28/02/2008, 00.00
COREA del SUD
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Lee Myung Bak, l'inizio di una nuova epoca per la Corea

di Pino Cazzaniga
Eletto formalmente dai conservatori, in realtà i voti che ha avuto sono trasversali, a dimostrazione della grande attesa popolare su di lui. Passare “dall’epoca dell’ideologia all’epoca del pragmatismo” è il suo principio di governo

Seoul (AsiaNews) - Nella tarda mattina del 25 febbraio il prato verde dell’immenso piazzale antistante l’edificio del Parlamento a Seoul era invisibile: l’occultava una folla di decine di migliaia di cittadini in attesa di applaudire il nuovo presidente della Corea del sud: Lee Myung Bak . 30mila di loro erano stati scelti a caso da tutte le provincie e da vari strati sociali per desiderio di Lee

In prima fila, seduta su sedia a rotelle, Shim Sun Ah, una bambina leucemica di 9 anni: alla vista del presidente il sorriso le ha illuminato il volto pallido. “Volevo che mia figlia avesse qualcosa da ricordare per essere felice quest’anno”, ha detto la madre che sa che alla figlioletta non rimane molto tempo da vivere.

Le cerimonie augurali erano iniziate  a mezzanotte quando giuridicamente l’autorità suprema passava dalle spalle di Roh Moo Hyun, il presidente uscente. a quelle di Lee: a quell’ora un’altra folla era radunata attorno alla Bosingang Bell, per sentire, in religioso silenzio, i rintocchi della grande campana suonati da 33 cittadini. Normalmente la campana viene suonata alla vigilia dell’anno nuovo per dare l’addio all’anno che passa e il benvenuto a quello che viene..

Nel discorso inaugurale Lee ha detto: “in questa congiuntura, cioè all’inizio di altri 60 anni della repubblica, io qui dichiaro il 2008 l’anno iniziale (dell’epoca) per fare della Corea una nazione avanzata”. La storia illumina l’allusione. Quest’anno e’ il 60 anniversario della fondazione della Corea del Sud (1948): sei decenni di penoso travaglio: dominio della dittatura militare, spesso crudele, nei primi quattro, seguiti da due decenni di parto della democrazia non affatto indolore.

La densità simbolica degli eventi del 25 febbraio induce a ritenere questa data una pietra miliare nella storia dello sviluppo della giovane nazione.

Hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione 10 rappresentanti di governi stranieri, tra i quali il primo ministro giapponese Yasuo Fukuda, il segretario di stato americano Condoleeza Rice, il consigliere di stato cinese Tang Jiaxuan e il primo ministro russo Victor Zubkov. Tutti e quattro, poi, hanno avuto colloqui privati con il neo presidente. Notiamo che si tratta dei governi che partecipano ai “colloqui a sei” per risolvere il problema nucleare della Corea del nord.

La seconda caratteristica  è la dimensione democratica dell’avvenimento. Lee Myung Bak è stato il candidato presidenziale del partito conservatore solo formalmente: in realtà i voti ricevuti sono trasversali. E ne ha ricevuti tanti: quasi il 50%, distanziando il piu’ vicino competitore di oltre il 20%.

Ma cio’ che fa pensare di trovarci di fronte a una svolta positiva nello sviluppo economico e democratico della nazione, e’ la qualità dell’uomo al quale i  cittadini hanno affidato la leadership. Esile nell’aspetto, è stato soprannominato il “buldozer” per la sua capacità di realizzare progetti travolgendo ogni ostacolo, come un buldozer, appunto, ma sempre rispettando le persone.

Con grandi stenti, lavorando di giorno e studiando di notte, è riuscito a laurearsi in economia e commercio. Nel 1965 è stato assunto dalla Hyunday Construction, allora piccola ditta con poche decine di operai. Grazie alla sua tenacia e intelligenza passo’ in fretta da una promozione all’altra mentre la ditta cresceva rapidamente. A 35 anni ne divenne il presidente. Eletto sindaco di Seoul nel 2002 ha modernizzato alcuni quartieri della capitale realizzando progetti ritenuti impossibili da molti.

Passare “dall’epoca dell’ideologia all’epoca del pragmatismo” è il suo principio di governo

.Per fare della Corea una “nazione avanzata” ritiene che la priorità assoluta sia il rinvigorimento dell’economia. Il piano che si propone di realizzare è articolato in tre punti:: raggiungere un livello di crescita economica del 7%; aumentare il reddito pro capite a 40.000 dollari U.S. entro 10 anni; fare della Corea del sud la settima economia del mondo. Unità e lavoro duro ne sono le condizioni. Nel suo discorso è stato generoso nell’elogiare le virtu che i suoi concittadini hanno mostrato al mondo nei primi 60 anni della repubblica. “Il miracolo del fiume Han, ha detto,  è in realtà la brillante cristallizzazione del nostro sangue, sudore e lacrime”

Pragmatismo anche nei rapporti con Pyongyang. I due presidenti progressisti, Dae Jung e Roh Moo Hyun,che lo hanno preceduto, hanno scelto la via degli aiuti e concessioni incondizionati al Nord come parte degli sforzi per la riconciliazione . Lee non si oppone alle aperture ed è disposto anche a continuare gli incontri al vertice ma corregge drasticamente il metodo. Promette abbondante assistenza sotto forma di investimenti ma esige reciprocità e soprattutto lo smantellamento degli arsenali nucleari.

“Una volta che il Nord abbandona il suo programma nucleare, ha detto, e sceglie la strada dell’apertura, noi offriremo abbondanza di assistenza in modo da aumentare il reddito annuale pro capita a 3.000 dollari U.S. entro 10 anni” (sei volte l’attuale). E ha aggiunto: “I leader delle due Coree devono guardare attentamente che cosa possono fare per rendere felici la vita di 70 milioni di coreani”.

A livello diplomatico sono migliorati di colpo le relazioni con gli Stati Uniti e soprattutto con il Giappone. L’elezione di Lee è stata accolta con soddisfazione con solo dall’amministrazione Bush ma da tutto il Parlamento americano che il 7 febbraio ha approvato all’unanimita’ una mozione di congratulazione per il nuovo presidente coreano. L’antiamericanismo di Roh e la sua politica autonoma verso il Nord aveva bloccato la realizzazione dell’accordo dei “sei” per lo smantellamento nucleare.

Riguardo al Giappone l’intesa è ancora piu’ sostanziosa: il pragmatismo del presidente coreano e’ condiviso dal premier iapponeseSi ha l'impressione che Lee abbia mostrato particolare deferenza a Yasuda anche a livello diplomatico.A lui ha riservato  il primo colloquio. E’ durato  50 minuti con risultati concreti: accordo di riprendere subito la “diplomazia pendolare” (shuttle diplomacy) interrotta da due anni. Dopo l’incontro Fukuda ha detto “Ho invitato a costruire una nuova era nelle relazioni tra Giappone e Corea del sud, e il presidente ha detto che condivide esattamente la stessa idea”.

Buoni anche i rapporti con il governo cinese, che pero’ non puo’ sbilanciarsi troppo per non urtare i sentimenti del Nord. Recentemente ha mandato un inviato speciale a Pyongyang esortando il leader nord-coreano a realizzare gli accordi dello smantellamento nucleare prima delle elezioni presidenziali in America. A livello di celebrazione inaugurale la presenza cinese, oltre che dall’inviato governativo, si è fatta visibile con una troupe della rete televisiva CCTV che ha trasmesso la cerimonia in via diretta.

Per la nuova presidenza sud-coreana gli auspici sembrano buoni ma il “buldozer” non si nasconde le difficoltà che lo attendono. Gli verranno soprattutto dal partito di opposizione che già all’indomani dell’inaugurazione è riuscito a far bloccare dal parlamento la nomina di alcuni ministri del nuovo governo.

Nella notte di capodanno i cittadini dopo i 33 suoni della Bosingang Bell, tenendosi per mano cantano “Noi vogliamo l’unificazione”. Nel 1948 la disunione interna è stato il fattore che ha reso reale la tragedia della spartizione della penisola. Il futuro dei “60 anni dell’epoca dell’avanzamento” dipende dall’unità dei cuori.

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