03/12/2010, 00.00
PAKISTAN
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Leader religiosi cristiani e musulmani chiedono la modifica della legge sulla blasfemia

di Jibran Khan
A un seminario organizzato dal Jinnah Institute di Islamabad, rappresentati religiosi e della società civile pakistana chiedono al governo di rivedere le sezioni del codice penale e di procedura penale che consentono gli abusi. Per i leader, le denunce per blasfemia servono soprattutto ai singoli per compiere vendette personali e discriminare le minoranze, come dimostra il caso di Asia Bibi.

Islamabad (AsaiNews) – “La legge sulla blasfemia è discriminatoria ed è utilizzata dai singoli per risolvere le proprie dispute personali”. È quanto è emerso dal seminario dal titolo “La legge sulla blasfemia, una chiamata per la sua revisione”, organizzato lo scorso 2 dicembre dal centro di studi laico Jinnah Institute di Islamabad. L’incontro è stato realizzato per chiedere al governo una eventuale modifica della legge alla luce del recente caso di Asia Bibi. Ad esso hanno partecipato leader religiosi cristiani e musulmani, rappresentati di organizzazioni non governative e membri della società civile. Presente anche Shahbaz Bhatti, ministro cattolico per le minoranze.

Durante l’incontro i partecipanti hanno discusso il disegno di legge presentato all’Assemblea nazionale dall’ex ministro per l’informazione e i media Sherry RehmanIl. La proposta consiste nella modifica delle sezioni 295 A e C del Codice penale pakistano e 298 del Codice di procedura penale. Essa intende garantire a tutti i cittadini un uguale diritto alla tutela costituzionale ed evitare i frequenti errori di interpretazione in nome di blasfemia.

"Nella legge attuale  la definizione di blasfemia è un termine vago – ha affermato  mons. Rufin Anthony, arcivescovo di Islamabad -  ma porta comunque a una condanna a morte obbligatoria secondo la sezione  295C del codice penale ". "E' essenziale – aggiunge il prelato – non solo rimuovere l’utilizzo infame della legge sulla blasfemia, ma anche capire la strada da seguire per migliorare la nostra società".

Anche Javed Ahmad Ghamdi, studioso di religione musulmana, ha criticato la legge, che consente continue discriminazioni a danno delle minoranze. Egli ha sottolineato soprattutto la necessità di rivedere la norma alla luce degli insegnamenti islamici in modo da non consentire ai giudici di creare scappatoie per aggirare il diritto.  

Secondo i dati della Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa cattolica (Ncjp), dal 1986 all’agosto del 2009 almeno 964 persone sono state incriminate per aver profanato il Corano o diffamato il profeta Maometto. Fra questi 479 erano musulmani, 119 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e altri 10 di altre religioni. La legge sulla blasfemia costituisce anche un pretesto per attacchi, vendette personali o omicidi extra-giudiziali: 33 in tutto, compiuti da singoli o folle inferocite.

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