16/10/2006, 00.00
FILIPPINE
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Leader religiosi di Mindanao, secondo appello per il ritorno ai colloqui di pace

di Santosh Digal

I capi della comunità cattolica e di quella musulmana hanno chiesto di nuovo un rapido ritorno al dialogo fra il governo ed i ribelli musulmani. Dopo le due bombe scoperte ieri, i musulmani annunciano 10 giorni di veglia e preghiera per il ritorno della pace.

Cotabato City (AsiaNews) – I leader religiosi di Mindanao hanno chiesto con urgenza per la seconda volta in meno di un mese al governo ed ai ribelli del Moro Islamic Liberation Front (Milf) di tornare al tavolo delle trattative per fermare le violenze che stanno attraversando la provincia.

Ieri la polizia ha dato notizia di due nuove bombe, una esplosa e l'altra disinnescata, che hanno fatto salire la tensione nell'arcipelago meridionale. L'ordigno esploso non ha fatto vittime, ma le autorità filippine ne ritengono responsabili due militanti islamici del Rajah Solaiman Islamic Movement, affiliato alla guerriglia di Aby Sayyaf [Portatori di spade, braccio locale di al-Qaeda ndr].

In "pacifica risposta", la popolazione musulmana ha annunciato 10 giorni di veglie in preghiera per fermare la violenza.

La polizia ritiene che lo stesso gruppo stia organizzando una serie di attentati nella capitale Manila per il prossimo primo novembre, quando la festa di Ognissanti richiamerà in città migliaia di fedeli cattolici.

Secondo l'arcivescovo di Cotabato City, mons. Orlando Quevedo, solo i negoziati "possono fermare una rivolta che va avanti da più di 30 anni". La società filippina, sottolinea il presule, "deve uscire da questa gabbia e cercare di fermare in qualche modo la situazione".

L'ausiliare della stessa arcidiocesi, mons. Jose Colin Bagaforo, dice che "le parti guadagnano entrambe di più se si siedono ad un tavolo a negoziare e depongono le armi".

E' la seconda volta in un mese che i leader religiosi chiedono un ritorno ai negoziati. Il 30 settembre scorso, i membri della Conferenza dei vescovi e degli ulema delle Filippine hanno chiesto al governo ed ai guerriglieri di ritornare "al più presto" al tavolo dei negoziati "per il bene della popolazione di Mindanao".

I colloqui si svolgono a Kuala Lumpur, ma sono in una fase di stallo da parecchi mesi per la richiesta - avanzata dal Milf - di ottenere dal governo la gestione di altri mille ettari di terreno. Manila ha dichiarato la richiesta "incostituzionale" e l'ha respinta, provocando l'interruzione dei lavori e la ripresa delle ostilità.

La Conferenza è composta da 24 vescovi cattolici, 18 protestanti e 24 ulema: per preparare il documento, si sono riuniti in un incontro plenario che si è svolto nel corso di settembre a Davao City. Le firme alla fine del testo sono dell'arcivescovo di Davao, mons. Fernando Capalla, di Hilario Gomes della Chiesa unita di Cristo nelle Filippine e di Mahid Mutilan, presidente della Lega degli ulema del Paese.

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