16/10/2007, 00.00
INDIA
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Lo sviluppo non ferma la fame: quasi 400 milioni di indiani sono malnutriti

di Nirmala Carvalho
Secondo i dati dell’Istituto di ricerca per la fame nel mondo, oltre il 40 % dei bambini con problemi di nutrizione vive in India. A questi vanno aggiunti i poveri e le donne, categorie socialmente svantaggiate, che difficilmente riescono a nutrirsi in maniera sufficiente. In totale, quasi 400 milioni di persone. Sacerdoti ed attivisti puntano il dito contro corruzione e malgoverno.
New Delhi (AsiaNews) – Sviluppo industriale, riforme fiscali ed intraprendenza del mondo commerciale non bastano a sconfiggere la mancanza di cibo: l’India ha il secondo tasso di crescita economica al mondo, ma è al 94mo posto nella classifica dei Paesi che sono riusciti a combattere la fame della propria popolazione. Persino Cina e Pakistan, al 47mo ed all’88mo posto, si comportano meglio nei confronti dei problemi alimentari dei propri abitanti.
 
Lo denuncia un recente rapporto dell’Istituto di ricerca per la fame nel mondo, che punta il dito contro lo squilibrio economico del Paese e la radicata malnutrizione infantile. Secondo i dati presentati dall’Istituto, infatti, oltre il 40 % dei bambini con problemi di nutrizione vive in India. A questi vanno aggiunti i poveri e le donne, categorie socialmente svantaggiate, che difficilmente riescono a nutrirsi in maniera sufficiente. In totale, quasi 400 milioni di persone.
 
Secondo p. Nithiya Sagayam, segretario della Commissione episcopale Giustizia, pace e sviluppo, i dati “non rappresentano una novità, ma una triste conferma. La crescente economia ed industrializzazione del nostro Paese, infatti, hanno soppiantato l’agricoltura, che dava una speranza di sviluppo anche alle vaste aree rurali dell’India: ora le città mangiano, mentre i villaggi agricoli soffrono la fame”. Per p. Sagayam, inoltre, pesa tantissimo la corruzione “endemica nel sistema governativo: qualunque programma possa essere lanciato dal governo, esso fallisce. Questo si spiega con i corrotti funzionari statali, che rubano i fondi e gestiscono la destinazione dei beni agricoli a parenti ed amici. I poveri non vengono rappresentati, o difesi, da nessuno”.
 
Lenin Raghuvanshi, direttore della Commissione indiana per i diritti umani, spiega ad AsiaNews: “Le politiche del governo sembrano essere contrarie ai poveri: esiste uno schema che regola il welfare pubblico, ma è dominato dalle caste e dalla corruzione. Questo non permette lo sviluppo della società, ma soltanto di alcuni suoi strati”. L’India, continua l’attivista, “è una pseudo-democrazia, dove i progetti vengono annunciati ma mai messi in pratica. Le Zone economiche speciali, le politiche agricole, i sistemi di approvvigionamento pubblico, stanno distruggendo la vita delle persone comuni. La condizione delle masse è tragica: in questa situazione, il governo indiano deve intervenire con forza”.
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