19/06/2004, 00.00
arabia saudita
Invia ad un amico

Liberate il cristiano O'Connor per sconfiggere il fondamentalismo

di Bernardo Cervellera

La testa tumefatta di Paul Johnson pende sanguinante dalle mani di uno sconosciuto nel video-on line di Al Qaeda che ne annuncia la decapitazione. É l'ennesima sconfitta della civiltà ad opera della barbarie.

AsiaNews ha chiesto ad alcuni intellettuali musulmani di commentare questa esecuzione. Risposta: questo non è vero Islam, questa è solo politica; Al Qaeda uccide perché vuole distruggere il regno saudita.

L'affermazione è vera: fra i programmi di Al Qaeda vi è la distruzione di tutte le leadership musulmane che sono venuti a patti con l'odiato mondo occidentale e prima fra tutte la casa dei Saud che permette che la terra sacra dell'islam sia calpestata da stranieri e infedeli.

Ma l'affermazione è vera solo in parte. In tutta la storia dell'islam vi è stata una lotta intestina per chi viveva l'Islam più puro e si bollava come "infedele" il musulmano che si staccava dal passato. La tradizione iconoclasta e  manichea, della guerra fra bene e male, del bene sul male – concretizzato in un nemico politico, bollato come "straniero" o "pagano"  - attraversa tutti i secoli di storia dell'islam.

Non è sufficiente che si dica "quello non è vero islam": è necessario che l'Islam mostri in concreto la sua faccia tollerante e dialogica accusando queste deviazioni crudeli non solo come scelte politiche, ma bollandole come tradimento della fede islamica, amante della vita.

Il Papa in Kazakhstan, a pochi giorni dall'attacco dell'11 settembre aveva chiesto a tutto il mondo islamico di bollare il terrorismo come qualcosa che offende la dignità umana (elemento politico), ma anche la sacralità di Dio (elemento religioso).

È vero che in questi giorni, per Johnson si sono levate - forse per la prima volta – delle voci islamiche a sua difesa. Un collega di Johnson, che si firmava con lo pseudonimo "Al Mumin" (il credente), ha inviato un e-mail in molti siti arabi, anche quelli fondamentalisti, nella speranza di venire a contatto con i rapitori. Nel messaggio egli cita una frase del profeta Maometto: "Se viene loro garantita protezione, allora vi è proibito ucciderli, derubarli, ferirli". Alcuni giorni prima  6 dottori coranici  hanno denunciato come "un peccato grave" il rapimento degli stranieri.

Ma il vero problema viene dall'Arabia Saudita. Per secoli  la casa dei Saud – e la famiglia reale di oggi – ha sostenuto un islam wahabita fra i più intolleranti e violenti, come cemento per il suo potere. Ora questo islam distruttivo gli si rivolta contro.

Ma se la casa dei Saud vuole sopravvivere, deve diventare non promotrice del fondamentalismo – come ha già fatto nell'Africa e nel Sud est asiatico – ma offrire una possibilità di islam capace di convivere con altre religioni.

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicizzato la situazione del cattolico Brian O'Connor, arrestato per aver predicato il vangelo a Riyadh. Le guardie carcerarie lo hanno torturato e "giocato a pallone" con la sua testa. Un regime che sopporta queste umiliazioni dell'uomo, dà spazio inevitabilmente ad altre umiliazioni e decapitazioni.

Che l'Arabia diventi un luogo di libertà religiosa : questa è la strada per sconfiggere il fondamentalismo. Grazie a tale libertà, sarà possibile avere scuole che insegnino la tolleranza; la società valorizzerà la donna nella sua individualità; l'economia non avrà il profitto materiale come unico criterio.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Avvistata in un porto somalo la petroliera saudita dirottata
18/11/2008
"Una Chiesa delle catacombe, ma viva e universale"
07/09/2004
Imam di Al-Azhar: Per fermare l'estremismo islamico occorre una riforma dell'insegnamento religioso
23/02/2015
L’Islam e l’Arabia saudita campioni di dialogo?
30/07/2008
"Se uccidete l'ostaggio siete contro l'islam"
18/06/2004


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”