26/07/2007, 00.00
CINA - VATICANO
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Liu Bainian si rimangia l’invito al Papa, e il governo parla di “tempi che cambiano”

Celebrando i 50 anni dell’Ap, il vicepremier cinese loda l’Associazione per aver garantito l’indipendenza della Chiesa cinese, auspicando che continui il suo lavoro “in uno spirito che cambia con i tempi”.
Pechino (AsiaNews) – Frettolosa marcia indietro del vicepresidente dell’Associazione patriottica (Ap) Liu Bainian sulla sua “speranza” di vedere il Papa a Pechino, mentre suscita interrogativi un’affermazione del vicepremier Hui Liangyu sull’adeguamento dell’Ap ai “tempi che cambiano”.
 
L’”Assemblea cattolica” che ieri ha celebrato a Pechino i 50 anni dell’Associazione patriottica – che dipende dall'Ufficio affari religiosi della Repubblica popolare - è stata occasione per tornare a parlare dei rapporti tra la Cina e Santa Sede. Liu Bainian, il laico vicepresidente dell’Ap – condannata senza attenuanti dalla Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi – ha usato il governativo China Daily per fare marcia indietro rispetto alla “speranza” che egli stesso aveva espresso in un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano italiano Repubblica. “Ciò che volevo significare – ha dichiarato – era che io speravo che il Papa possa visitare la Cina e celebrare messa, ma solo dopo la normalizzazione dei rapporti diplomatici”.
 
Il quotidiano attribuisce quindi a Liu le tradizionali critiche contro il Vaticano, per i rapporti diplomatici con Taiwan e le “interferenze negli affari interni cinesi”, cioè le nomine dei vescovi.
 
Alla “Assemblea”, secondo il China Daily, erano presenti oltre 200 persone, tra esponenti cattolici e di altre religioni e funzionari governativi. Tra loro, secondo l’agenzia nazionale Xinhua, 40 vescovi e una ventina di sacerdoti. Nei giorni scorsi, fonti cattoliche di AsiaNews avevano parlato di 5mila inviti.
 
Intervenendo all’”Assemblea”, il vicepremier cinese, riferisce l’agenzia, nel suo saluto ha detto: “il nuovo secolo, con i suoi nuovi compiti nel nuovo scenario, pone nuove domande all’Associazione patriottica cattolica cinese. C’è speranza che l’Associazione manterrà l’eccellente tradizione di essere patriottica e di amare la Chiesa, ricordando la sua santa missione e rafforzando il suo lavoro in uno spirito che cambia con i tempi”. La frase, se da un lato sembra non mettere in discussione l’esistenza dell’Ap – come vorrebbe il Vaticano - dall’altra appare abbastanza oscura da permettere opposte interpretazioni sull’atteggiamento del governo cinese nei confronti della Lettera del Papa. In proposito, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, 16 luglio aveva rilevato la mancanza di reazioni governative, ipotizzando “un momento di riflessione e ripensamento”.
Nel corso dell’”Assemblea” Hui ha poi dato all’Ap il merito di aver compiuto passi importanti per una Chiesa indipendente, l’ha esortata a conservare “i principi di indipendenza, autonomia ed auto-amministrazione” ed a servire come ponte per guidare i cattolici a costruire una nazione socialista.
 
Liu, intervenendo nella medesima sede, ha rivendicato la crescita del cattolicesimo avvenuta nei 50 anni di esistenza dell’Associazione. Ha però lamentato la mancanza di clero ed in particolare il fatto che 42 diocesi non hanno vescovo. Accenno, quest’ultimo, potenzialmente minaccioso, visto che è proprio Liu il responsabile delle ordinazioni episcopali illecite, che la Santa Sede contesta. (FP)
 
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