14/12/2009, 00.00
INDIA
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Leader religiosi indiani al governo: depenalizzare l’omosessualità, non legalizzarla

di Nirmala Carvalho
Musulmani, indù, cristiani e sikh inviano un memorandum al premier Singh. La decisione presa a luglio dall’Alta Corte di New Delhi sta “generando una grande confusione” che rischia di portare “grave danno all’edificazione del tessuto sociale”. A Mumbai un ciclo di incontri promosso dalla Chiesa per fare chiarezza sui termini del dibattito in corso.
New Delhi (AsiaNews) – Depenalizzare l’omosessualità  “genera una grande confusione” che rischia di portare “grave danno all’edificazione del tessuto sociale”: è il giudizio condiviso da leader cristiani, indù, sikh e musulmani in occasione di un incontro interreligioso promosso l’11 dicembre scorso da mons. Vincent M. Concessao, arcivescovo di New Delhi.
 
I responsabili delle religioni più diffuse nel Paese hanno inviato un memorandum al primo ministro Manmohan Singh. In esso esprimono preoccupazione sulla piega che sta prendendo il dibattito innescato dalla depenalizzazione dell’omosessualità sancita dall’Alta Corte di New Delhi il 3 luglio scorso con la dichiarazione di incostituzionalità dell’articolo 377 del codice penale indiano (vedi AsiaNews, 02/07/2009, “Chiesa indiana: l’omosessualità non è un crimine, ma non può diventare una ‘norma sociale’”).
 
Oltre alle sottolineature di carattere morale, i leader religiosi esprimo sconcerto davanti alle “menzogne” che vengono propagandate come verità. Essi temono che dalla depenalizzazione dell’omosessualità si passi alla sua legalizzazione con i relativi diritti di matrimonio, paternità e adozione che alcuni considerano diretta e logica conseguenza della decisione dell’Alta Corte.
 
L’iniziativa del tribunale di New Delhi è salutata come la fine della discriminazione a cui sono sottoposti gli omosessuali, trattati alla stregua di criminali; ma vi è anche il rischio di un tradimento della tradizione culturale del Paese e di un attentato ai principi e valori su cui si basa la società.
 
La Chiesa indiana è intervenuta a più riprese nella discussione spesso caratterizzata da poca chiarezza e faziosità. Di recente mons. Agnelo Gracias, vescovo ausiliare di Mumbai e presidente della commissione per la famiglia dalle conferenza episcopale indiana (Ccbi), ha promosso una serie di conferenze e tavole rotonde sul tema “La confusione attuale riguardo all’orientamento sessuale”.
 
Nel corso degli incontri i relatori hanno affrontato gli aspetti giuridici, psicologici e morali sottesi all’art. 377 ed alla sua revisione. Il ciclo promosso a Mumbai da mons. Gracias ha chiarito i vari termini del dibattito. Anzitutto che “depenalizzare” non significa “legalizzare” e che “ permesso legalmente” non coincide con “accettabile moralmente” . Le conferenze aperte al pubblico hanno inoltre sottolineato che la fine della criminalizzazione degli omosessuali è un traguardo importante per la società indiana. Questo non elimina il fatto che essi, obiettivamente, compiono atti contro la legge naturale e contro la morale.
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