05/07/2007, 00.00
ASIA
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Libertà religiosa a rischio in tutta l’Asia (scheda)

In occasione di una manifestazione in Italia “contro l'esodo e la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, per la libertà religiosa nel mondo”, AsiaNews crede di fare cosa utile pubblicando una scheda sulle violazioni della libertà religiosa in Asia.
Medio Oriente
 
ARABIA SAUDITA
(Abitanti: 24.293.844 – Cristiani: 840.000)
Portata più volte ad esempio, negativo, da Giovanni Paolo II come Paese che nega la libertà religiosa, l’Arabia Saudita vieta qualsiasi attività non islamica, anche individuale, ed il semplice possesso di libri e oggetti religiosi. Pur in mancanza di dati ufficiali, sono centinaia i cristiani in prigione, soprattutto per aver guidato riunioni di preghiera.
 
IRAN
(Abitanti:: 65 milioni - Cristiani: 340.000)
I cristiani in Iran sono tollerati come cittadini di seconda classe, come una “minoranza etnica” separata, soggetta a molte limitazioni. Tutte le chiese sono “protette” dalla polizia, ma anche controllate. È proibita la missione. La mancanza di prospettive economiche e di libertà religiosa spinge i cristiani all’emigrazione. Le conversioni dall’Islam avvengono, ma in segreto e fuori dell’Iran. Fra i protestanti si registrano arresti, sequestro di materiale religioso e condanne a morte per musulmani convertiti. Talvolta tali condanne sono trasformate poi in ergastolo.
Controlli, violenze, distruzioni, esecuzioni caratterizzano anche la setta dei Baha’i.
 
IRAQ
(Abitanti:: 28 milioni - Cristiani: 1,5 milioni)
Due sacerdoti, uno caldeo, uno ortodosso, sono stati uccisi dopo essere stati fermati e rapiti da gruppi islamici. L’attuale situazione di anarchia e mancanza di sicurezza e di aumento del fondamentalismo, ha generato una totale insicurezza per la vita dei cristiani. In certe zone del Paese essi soffrono per stupri, rapimenti, pagamenti di riscatti, minacce, uccisioni sequestri, tutti perpetrati con moventi religiosi. Decine di chiese hanno subito attentati e distruzioni. Centinaia di migliaia di cristiani stanno fuggendo all’estero. Secondo alcune stime ufficiose, più del 50% dei cristiani ha lasciato il Paese.
La mancanza di ordine, sicurezza e le crescenti violenze spingono all’emigrazione anche molte famiglie musulmane. Per tutti i profughi irakeni è emergenza umanitaria; la stragrande maggioranza dei profughi è cristiana.
 
PALESTINA
(Abitanti: circa 2.900.000 – Cristiani: circa 200.000)
Formalmente liberi, i cristiani subiscono vessazioni ed anche attacchi violenti, come quello di metà giugno alle suore del Rosario a Gaza, di fronte ai quali le autorità non reagiscono. La situazione si è aggravata con la crescita dei fondamentalisti, da Hamas alla Jihad. A centinaia di migliaia hanno lasciato il Paese. A Betlemme venti anni fa erano l’80% della popolazione, ora sono il 10%. A Nazareth erano la maggioranza, oggi sono il 15%.
 
SIRIA
(Abitanti: 17.585.540 - Cristiani: 920.000)
Più che di mancanza di libertà religiosa, si può parlare di mancanza di libertà, che accomuna tutti i siriani. La minoranza cristiana è comunque in diminuzione: nel 1973, i cattolici costituivano il 2,8% della popolazione, nel 2005 essi sono scesi all'1,9%.
 
TURCHIA
(Abitanti: 68.109.469 – Cristiani: circa 100.000)
Paese formalmente “laico”, continua a non riconoscere personalità alle Chiese, che non possono neppure essere proprietarie dei loro edifici di culto. La Corte suprema ha di recente negato la qualifica di “ecumenico” al patriarcato di Costantinopoli, che tale è definito da 17 secoli da tutti gli ortodossi. E’ in forte crescita il fondamentalismo, manifestatosi nelle uccisioni di don Andrea Santoro, dei tre cristiani impiegati in una casa editrice protestante, degli attacchi ad altri religiosi.
 
Asia del Nord
 
RUSSIA
(Abitanti: 141.377.752 - Cristiani: 33.223.771 )
Si può parlare per lo più di discriminazione: l’atteggiamento verso i musulmani è negativo in molte regioni della Federazione, per la facile associazione con il terrorismo ceceno. In aumento gli episodi di anti-semitismo. Un sondaggio del 2006 indicava la Russia come il Paese più antisemita tra quelli a maggioranza cristiana, con aggressioni e minacce alla comunità ebrea. Molti cittadini credono che l’adesione almeno nominale alla Chiesa russo-ortodossa sia il cuore dell’identità nazionale.
 
Asia del Sud
 
AFGHANISTAN
(Abitanti: 31.889.923 - Cristiani e altri: 605.908)
La Costituzione nazionale si impegna a garantire la libertà di religione salvo poi porre la sharia a fondamento legale. La legge islamica prevede fino alla pena di morte per chi si converte dall’islam. Come ha rischiato Abdul Rahman nel 2006, convertitola cristianesimo, costretto a rifugiarsi in Italia per non essere giustiziato. Non esistono chiese pubbliche, l’unica ammessa è la cappella interna all’ambasciata italiana a Kabul.
 
BANGLADESH
(Abitanti: 150.448.339 - Cristiani: 1.053.138)
Fondamentalismo e terrorismo islamico sono in crescita: sarebbero 50mila gli estremisti pronti ad attaccare anche obbiettivi religiosi, moschee, chiese, templi indù e buddisti. L’ultimo governo del BNP, per mantenere l’appoggio dei gruppi radicali, ha promosso la diffusione di un islam ortodosso, permettendo di fatto la persecuzione di comunità musulmane ritenute eretiche, come gli ahmadi. Sono attive 64mila scuole coraniche, la maggior parte fuori dal controllo statale.
 
INDIA
(Abitanti: 1.075.784.000 - Cristiani: 66.698.608)
Sono almeno 215 gli attacchi subiti dai cristiani in India nel corso del 2006. Gli incidenti vanno dalla profanazione dei luoghi religiosi fino all'omicidio di esponenti della comunità di minoranza. Intense le violazioni alla libertà religiosa negli Stati governati dai nazionalisti indù, in crescita in quelli che si definiscono laici. Sotto tiro anche la comunità musulmana, che ha dovuto affrontare non meno di 70 attacchi violenti nello stesso periodo. Il tutto rientra nel quadro della “zafferanizzazione” dell’India, ovvero il “ritorno alle origini” predicato dai fondamentalisti indù, che usano la violenza per “riconvertire” gli aderenti alle minoranze religiose dell’Unione.
 
NEPAL.
(Abitanti: 28 milioni - Cristiani e altri: 600mila)
Dal maggio 2006 è uno Stato laico, dopo 238 anni di teocrazia indù. Ma non sono finite le frequenti persecuzioni contro i cristiani da parte di estremisti indù, con accuse di proselitismo Nell’aprile 2005 un coppia cristiana che dal 1995 gestisce un orfanotrofio è stata arrestata con l’accusa di battezzare bambini indù. Sono esplose bombe nell’aprile 2007 contro un orfanotrofio cristiano e nel luglio 2005 in una scuola gestita da suore.
 
PAKISTAN
(Abitanti: 149.723.000 - Cristiani: 3.743.075)
Il Paese si dichiara sulla carta “di ispirazione musulmana” e garantisce nella Costituzione la libertà religiosa dei singoli. In realtà, è in vigore una legislazione ferocemente contraria ai non musulmani ed alle sette non riconosciute dell’islam. Brilla in negativo la legge sulla blasfemia, introdotta nel 1986, che fino ad ora ha prodotto circa 5.000 denunce. Di queste, 560 sono poi divenute condanne (da un minimo di cinque anni all’impiccagione) mentre altre 30 sono in attesa di giudizio. Inoltre, si sono registrati negli ultimi anni almeno 24 casi di omicidi extragiudiziari di “blasfemi”, per la maggior parte di fede ahmadi. Diversi testimoni parlano di un uso strumentale della legge, usato per eliminare oppositori politici e rivali economici.
 
Asia Centrale
 
KAZAKISTAN.
(Abitanti: 15 milioni – Cristiani: 1,6 milioni)
C’è una crescente intolleranza verso le minoranze religiose, come protestanti, musulmani Ahmadi, Hare Krisna e Testimoni di Geova, anche con una diffusa propaganda contraria sui media statali. Permane una mentalità “stile sovietico”: lo Stato ha ampi poteri per “combattere l’estremismo” e garantire “l’ordine pubblico”, concetti che la legge lascia indefiniti. Ai gruppi non registrati è proibita qualsiasi attività, anche riunirsi in case private per pregare. Chi lo fa è punito con pesanti multe, arresti e carcere. A molti gruppi l’autorizzazione non è data sebbene richiesta.
 
KIRGHIZISTAN.
(Abitanti: 5 milioni – Cristiani: 300mila)
Negli ultimi anni l’estremismo islamico ha operato contro i cristiani, soprattutto protestanti, con aggressioni e percosse, minacce e chiedendo la chiusura delle chiese. Nei villaggi la folla ha aggredito cristiani, intimando loro di andar via. Le autorità non intervengono e invitano i cristiani a essere “meno attivi” e operano uno stretto controllo sui finanziamenti dei gruppi religiosi. Nel dicembre 2005 nel meridione è stato ucciso un islamico convertito al cristianesimo.
 
TAGIKISTAN.
(Abitanti: 6,5 milioni - Cristiani e altri: 130mila)
C’è finora stata ampia tolleranza verso ogni fede. Ma desta preoccupazione nelle minoranze religiose una proposta di legge all’esame dei parlamento, che prevede che siano riconosciuti solo i gruppi religiosi con almeno 400 iscritti maggiorenni nel distretto e 800 nelle città (oggi ne bastano 10), proibisce l’insegnamento religioso nelle case e ai bambini fino a 7 anni, prevede il controllo statale su tutti i finanziamenti e le spese dei gruppi, inibisce ai leader religiosi uffici pubblici elettivi.
 
TURKMENISTAN.
(Abitanti: 5,5 milioni - Cristiani ortodossi: 129mila)
A dicembre è morto il dittatore Niyazov, autore del Ruhnama, testo “sacro” esposto in tutte le moschee e insegnato a scuola. Ma non ci sono stati miglioramenti e lo Stato pretende il completo controllo su tutte le religioni. I cristiani sono colpiti con multe, carcere, espulsioni, alla comunità cattolica armena è negato il riconoscimento e possono celebrare messa solo in territorio diplomatico. Pesanti gli interventi sugli islamici, con il mufti capo condannato a 22 anni di carcere e lo Stato che vuole scegliere i predicatori delle moschee e limita i visti per partecipare all’haji.
 
UZBEKISTAN.
(Abitanti: 26 milioni - Cristiani ortodossi 195mila)
Lo Stato vuole un pieno controllo su tutte le religioni e le loro attività, anche gli islamici e opera una sistematica persecuzione contro cristiani e altre minoranze religiose, puniti con multe e gravi condanne anche se si incontrano in casa per pregare. Chi è in carcere subisce violenze fisiche e mentali affinché abiuri. La polizia segreta istiga i funzionari amministrativi locali a vere campagne di intolleranza contro i cristiani. Colpiti anche i gruppi e i predicatori islamici che vogliano essere autonomi.
 
Asia dell’Est
 
CINA
(Abitanti:: 1,3 miliardi - Cattolici: 12-15 milioni; protestanti: 35-50 milioni; ortodossi: 13 mila)
Due vescovi non ufficiali dell’Hebei sono scomparsi nelle mani della polizia: mons. Han Dingxian, 67 anni, scomparso da un anno; mons. Giacomo Su Zhimin, 74 anni, da più di 10 anni. Decine di vescovi sono in isolamento o sotto controllo, come anche i sacerdoti. Alcuni preti scontano la pena ai lavori forzati.
Distruzione di chiese, arresti, battiture, condanne sono subiti anche da molti gruppi protestanti. Il piccolo gruppo ortodosso non è riconosciuto come religione ufficiale.
Una persecuzione molto pesante – con condanne a morte e rischio di genocidio – è vissuta da uighuri del Xinjiang e dai buddisti tibetani.
 
COREA DEL NORD
(Abitanti: 22.776.000 - Cristiani: 159.432)
La situazione della libertà religiosa è drammatica. Dalla fine della guerra civile (1953), l’unica fede ammessa è il culto del Presidente eterno Kim Il-sung e del Caro Leader Kim Jong-il. Si stimano in oltre 300mila i cristiani “scomparsi” durante i primi anni del regime comunista, mentre quasi 80mila buddisti sono stati costretti a fuggire nel Sud. I fedeli di ogni religione, se colti in preghiera, vengono condannati al lager. Ad oggi non vi sono spiragli di nessun genere per la libertà religiosa, se si esclude l’ortodossia russa “beneficiata” dalle pressioni di Mosca su Pyongyang.
 
Asia Sud Est
 
FILIPPINE
(Abitanti: 84.538.000 - Cristiani: 75.830.586)
Il Paese, a maggioranza cattolica, è teatro di una guerriglia indipendentista musulmana che dura da oltre 30 anni. Nel sud, dove si verificano con più frequenza gli scontri, si sono verificati diversi attacchi ai cristiani locali da parte di milizie islamiche. Tuttavia, spiegano gli esperti, si tratta per lo più di guerriglieri infiltrati dall’estero, che cercano di mantenere aspro lo scontro con il governo.
 
INDONESIA
(Abitanti: 234.693.997 - Cristiani: 22.530.623)
Terrorismo ed estremismo islamico, innestati su locali conflitti politici e interessi personalistici, rappresentano un reale ostacolo per la garanzia della libertà religiosa nel Paese musulmano più popoloso del mondo. Numerosi attentati sono avvenuti in festività religiose e contro obiettivi sacri. Nel 2006 sono stati condannati a morte, dopo un processo sommario, 3 cattolici in merito a scontri interreligiosi per cui nessun musulmano ha ricevuto pena così alta. Nel 2005 un gruppo di terroristi decapita 3 ragazze cristiane a Poso. Costruire un luogo di culto per le religioni di minoranze richiede anni di attesa per i permessi e le chiese domestiche vengono chiuse con la forza dagli estremisti. Solo dal 2004 si registrano 70 casi.
 
LAOS
(Abitanti: 6.068.117  - Cristiani: circa 100.000)
Alla conquista del potere da parte dei comunisti, nel 1975, il governo dichiarò di voler eliminare il cristianesimo, in quanto “religione straniera imperialista”, furono espulsi tutti i missionari e ancora non è  possibile entrare e operare per nessun istituto religioso internazionale con membri stranieri. Negli ultimi anni varie decine di cristiani protestanti sono stati arrestati, due ancora nell’agosto dell’anno scorso. Anche la Chiesa cattolica subisce pesanti controlli.
 
MALAYSIA
(Abitanti: 24.821.286 - Cristiani: 2.060.166)
Da anni il governo promuove un’islamizzazione volta a favorire l’etnia maggioritaria dei malay. La libertà religiosa delle minoranze, ma anche dei musulmani, è fortemente limitata dall’ambiguità del sistema giuridico che verte su due legislazioni: quella costituzionale, che garantisce la libertà di religione e la legge islamica, che invece proibisce la conversione dall’islam. Gli “apostati” vengono puniti con la "riabilitazione" forzata, con il carcere e multe salate.
 
MYANMAR
(Abitanti: 47.373.958 - Cristiani: 2.321.323)
La violazione della libertà religiosa è sistematica e legata alla persecuzione delle minoranze etniche. Colpisce indistintamente cristiani, musulmani e in alcuni casi anche i buddisti. La giunta militare usa il buddismo per mera propaganda imbavagliando la libertà d’espressione della comunità. Non sono ammessi missionari stranieri che risiedano stabilmente nel Paese. Il governo limita l’evangelizzazione, la costruzione e la manutenzione di chiese.
 
TAILANDIA.
(Abitanti: 62 milioni – Cristiani: 440mila, musulmani 2.850.000)
C’è una generale tolleranza verso tutte le religioni, ma un acceso conflitto nel meridione, zona a maggioranza islamica in un Paese buddista. Gli estremisti musulmani vogliono la secessione e ci sono continui attentanti e uccisioni da entrambe le parti, con più di 2.200 morti e oltre 3mila feriti dal 2003. Molto colpite le scuole statali, dove gli insegnanti buddisti vanno con la scorta dell’esercito. Ad aprile una bomba è esplosa davanti a una moschea.
 
VIETNAM
(Abitanti: 82.689.518 – Cattolici: 6.180.000)
Fortemente perseguitati fin dal 1975, i cristiani, minoranza forte di oltre sei milioni di persone, hanno potuto resistere, malgrado arresti e deportazioni. Nel 2006, il desiderio del governo di entrare nel Wto ha favorito qualche concessione, ma ottenuto l’ingresso nell’Organizzazione, sembra ci sia qualche passo indietro, con nuovi episodi di vessazioni ed arresti, specialmente tra i montagnard. Perseguitati sono anche gli aderenti alla Chiesa unificata buddista del Vietnam.
 
 
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