03/06/2004, 00.00
INDIA-ARABIA SAUDITA
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Leader cattolico al re saudita: "Liberate il prigioniero cristiano"

New Delhi (AsiaNews) – "Chiediamo a Sua Maestà di intraprendere le dovute misure affinché la polizia religiosa ponga fine alla tortura di Brian Savio O'Connor, gli sia concesso un processo equo e venga rilasciato". Con queste parole l'attivista cattolico John Dayal chiede a re Fahd bin Abdulaziz Al Saud, la liberazione del cittadino indiano. Dayal ha scritto una lettera di protesta al sovrano arabo tramite l'ambasciatore saudita in India.

John Dayal è vice presidente dell'All India Catholic Union, che rappresenta 16 milioni di fedeli indiani. Nella sua lettera a re Fahad, Dayal sottolinea i rapporti amichevoli fra India e Arabia Saudita: "Molti indiani, tra cui numerosi cattolici, abitano e lavorano in modo pacifico in Arabia Saudita". Dayal afferma di aver appreso con "profondo dolore e disgusto" la notizia dell'arresto di O'Connor da parte della polizia saudita: "La libertà religiosa fa parte della civiltà contemporanea. Appartiene ai diritti stabiliti dalle Nazioni Unite per tutti gli essere umani" conclude Dayal.

O'Connor è stato rapito sei mesi fa dalla Muttawa [la polizia religiosa saudita], mentre si trovava in una strada di Riad. Condotto in una moschea, è stato torturato e picchiato: "Mi hanno appeso a testa in giù" ha dichiarato a chi l'ha visitato in prigione. "Mi hanno tirato pedate sul petto e giocavano a calcio con la mia testa". O'Connor è stato quindi condotto nel carcere di Olaya, a Riad, dove attualmente è detenuto. La polizia locale ha affermato di non aver interrogato O'Connor: è stata la Muttawa ad arrestare, interrogare e picchiare il prigioniero cristiano.

O'Connor è stato accusato di uso di droga, di vendita di liquori e di aver predicato Gesù Cristo. La famiglia di O'Connor ha dichiarato che le accuse di droga sono state inventate dalla polizia.  O'Connor è stato minacciato di morte se non abiurava la sua fede. È conosciuto come un cittadino esemplare e un buon cristiano nella comunità indiana residente in Arabia Saudita.

Spesso la polizia religiosa saudita ha praticato violenze e torture su cristiani. Li ha poi costretti a firmare documenti in arabo in cui ammettevano i crimini di cui erano accusati. (LF)

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