20/11/2013, 00.00
INDIA – USA
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Leader cristiano: La libertà religiosa sia centrale nel dialogo tra Washington e New Delhi

di Nirmala Carvalho
Il presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) esprime il suo sostegno a una risoluzione Usa bipartisan legata alle relazioni bilaterali tra i due Paesi. Gli Stati Uniti sono “preoccupati” per le violazioni alla libertà di culto. I partiti politici e le organizzazioni religiose “non devono sfruttare le differenze di fede nella corsa alle elezioni generali indiane del 2014”.

Mumbai (AsiaNews) - Il governo degli Stati Uniti "deve includere la libertà religiosa e le sue violazioni nel rapporto bilaterale con l'India". È quanto afferma ad AsiaNews Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), dando pieno sostegno alla risoluzione bipartisan presentata ieri da due deputati del Congresso americano. Keith Ellison, democratico, e Joe Pitts, repubblicano, hanno firmato un documento in cui esprimono "preoccupazione" per gli attacchi alla libertà di culto in India, una questione che Washington e New Delhi devono affrontare in un "dialogo strategico".

Il Gcic, organizzazione impegnata a denunciare i casi di persecuzione nei confronti delle minoranze, giudica in modo positivo l'iniziativa dei due politici Usa. Secondo Sajan George è un'occasione, per esempio, di "esortare stati come il Madhya Pradesh e il Gujarat ad abolire le leggi anticonversione, e garantire la libertà di praticare, diffondere e professare la propria religione, come sancito dalla Costituzione indiana". In particolare, spiega, "nella corsa alle elezioni generali del 2014 tutti i partiti politici e le organizzazioni religiose devono opporsi pubblicamente allo sfruttamento delle differenze di fede, e denunciare gli abusi e le violenze contro le minoranze".

In una svolta storica, 15 deputati del Congresso hanno invitato l'amministrazione Obama a "includere la libertà religiosa e i diritti umani a essa legati nel dialogo strategico Stati Uniti-India". In particolare, la risoluzione sottolinea "l'agenda violenta e divisiva" del movimento nazionalista indù, che "contrariamente alla tradizione tollerante e pluralistica dell'induismo, ha ferito il tessuto sociale dell'India". Inoltre, il documento elogia il governo per aver negato il visto a Narendra Modi, chief minister del Gujarat, sotto il quale "le minoranze hanno sofferto violenze orribili e attacchi alla loro libertà religiosa attraverso le draconiane leggi anticonversione".

Oltre al Gcic, la risoluzione Usa è stata appoggiata da diverse associazioni, inclusa la Coalition Against Genocide (Cag), gruppo di oltre 40 organizzazioni - anche indù - della diaspora indiana nel mondo. 

 

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