19/01/2017, 11.31
INDONESIA
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Libertà religiosa e lotta all’estremismo: la promessa di Widodo ai leader protestanti

di Mathias Hariyadi

Il presidente indonesiano ha incontrato i vertici del Sinodo delle Chiese protestanti (Pgi). Al centro dei colloqui i “crescenti fenomeni” di intolleranza e violenza che mettono in pericolo “tolleranza, pace e unità”. Widodo assicura che lo Stato non è “inerte e passivo”, come avvenuto in passato, di fronte ai gruppi radicali. 

 

Jakarta (AsiaNews) - Il governo e le massime istituzioni in Indonesia non resteranno inerti e passive, come avvenuto in passato,  di fronte ad attacchi, violenze o proclami da parte di gruppi estremisti (islamici) che mirano a fomentare divisioni e scontri fra le varie anime del Paese. È quanto ha sottolineato il presidente Joko “Jokowi” Widodo, durante un incontro ufficiale a Palazzo con i vertici del Sinodo indonesiano delle Chiese protestanti (Pgi). Un faccia a faccia a porte chiuse, organizzato per discutere dei “crescenti fenomeni” che mettono in pericolo “lo spirito di tolleranza, pace e unità nella diversità” [Bhinneka Tunggal Ika, in lingua locale]. 

All’incontro di ieri con Widodo hanno partecipato il presidente del Pgi, il reverendo Henrietta Lebang, insieme al segretario generale rev. Gomar Gultom e al pastore Albertus Patty. Al termine la delegazione cristiana ha espresso soddisfazione per l’attenzione mostrata dal capo di Stato al problema, acuito nell’ultimo periodo da alcuni episodi controversi.

Fra i molti esempi del recente periodo la vicenda che ha coinvolto il governatore di Jakarta Basuki Tjahaja Purnama detto “Ahok”, finito a processo per un presunto caso di blasfemia. E ancora, l’attacco contro un funzionario locale di Bantul, costretto al trasferimento perché finito nel mirino dell’ala estremista islamica a causa della sua fede cattolica in un’area a maggioranza musulmana. E, nei giorni scorsi, la protesta organizzata dai nativi Dayak di West Kalimantan, che hanno impedito lo sbarco e la conferenza di un leader islamico radicale (vicino al Mui). 

Il presidente, spiega il rev. Lebang ad AsiaNews, ha confermato che lo Stato non è “silente” di fronte all’escalation che sta avvenendo, come in passato quando “precedenti amministrazioni non hanno fatto nulla” per arginare il fenomeno. Widodo ha anche spiegato che l’ideologia radicale di alcuni gruppi, fra i quali vi è anche il famigerato Fronte di difesa islamico (Fpi) “è stato favorito da alcuni partiti politici” che hanno voluto cavalcare la frangia fondamentalista per mero tornaconto elettorale.  

“Qualsiasi organizzazione di massa - ha quindi proseguito il capo di Stato - che promuove l’intolleranza nella società sarà perseguita secondo la legge”. Non dovete pensare che lo Stato sia “silenzioso o, ancor peggio, spaventato” da questi elementi che fomentano divisioni e violenze. 

La scorsa settimana le forze dell’ordine di Bandung hanno convocato Rizieq Shihab, leader del Fpi, per notificargli l’iscrizione nel registro degli indagati per una vicenda risalente allo scorso anno. In alcun interventi pubblici egli avrebbe insultato il Pancasila, i principi fondatori dello Stato indonesiano, e attaccato direttamente la comunità cristiana locale. Una vicenda di blasfemia “al contrario”, in cui - caso raro - è un leader islamico radicale a essere imputato per offese alla religione cristiana e ai suoi fedeli. Il leader islamico è da mesi in prima fila nel criticare e accusare il governatore cristiano di Jakarta, denunciato per blasfemia dell’islam. Insieme al Fpi egli ha organizzato diverse manifestazioni di massa per chiedere la condanna del politico. 

“Apprezzo gli sforzi mostrati dal presidente indonesiano - conclude il reverendo Henrietta Lebang - a favore di tutta la popolazione, e non solo in tema di diritti: crescita economica, nonostante la recessione mondiale, i progetti infrastrutturali, l’efficienza nella spesa pubblica, tagliando la cosiddetta ‘economia rossa’ che aveva fatto piombare l’Indonesia nella recessione”. 

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