06/08/2012, 00.00
INDIA – STATI UNITI
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Libertà religiosa: per gli attivisti indiani è in “serio pericolo”

di Nirmala Carvalho
Il Dipartimento di Stato Usa, nel rapporto 2012, inserisce l’India fra le nazioni “sotto osservazione”. Cina, Vietnam e Arabia Saudita Paesi di “particolare preoccupazione”. Presidente Gcic: la Costituzione garantisce i diritti ma è “disattesa”. Attivista ateo a Washington: non servono liste, ma “sostegni concreti” per la pace sociale.

Delhi (AsiaNews) - La Costituzione indiana "sancisce la libertà religiosa", tuttavia nella pratica le minoranze spesso "non godono" dei diritti di base ed a rischio anche il concetto di "laicità" dello Stato. È quanto sottolinea ad AsiaNews Sajan K George, presidente di Global Council of  Indian Christians (Gcic), commentando la recente pubblicazione del Rapporto 2012 della Commissione Usa sulla libertà religiosa nel mondo (clicca qui per scaricare il documento Pdf), elaborato dal Dipartimento di Stato americano. Un'analisi, quella di Washington, che non convince appieno attivisti come Lenin Raghuvanshi, direttore di Peoples' Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr), secondo cui la classificazione del governo statunitense "non è di alcun aiuto".

Secondo il documento elaborato dal Dipartimento di Stato Usa, l'India è inserita fra le nazioni "sotto osservazione" per i casi di violazione alla libertà religiosa. Di contro, nazioni come Cina, Vietnam, Egitto, Iraq, Iran, Pakistan e Arabia Saudita destano "particolare preoccupazione" per le repressioni contro le religioni o la privazione della libertà di culto. Una nota per la Corea del Nord, in cui il regime di Pyongyang si conferma scenario in cui la libertà religiosa è pressoché "inesistente".

Per gli attivisti di Gcic nel 2011 si sono registrati 136 episodi di attacchi anti-cristiani, dei quali 49 nello Stato del Karnataka, epicentro delle violenze contro la minoranza anche a causa delle politiche prmosse dal governo locale, dal 2008 nelle mani del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp).

"La Costituzione indiana - spiega Sajan K George ad AsiaNews - garantisce la libertà religiosa". Tuttavia, abbiamo sperimentato che "la realtà è ben diversa" e "non è affatto sbagliato" affermare che in molti Stati, soprattutto "quelli guidati dal Bjp", i cristiani "non godono di tutti i diritti" e di una piena libertà religiosa. Egli sottolinea gli attacchi contro fedeli e luoghi di culto e conferma che l'attuale scenario di "laicità" della nazione viene spesso disatteso nei fatti. A causa di un "crescente nazionalismo" e della "incapacità dello Stato di intervenire", conclude l'attivista cristiano, è possibile affermare che "il carattere laico della democrazia indiana è in serio pericolo".

Di contro, Lenin Raghuvanshi sposta l'attenzione sulle iniziative concrete da promuovere per garantire pace e una piena libertà religiosa. Al riguardo, egli auspica la nascita di movimenti e iniziative a livello locale, che possano aiutare a rilanciare l'obiettivo dell'armonia e della coesistenza pacifica. E non risparmia frecciate agli Stati Uniti, che invece di elaborare documenti dovrebbe "attraverso le varie agenzie di raccolta fondi" sostenere progetti e iniziative di pace. Infine, l'attivista ateo ricorda gli investimenti e i programmi di sviluppo Usa sul territorio nazionale e, proprio attraverso questi investimenti, Washington "dovrebbe sostenere la laicità e l'armonia interconfessionale", garantendo al contempo "la supremazia dello Stato di diritto".

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