04/04/2007, 00.00
CINA
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Lo sviluppo industriale fa “impazzire” il clima cinese

Aumento incontrollato di fabbriche inquinanti, deforestazione, prosciugamento dei fiumi hanno alterato l’ambiente, con gravi conseguenze anche sul clima. Shanghai affronta un grave inquinamento dell’aria e la peggiore tempesta di sabbia da anni, mentre altrove la siccità colpisce milioni di persone. E’ grave il danno economico.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – A Shanghai l’inquinamento dell’aria, causato dallo sviluppo industriale e dalle tempeste di sabbia, può presto diventare peggiore di Pechino. Intanto a Chongqing la siccità lascia milioni di persone senza acqua potabile. Lo sviluppo industriale senza controllo ha dilaniato l’ambiente cinese e ora il clima cambia in modo rapido e imprevisto.

Il 2 aprile Shanghai ha avuto il peggior inquinamento dell’aria della sua storia, anche per una tempesta di sabbia. Si sono avuti 0,623 milligrammi di polveri in un metro cubo d’aria, 7 volte la media annuale. Le autorità hanno detto a bambini, vecchi e malati di stare in casa ed evitare sforzi. I venti il 30 marzo hanno sollevato mari di sabbia dai deserti dell’occidentale Mongolia: nel solo fine settimane ne hanno scaricata 14 mila tonnellate su Shenyang (Liaoning). Gli ostacoli naturali, come foreste e corsi d’acqua, sono in gran parte scomparsi per favorire lo sviluppo economico.

Ma a Shanghai l’inquinamento dell’aria dipende anzitutto dalle emissioni delle molte fabbriche nel delta del fiume Yangtze. Le scarse piogge hanno favorito la concentrazione di polveri nell’aria. Chen Jianmin, esperto dell’università Fudan, commenta al quotidiano South China Morning Post che “l’ordinaria densità [della polvere nell’aria] è molto alta” e “in 2 o 3 anni è probabile che diventi peggiore di Pechino”, anche senza le tempeste di sabbia.

In pochi decenni la Cina ha visto drastici mutamenti ambientali: dighe idroelettriche che tolgono acqua ai fiumi, intere foreste abbattute, moltiplicazione delle industrie che inquinano l’aria e l’acqua. Nell’Hunan il lago Dongting è circondato da centinaia di cartiere, che ne usano l’acqua e ci scaricano rifiuti inquinanti. Nel 1950 il lago era esteso 4.350 kmq, mentre ora è di 2.625 kmq. Jiang Jiahu, ricercatore dell’Accademia cinese delle scienze, osserva che per la grave deforestazione lungo il corso superiore dello Yiangtze ogni anno nel lago sono scaricati 100 milioni di tonnellate di sabbia e fango in più, che hanno trasformato 1.700 kmq di lago in terra. Dal 1996 Pechino vuole chiudere gli impianti più inquinanti e il 2 aprile sono arrivati 20 ispettori dell’Ufficio per la protezione ambientale dell’Hunan per chiudere 146 cartiere.

Ma Wu Fucheng, professore dell’università Normale dell’Hunan, osserva che “la chiusura forzata serve a poco, se si lasciano i macchinari intatti”. Intanto nell’11° Piano quinquennale il governo dell’Hunan prevede di aumentare di 3 volte l’attuale produzione dell’industria cartiera.

Il mutamento del clima causa anche la diminuzione delle precipitazioni, che negli ultimi mesi nella municipalità di Chongqing sono state inferiori del 30% sulla media. Nella città, già colpita dalla siccità la scorsa estate con temperature fino a 43 gradi, almeno 1,61 milioni di persone mancano di acqua potabile, con perdite economiche stimate in un miliardo di yuan. Ora l’Ufficio statale per il controllo dell’irrigazione e l’aiuto contro la siccità ha ordinato l’apertura di tutte le chiuse degli impianti idroelettrici nel corso superiore del fiume Jialing, che hanno contribuito a diminuirne la portata d’acqua. (PB)

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