05/12/2004, 00.00
Stati Uniti - Vaticano
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Libertà religiosa minacciata da "falsa tolleranza" e fondamentalismo

Conferenza internazionale su "Libertà Religiosa: pietra angolare della dignità umana". Il rappresentante vaticano mons. Giovanni Lajolo spiega che le sfide più acute alla libertà non vengono solo dal terrorismo.

Roma (AsiaNews) – In un mondo segnato da secolarismo e fondamentalismo, garantire la libertà religiosa è il modo migliore per edificare la società e il bene comune, curando le degenerazioni dittatoriali degli stati e le tentazioni violente delle religioni. Sono queste alcune considerazioni in cui si sono trovati d'accordo tutti i partecipanti alla Conferenza internazionale svoltasi presso l'università Gregoriana lo scorso 3 dicembre dal tema "Libertà religiosa: pietra angolare della dignità umana". Organizzata dall'Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede, la Conferenza voleva celebrare i 20 anni dallo stabilimento delle piene relazioni diplomatiche fra Washington e il Vaticano.

Introducendo la conferenza, l'ambasciatore americano Jim Nicholson ha fatto notare la sintonia che sul tema della libertà religiosa esiste fra  Stati Uniti e Santa Sede nel considerare la libertà religiosa "fra le libertà fondamentali" (George W. Bush), come "la base di tutte le altre libertà" (Giovanni Paolo II).

Per gli Stati Uniti promuovere la libertà religiosa è divenuto anche un criterio per sanzioni economiche contro gli stati che la violano, o per difendere le vittime di persecuzione e di discriminazione. John Hanford,  responsabile al Dipartimento di Stato per il settore sulla libertà religiosa, ha spiegato il modo in cui viene compilato ogni anno un Rapporto Annuale sul tema, registrando paese per paese le violenze e lavorando poi perché le situazioni dei credenti migliorino in luoghi come la Russia, la Cina, l'Arabia Saudita, il Sudan, Cuba.

Da parte sua, il giovane docente Paolo Carozza, della Notre Dame Law School, ha mostrato come è importante per la comunità internazionale "non escludere o ignorare" l'elemento religioso per renderlo invece un elemento "costruttivo" nella società, un "requisito essenziale per il dialogo fra le religioni" e un "appello alla ragione per un fine condiviso".

Ma l'esposizione più completa sull'argomento l'ha data mons. Giovanni Lajolo, Segretario vaticano per le relazioni con gli Stati. Nel suo intervento ha mostrato con ampiezza l'impegno della Santa Sede per assicurare il diritto alla libertà religiosa nei diversi stati. Un impegno "non esente da difficoltà" proprio perché il riferimento alla libertà religiosa è un tema che crea "opposte visioni e interpretazioni". Citando il Rapporto Annuale dell'organizzazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, mons. Lajolo ha detto che "purtroppo" il tema della libertà religiosa e delle sue violazioni "è molto attuale". Egli ha anche affermato che non vi è stato in cui si possa dire "realizzata" una piena libertà religiosa perfino in paesi dove vi è "sufficiente libertà".

Ma le sfide più acute e più attuali alla libertà religiose sono state elencate in questo modo:

a) difendere la dimensione pubblica della libertà religiosa. In un mondo multiconfessionale – e sembra che mons. Lajolo parli delle società occidentali - lo stato deve esprimere "una sana laicità", cooperando con le realtà religiose, senza emarginarle e disprezzarle;

b) affermare la dimensione istituzionale della libertà religiosa; sostenere cioè il diritto di ogni confessione di organizzarsi liberamente, secondo i propri principi. Naturalmente questo non esonera le religioni dal rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e del rispetto dell'ordine pubblico. Va detto che in Cina, Vietnam – ma anche in Francia – le religioni sono controllate con la scusa di salvaguardare l'ordine pubblico e la salute della persona;

c) la libertà religiosa viene prima della registrazione ufficiale; in molti paesi (Russia, Cina, Vietnam, Cuba, Asia centrale, Medio oriente,….), le comunità hanno diritto ad aprire luoghi di culto solo se vengono prima registrate ai rispettivi Uffici affari religiosi. Questo controllo previo è irrispettoso del principio per cui la libertà religiosa è un diritto innato alla persona;

d) salvaguardare la libertà di cambiare la propria religione: in molti paesi, soprattutto indù e islamici, la conversione a un'altra religione è proibita o – anche se permessa dallo stato – violentemente perseguita dalle religioni di maggioranza. Ex musulmani dell'Iran, tribali indiani, ex animisti dell'Africa rischiano spesso la morte da parte delle loro famiglie o dei gruppi religiosi fondamentalisti, contrari alla loro conversione. Mons. Lajolo ha chiesto che questa libertà non sia solo difesa sulla carta, ma "protetta in modo efficiente nelle relazioni sociali";

e) infine mons. Lajolo ha messo in guardia da un concetto molto presente in Europa secondo cui la libertà religiosa coincide con la "tolleranza". Richiamando una Dichiarazione dell'Unesco del 1995, egli ha ricordato che tolleranza non significa "la rinuncia o l'indebolimento dei propri principi", ma piuttosto "la libertà di aderire alle proprie convinzioni accettando che gli altri possano fare altrettanto". In diversi paesi è diffusa la mentalità per cui chi è convinto delle sue idee "è considerato intollerante"; spesso perfino la missione e l'evangelizzazione è vista come "intollerante" per li solo fatto di testimoniare la propria fede.

Nella sua relazione mons. Lajolo ha anche ricordato lo sforzo della Santa Sede ad equiparare antisemitismo, islamofobia e cristianofobia. Dopo l'11 settembre 2001, il mondo islamico ha gridato contro il tentativo di bollare tutto l'Islam come terrorista; il mondo ebraico da molto tempo lavora contro l'antisemitismo, ma troppo pochi parlano della cristianofobia. Essa, ha detto mons. Lajolo, è un "effetto collaterale" della "pur necessaria guerra al terrorismo", in cui elementi della civiltà occidentale o politiche di paesi occidentali sono attribuiti al cristianesimo tout court, senza separazione o distinzione.

Fra gli altri ospiti invitati, hanno offerto la loro esperienza alcune personalità impegnate nella difesa della libertà religiosa attraverso fondazioni e organizzazioni non governative:gli imprenditori Frank Hanna III e Deal Hudson; Attilio Tamburrini, di "Aiuto alla Chiesa che Soffre" Italia e Joseph Grieboski, dell'Institute on Religion and Public Policy. P. David M. Jaeger, francescano di Terra Santa, p. Bernardo Cervellera di AsiaNews, p. Daniel Madigan sj hanno rispettivamente focalizzato l'attenzione sui problemi della libertà religiosa in Israele, Cina, Nigeria.

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