell'Unione Europea a farsi da parte. E ha detto che egli è stato "eletto dal popolo siriano" e non "designato dagli Stati Uniti o dall'Occidente". Ha pure detto che un'eventuale intervento militare contro la Siria avrebbe conseguenze negative per i suoi autori, e ciò sarebbe dovuto alla "posizione geopolitica" ed alle "potenzialità" della Siria. Assad ha pure aggiunto che le eventuali sanzioni economiche non avranno effetti profondi sull'economia siriana.

In tarda serata, in diverse città del Paese, ci sono state alcune manifestazioni, per protestare contro il discorso del presidente.
Quanto al "Consiglio nazionale" che ieri doveva insediarsi ad Istanbul per preparare il "dopo Assad", esso è stato contestato da alcune fazioni dell'opposizione, e non è giunto a prendere alcuna decisione concreta.

Intanto è giunta a Damasco la missione umanitaria dell'ONU, che ha cominciato la sua indagine, la cui prima fase sarà conclusa il 25 agosto. Presieduta da Rashid Khalikov, direttore dell'Ufficio di Coordinazione degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra, essa ha il compito di verificare la situazione degli sfollati e della popolazione. La domanda Onu, formulata lo scorso maggio, era stata accettata da Assad solo la scorsa settimana.
In parallelo, il Consiglio Onu per i Diritti Umani si riunisce oggi a Ginevra in sessione d'urgenza. Su richiesta di 24 dei suoi 47 membri (tra i quali quattro Paesi arabi: Arabia Saudita, Kuwait, Qatar e Giordania), dovrà esaminare le violazioni dei diritti umani in Siria.
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