19/01/2015, 00.00
SRI LANKA
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Lo Sri Lanka ringrazia papa Francesco, ma la politica "nasconde" il viaggio

I media nazionali hanno seguito le tappe fondamentali della visita papale, ma il cambio di leadership ha conquistato prime pagine ed editoriali. Resta "l'effetto Francesco": ora tutti puntano sulla riconciliazione "unico motore per rilanciare lo sviluppo del Paese".

Colombo (AsiaNews/Agenzie) - La recente visita di papa Francesco in Sri Lanka è stato un momento importante per il Paese asiatico. I diversi quotidiani e media nazionali hanno seguito le tappe fondamentali - la canonizzazione di Giuseppe Vaz e la visita al santuario mariano di Madhu - con precisione e ampia documentazione fotografica. Tuttavia, a fare la parte del leone è stato il recente cambio di leadership, avvenuto con le elezioni presidenziali dell'8 gennaio scorso e con la vittoria di Maithripala Sirisena su Mahinda Rajapaksa.

In più occasioni durante la sua permanenza nell'ex Ceylon, Francesco ha ribadito la necessità - per il popolo srilankese - di giungere a una vera riconciliazione. Quella che aiuta a "superare le divisioni religiose nel servizio della pace", come ha mostrato con il suo esempio missionario san Giuseppe Vaz. Ma, soprattutto, una riconciliazione nazionale necessaria a superare in modo definitivo "il lungo conflitto che ha lacerato il cuore dello Sri Lanka".

In molti editoriali si è sottolineato questa posizione del papa. Usandola, però, come aggancio per parlare ancora del nuovo presidente e del nuovo governo appena passato. È il caso, per esempio, di un articolo apparso su The Island, quotidiano in lingua inglese, nel quale si scherza sulla "sfortuna" portata da papa Francesco all'ex presidente Mahinda Rajapaksa: "La terza visita di un papa in Sri Lanka è certamente importante per i cattolici di qui, ed è anche un evento di importanza storica nelle relazioni tra Sri Lanka e Santa Sede. Oltra alla sua importanza storica e religiosa, questa visita papale ha anche sottolineato una notevole lezione politica per i futuri leader nazionali dello Sri Lanka".

L'editoriale gioca sul fatto che - come accaduto in occasione delle visite di Paolo VI (1970) e Giovanni Paolo II (1995) - i leader che di volta in volta invitavano il pontefice a recarsi nel Paese, non erano poi gli stessi che lo avrebbero accolto. Tuttavia, l'autore conclude dicendo che "se i poteri spirituali del Santo Padre fossero in qualche modo responsabili o no, è certamente una buona lezione per i politici, per [imparare] a non usare i leader religiosi e la fede delle persone per fare propaganda".

 

 

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