28/07/2010, 00.00
SRI LANKA
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Leader cristiani: non è ancora finito il “Luglio nero” dello Sri Lanka

di Melani Manel Perera
Nel luglio 1983 i singalesi hanno massacrato 3mila civili tamil. Membro del Csm (Christian Solidarity Movement): “Ci sono 81mila vedove in Sri Lanka. I militari presidiano i due terzi del nostro Paese”. I cristiani per uno Stato multietnico.

Colombo (AsiaNews) – Il Luglio nero dello Sri Lanka non si è ancora concluso e il Paese non è riconciliato: è quanto affermato da membri del Csm (Christian Solidarity Movement) che lo scorso 26 luglio ha organizzato a Colombo una commemorazione del 27mo anniversario del massacro di 3mila civili tamil. Ad esso hanno partecipato religiosi e laici del mondo cattolico e protestante.

 Nel luglio 1983, sono scoppiati disordini in tutto il Paese in seguito all’uccisione di 13 persone da parte delle Tigri tamil. Gli scontri avvenuti hanno provocato l’uccisione da parte dei singalesi di 3mila civili di etnia tamil; 18mila case e 5mila negozi sono stati distrutti; più di 100mila tamil sono stati costretti a fuggire in India. Questi eventi sono considerati da molti come l'inizio della guerra civile tra governo e Ltte, terminata nel maggio 2009 con la vittoria dell’esercito nazionale.

 Preman Fernando ha introdotto la cerimonia parlando dell’attuale situazione dello Sri Lanka dopo la guerra civile: “Di solito un periodo di dopo-guerra è pacifico, senza violenze. È questa la realtà del nostro Paese? Forse non si sente più il rumore degli spari, ma ci sono molte conseguenze di quella guerra che stanno uccidendo la vita delle persone ancora oggi”.

 “Dobbiamo dire alla società - ha continuato - che in questa terra vivono 81mila vedove. I militari presidiano i due terzi del Paese. Ci sono ancora molti sfollati che hanno perso la casa o hanno dovuto dare il proprio terreno al governo. Stiamo ancora vivendo nel cosiddetto Luglio nero”.

 Mahinda Namal, membro del Csm, ha aggiunto che “noi, in quanto cristiani, non possiamo emarginare la gente in base alla religione, all’etnia o alla razza. Abbiamo il diritto di costruire uno Stato nazionale per tutti”.

 Dure critiche al governo sono arrivate dal sacerdote cattolico p. Sarath Iddamalgoda: “Nel 1983, i singalesi si opponevano ad ogni tipo di pratica religiosa e la stessa cosa avviene oggi. Abbiamo un governo debole ed egoista in questo Paese che non intavola una sensata e fruttuosa discussione con la comunità tamil”.

 Al termine della commemorazione, P. Rohan de Silva, coordinatore del Csm, ha dichiarato ad AsiaNews: “Siamo sempre vicini alle vittime. Fino a quando non saranno riconosciuti i diritti di tutte le persone e tutte le comunità, non raggiungeremo la pace. Per ottenerla, bisogna intavolare un dialogo a tutti i livelli. Questa è la filosofia del Csm”.

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