08/01/2004, 00.00
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L'ira di Pechino contro la Commissione Americana per la libertà religiosa

Hong Kong (AsiaNews/agenzie) –  La Commissione USA sulla Libertà religiosa nel mondo ha concluso ieri la sua visita a Hong Kong. Dal 2 al 7 gennaio essa ha potuto incontrare capi religiosi e attivisti per i diritti umani, raccogliendo informazioni sulla libertà religiosa in Cina e ad Hong Kong. La portavoce della Commissione ha detto che gli incontri erano "di basso profilo, normali scambi di informazioni", ma il viaggio è stato aspramente contestato dal governo di Pechino.

Mons. Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong è uno dei vari capi religiosi incontrati dalla commissione. Egli ha detto che la visita "senz'altro non rende Pechino felice" e che lui personalmente non ha mai rifiutato nessuno che volesse parlare della situazione della Chiesa in Cina. E ha aggiunto che non era per nulla preoccupato che l'incontro [con la commissione] non avrebbe danneggiato i rapporti fra Chiesa di Cina e chiesa di Hong Kong.

Egli ha comunque mostrato scetticismo sul valore e sull'efficacia del viaggio, dicendo che Stati Uniti e nazioni occidentali sono più interessate nello sviluppare commercio con la Cina, che migliorare il rispetto per la libertà religiosa. Il vescovo ha precisato: "Essi gridano e fanno rumore qualche volta, ma dopo ciò tornano a commerciare come prima. Non ci sarà mai progresso fino a che tutte le nazioni occidentali rinunciano a commerciare con loro [le nazioni con poco rispetto della libertà religiosa]".

Altre personalità impegnate nei diritti religiosi, incontrandosi con la commissione hanno espresso preoccupazione sull'impatto negativo che il National Security Bill potrà avere sulla libertà religiosa di Hong Kong. Il National Security Bill – attualmente bloccato nell'attuazione, dopo una grande manifestazione popolare tenutasi il 1 luglio 2003 – avrebbe messo fuorilegge gruppi religiosi e attivisti in rapporto con gruppi analoghi che in Cina sono considerati fuorilegge. La legge avrebbe anche favorito il potere della polizia a condurre inchieste, perquisizioni e retate su istituzioni religiosi e attivisti senza un permesso previo dei giudici.

Una personalità cattolica, che ha voluto rimanere anonima, e che si è incontrata con la commissione, ha detto che questa visita non peggiorerà le relazioni fra la Cina e la chiesa di Hong Kong perché la diocesi "è già punita dalla Cina". E ha fatto notare che il sito internet della diocesi è oscurato in Cina fin dal luglio scorso, quando 500 mila persone di Hong Kong hanno dimostrato contro il National Security Bill e per la piena democrazia.

Il viaggio della commissione ad Hong Kong in origine includeva anche un viaggio in Cina. Esso è stato rimandato due volte, in luglio e in dicembre perché il governo di Pechino esigeva che la commissione non incontrasse nessuno ad Hong Kong.

La richiesta di Pechino è divenuta ancora più pressante quando il 18 dicembre il Dipartimento di Stato americano ha pubblicato il suo rapporto annuale, definendo la Cina "un paese di speciale preoccupazione". Il rapporto mette il governo cinese fra i regimi totalitari che perseguitano o mettono stretti controlli sulle comunità religiose, considerate una minaccia contro l'ideologia dominante. Pechino ha risposto con violenza domandando agli Stati Uniti di non "interferire negli affari interni del paese" (MS)

 

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