11/04/2006, 00.00
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Lettera pasquale di Gregorio III, carità e risurrezione per la pace di tutti gli arabi

di Jihad Issa

Nel documento preghiere per la pace in Terra Santa, nel Sudan, nell'Iraq ed in tutti i Paesi ove c'e bisogno di pace, sicurezza e opportunità di lavoro per frenare l'emigrazione, specialmente dei giovani che costituiscono il futuro della regione e della Chiesa in Medio Oriente ed in tutto il mondo.

Damasco (AsiaNews) – Si intitola "La carità e la resurrezione mezzi di pace per tutti gli arabi" la lettera pastorale di Gregorio III Laham, patriarca greco-melkita d'Antiochia, Alessandria, Gerusalemme e di tutto l'Oriente, nella quale afferma che "il principio che lega la carità alla resurrezione è una via che conduce alla vera pace, alla stabilità, alla prosperità, alla cooperazione, all'evoluzione, alla liberta, alla giustizia ed alla dignità per tutti i cittadini dei Paesi arabi".

La lettera pastorale è divisa in titoli: 1) I miracoli di Gesù sono miracoli di carità e di risurrezione; 2) La carità come condizione necessaria per la partecipazione alla gioia della Risurrezione; 3) Le opere di carità sono opere di vita e di Risurrezione; 4) Lo sviluppo della carità è il vero sviluppo nel mondo; 5) Conclusione.

Nella prima parte del documento il patriarca Gregorio III Laham parla dei miracoli compiuti da Gesù Cristo, come atti di carità e di misericordia, che hanno avuto il loro significato culminante nella risurrezione del Signore ed hanno costituito gli elementi della risurrezione. Nella seconda parte, intitolata "la carità come condizione necessaria per la partecipazione alla gioia della Risurrezione", si cita Giovanni quando definisce Dio come Amore e si indica in questa frase un riflesso del Giudizio universale raccontato da Matteo 28, quando afferma che saremo giudicati secondo le nostre opere di carità e di misericordia, perché l'esercizio della carità è il fondamento della costruzione del mondo e l'assenza della carità significa la distruzione del mondo. E dal momento che la carità è più forte della morte, questo significa che essa può risuscitare i morti oppure impedire che la morte ci sia.

Nella terza parte della lettera il patriarca indica gli atti di carità come atti di vita e di risurrezione e lancia un appello forte a favore dei poveri, degli emarginati e di tutte quelle persone che subiscono persecuzione o muoiono a causa di carestie, sete o malattie. Il patriarca parla della necessità di rispettare le libertà fondamentali dell'uomo, il diritto alla vita, all'insegnamento ed alla casa, come causa di vita e di risurrezione degli altri. Nella quarta parte della lettera pastorale, Gregorio III indica il merito di colui che ama e vive in uno stato di risurrezione continua, perché è capace di rompere le catene della morte e del peccato e trova nella carità i motivi della vita e della risurrezione, del coraggio e dell'ottimismo, del perdono e della riconciliazione, del servizio e della vittoria sul male, sulla corruzione, la sofferenza e le malattie. "Colui che ama non ha paura di nulla, neanche di perdere la vita e dove c'è carità ci sono gioia e serenità".

Il patriarca Laham conclude la sua lettera pastorale con un pensiero speciale verso la sua diocesi di Damasco, perché il binomio di carità e risurrezione sia presente e regni nei cuori dei tutti ed eleva le sue preghiere per la pace in Terra Santa, nel Sudan, nell'Iraq ed in tutti i Paesi ove c'e bisogno di pace, sicurezza e opportunità di lavoro per frenare l'emigrazione, specialmente dei giovani che costituiscono il futuro della regione e della Chiesa in Medio Oriente ed in tutto il mondo.

 

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