20/03/2018, 13.49
PAKISTAN
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Leader cristiani e società civile: basta con gli abusi della legge sulla blasfemia

di Kamran Chaudhry

Inviata una petizione al premier perché intervenga a favore dei due cugini cristiani accusati. Assicurare misure effettive per l’incolumità e la sicurezza degli accusati e delle loro famiglie. Un organ ismo ecumenico per i cristiani perseguitati.

Lahore (AsiaNews) – “I casi che riguardano le leggi contro la blasfemia si basano su false accuse per consumare vendette personali, a volte conducendo all’uccisione di persone innocenti, e a folle inferocite contro le minoranze in particolare”. È quanto i leader della Chiesa e le organizzazioni della società civile hanno denunciato in una petizione con cui chiedono l’intervento urgente del primo ministro pakistano, Shahid Khaqan Abbasi, in un contesto di crescenti accuse di blasfemia rivolte ai cristiani.

La petizione è stata inviata dal Pakistan Christian Action Forum (Pcaf) il 13 marzo, chiedendo ad Abbasi di agire subito in favore di Patras e Sajid Masih, i cugini cristiani accusati lo scorso mese di aver postato foto blasfeme su Facebook. Sajid Masih al momento si trova all’ospedale, dopo essersi gettato dal quarto piano del quartier generale della Federal Investigation Agency (Fia) del Punjab durante l’interrogatorio. I firmatari chiedono al premier di “intervenire e aiutare il governo del Punjab a sconfiggere tale abuso delle leggi sulla blasfemia in generale e a riguardo dei suddetti incidenti in particolare”. La petizione propone diverse misure che il governo del Punjab dovrebbe considerare insieme a quello federale, inclusa la possibilità di istituire un gruppo di indagine indipendente per le vicende concernenti i due cugini.

“Il suo rapporto deve essere reso pubblico in due settimane”, cita il documento. “Ritirare il Fir [First Information Report, documento redatto dalla polizia su presunti crimini, ndr] per tentato suicidio contro Sajid Maish e chiamare il personale Fia coinvolto perché renda conto del proprio abuso di potere. Assicurare che siano prese misure effettive per l’incolumità e la sicurezza degli accusati e delle loro famiglie addolorate. Costituire un comitato di attuazione per l’osservanza dell’ordine della Corte suprema ai governi federali e provinciali del 19 giugno 2014, affinché si tutelino vita, libertà, proprietà delle minoranze religiose”.

I firmatari ricordano anche le violenze dell’agosto del 2009 a Gojra, in cui rimasero uccisi sette cristiani, e chiedono l’applicazione delle raccomandazioni della Commissione d’inchiesta del 2009. Al tempo, il giudice dell’Alta corte di Lahore aveva proposto la revisione di cinque disposizioni della legge legate all’islam dopo aver raggiunto il “consenso dei mujaheddin [combattenti della jihad, ndr] di tutte le scuole di pensiero islamiche” e dovute consultazioni del Council of Islamic Ideology.

Peter Jacob, coordinatore del Pcaf, commenta che l’abuso di queste leggi sta facendo pagare “un caro prezzo” al Paese e in particolare al Punjab, che “negli ultimi 30 anni è stato il locus del 74 percento dei casi di presunta blasfemia in Pakistan”.

Istituito all’inizio di marzo, il Pcaf è nato come una piattaforma di sostegno ecumenico per i cristiani perseguitati, e include mons. Humphrey Sarfaraz Peter della Chiesa pakistana, Able Majeed, moderatore presbiteriano della Chiesa del Pakistan, Cecil Shane Chaudhry, direttore esecutivo della Commissione nazionale Giustizia e pace (Ncjp) e Michelle Chaudhry, presidente della Cecil and Iris Chaudhry Foundation (Cicf).

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