08/11/2011, 00.00
NEPAL
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Leader musulmani festeggiamo l’Eid e invitano ad ascoltare il Papa

di Kalpit Parajuli
Per gli islamici nepalesi l’invito alla solidarietà e alla non violenza pronunciato dal Papa ad Assisi è la strada da seguire. In Nepal è urgente un dialogo fra le varie fedi per evitare il dilagare dell’estremismo.
Kathmandu (AsiaNews) – In occasione della festa del Bakr-Eid, la comunità islamica del Nepal sottolinea la necessità di ascoltare il messaggio di solidarietà e dialogo annunciato da Benedetto XVI ad Assisi. A differenza di altri Paesi, in Nepal i musulmani si battono da anni insieme ai cristiani e alle altre minoranze per creare un’armonia fra le varie religioni contro la violenza e l’estremismo.

Da circa tre anni i festeggiamenti per il Bakr-Eid, festa musulmana dedicata al sacrificio e alle preghiere per i poveri, è considerata festa nazionale, come ad esempio il Natale cristiano. Ciò in nome della laicità dello Stato proclamata nel 2006, dopo secoli di monarchia indù. Tuttavia, in questi anni le comunità cristiane e musulmane nepalesi sono state più volte bersaglio dell’estremismo indù, legato all’antica monarchia assoluta e confessionale. Nell’aprile 2009 una bomba è esplosa nella cattedrale cattolica di Kathmandu, uccidendo tre persone. Lo scorso 26 settembre, due uomini hanno sparato a Faizan Ahmad, segretario generale del Partito islamico nepalese, mentre usciva dalla moschea. A tutt’oggi le autorità non hanno ancora identificato gli assassini, ma la comunità musulmana sostiene che dietro l’uccisione vi sia la mano degli estremisti indù.

Nazrul Hussein, responsabile dell’Islamic Sangjh of Nepal, spiega che tutte le religioni devono battersi contro il dilagare del fondamentalismo. Per il leader, quanto ha affermato il Papa alla giornata di preghiera di Assisi è la via più giusta da seguire. “Noi – sottolinea – stiamo festeggiamento l’Eid, nonostante il lutto per il nostro leader ucciso”.

Hussein, lancia un appello alle minoranze religiose e al governo affinché venga fatta luce sul caso. “Noi – dice – abbiamo realizzato sul serio l’appello del Papa e lo vogliamo diffondere nel mondo. In questi mesi abbiamo ricevuto molto sostegno dalle altre comunità. Ciò ha spinto il governo a iniziare una commissione di indagine. Senza questa solidarietà sarebbe stato impossibile”.
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