11/04/2006, 00.00
India
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Leader indù: "Conversioni e missionari, il pericolo più grande per la nostra società"

di Nirmala Carvalho

Parlando nel cuore della neo-eretta diocesi di Jashpur, il presidente del Bjp lancia l'ennesimo attacco ai missionari "corruttori dei poveri". La Chiesa indiana risponde: "E' facile poi dare la colpa di tutto ad una comunità piccola ed indifesa".

Jashpur (AsiaNews) – Rajnath Singh, presidente del Bharatiya Janata Party – Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista – ha lanciato un nuovo, violento attacco contro la comunità cristiana.

Parlando durante un comizio elettorale a Jashpur, nello Stato centro-orientale del Chhattisgarh, il politico ha detto: "I missionari cristiani convertono i poveri di tutta l'India utilizzando come copertura la loro opera sociale. Ma non vi è alcun gioco più crudele di usare il denaro o la carità per prendere in giro questa gente".

"Le conversioni – ha aggiunto – sono  il pericolo più grande per la nostra società: non possiamo permettere che in questo modo venga cambiato il profilo demografico della nazione. Non permetteremo che gli indù divengano una minoranza, come ha detto qualcuno, entro il 2060. Finché il Bjp sarà sulla scienza politica, combatterà contro questa ipotesi".

Singh ha poi sottolineato come "appena divenuto presidente del Partito, ho chiesto a tutti i dirigenti di fare in modo che vengano adottate le leggi anti-conversione in tutti i nostri Stati, per distruggere il disegno dei missionari cristiani". "Il governo del Jharkhand è pronto con una risoluzione di legge – ha aggiunto – ed invito Raman Singh, primo ministro del Chhattisgarh, a seguire questa strada".

Persino il Madhya Pradesh, che ha già una legge anti-conversione, ha bisogno di "un decreto più severo".

La scelta di Singh di usare Jashpur come base per l'attacco ai cristiani, ha un significato strategico. L'area ha infatti un'alta percentuale di cristiani e poco distante dal palco montato per il comizio sorge la grande cattedrale di Raigarh. La diocesi di Jashpur è inoltre "neonata", in quanto è stata creata da Benedetto XVI il 23 marzo scorso.

"La tirata contro i missionari fatta da Singh – dice ad AsiaNews padre Babu Jospeh, portavoce della Conferenza episcopale indiana (Cbci) -  non era inaspettata del tutto, data la sua inclinazione a muoversi nell'ambito di organizzazioni ultrareligiose. Ironicamente, si suppone che egli sia ancora in piena Bharat Suraksha Yatra" [preghiera nazionale indù per l'armonia, che dura tre giorni], e quindi dovrebbe trasmettere un messaggio di unità nazionale e sicurezza".

"Più di chiunque altro – continua il sacerdote, anche direttore della sezione comunicazione della Cbci – Rajnath Singh dovrebbe sapere cosa accade nel fronte sicurezza di questa nazione. Non è il numero in declino di cristiani che crea minacce al Paese, ma alcuni elementi turbolenti che vengono cullati dalla sua gente e che giocano con la distruzione nazionale. E' facile poi dare la colpa di tutti questi problemi ad una piccola comunità indifesa ed addossarle così tutti i mali della società".

"In questo modo – conclude – Rajnath non mostra segni di valore o di patriottismo, ma il suo personale odio verso una sezione della società indiana".

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